III - La Tessitrice di Storie

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Lo sguardo mi cadde sulla strano pendente che Nappone portava al collo: una piramide brunita, legata con uno spago grezzo. Originale, senza dubbio. Riportai gli occhi sul suo volto e lo osservai, domandandomi come mai rimanesse fermo lì, a fissarmi a sua volta. «Tutto bene?» chiesi.

Lui annuì. «Sì, è solo che...» Lanciò un'occhiata al locandiere, come in cerca di un suggerimento, e lui gli fece un cenno con il capo che non riuscii a comprendere. Il ragazzo riprese a guardarmi, con la medesima intensità di poco prima. «Mi chiedevo... se non desiderassi raccontare una storia.»

Inarcai le sopracciglia, confusa. «Una storia? Che tipo di storia?»

«Be', possiedi un flauto e un liuto, l'ho intravisto ieri sera. Questo, da dove vengo io, fa di te un cantore. O una... cantora, per meglio dire.»

Sentii le labbra distendersi spontaneamente in un sorriso. «Che occhio! Sì, racconto storie per vivere. Ma nel luogo da cui vengo io siamo conosciuti come bardi, o Tessitori di Storie

«Tessitori di Storie... Molto affascinante. Mentre tu ti chiami...?»

«Aleena. E tu sei Nappone, giusto?»

Lui lanciò un'occhiata al ricamo sul grembiule, come se dovesse ancora farci l'abitudine. «Esatto» ridacchiò, grattandosi il capo con fare impacciato. Poi però tornò serio e riprese a guardarmi. «Allora, Aleena... hai voglia di raccontare una storia?»

Fui tentata di rispondere che non ero solita raccontare storie di primo mattino, senza neanche la colazione a condire le mie parole. Qualcosa però mi fece titubare e tornai a fissare lo strano oggetto che Nappone aveva al collo. Mi attirava, in una maniera che non riuscivo a comprendere. Realizzai, però, che non potevo sottrarmi alla sua richiesta. Narrare era sempre stato il fulcro della mia esistenza e, in quel momento, l'essere una Tessitrice pareva l'unica certezza rimastami.

Così, prima di potervi ripensare risposi: «Va bene. Che storia vuoi che ti racconti?»

Il volto di Nappone si illuminò e lui prese posto al mio fianco sul caminetto, il vassoio ancora stretto tra le mani. «Quella che preferisci. Qualunque storia è la storia giusta, qui al Bivacco.»

Annuii appena e socchiusi gli occhi, in cerca di un racconto che sapesse stupire e incantare il mio ascoltatore. Con mio sconcerto, dalla mente emerse una storia che non avevo mai raccontato, accompagnata dal viscerale e istintivo bisogno di darle voce. Lo assecondai, conscia che non avrei potuto rifiutare quel dono neanche se avessi voluto.

«Molto lontano da qui, in un luogo di cui ormai si è persa la memoria, sorge una terra incantata circondata dal mare. Tra coloro che vivono da questa parte delle acque solo pochi hanno avuto il privilegio di vederla, eppure sono tante le leggende che la riguardano. Si narra che un tempo quell'isola si potesse raggiungere solcando i mari con ampie vele e che qualcosa, o qualcuno, un giorno abbia deciso di nasconderla, forse per proteggerne le meraviglie

Aprii gli occhi e li posai su Nappone, che mi osservava rapito. «La nostra storia però non parla di queste meraviglie bensì di una fanciulla che viveva su quell'isola: aveva i capelli dorati e un morbido viso, ed era la figlia di un capitano, la cui nave solcava i mari di costa in costa per svolgere i suoi importanti commerci. Il capitano Daven era conosciuto e rispettato in tutta l'isola e la giovane figlia era il suo più grande tesoro. La portava con sé nei suoi viaggi, facendola vivere in mezzo a grezzi ma gentili marinai e spassosi canti e racconti di mare. La fanciulla crebbe assorbendo l'aria e i suoni di quei viaggi e, molto presto, si scoprì in grado di Tessere entrambi in dolci melodie, che cantava alla ciurma la notte, prima di ritirarsi nella sua cabina...»

IL BIVACCO DEGLI SCRITTORI (SOSPESA)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora