Capitolo 14

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Come diamine hanno fatto ad entrare?

Una signora sulla cinquantina comanda il gruppo e tiene in mano un microfono targato "Rai 1"

Non ci posso credere, è successo tutto solamente ieri e stasera già sarò in televisione, per di più sulla Rai.

"È lei la ragazza?" chiede a mia madre indicandomi.

Non si indica maleducata.

"Possiamo intervistarla? Non ci metteremo molto"

"Sofi, solo se te la senti"

"Va bene... " dico incerta.

"OK allora siediti sul letto che cominciamo"

Quando la stanza si riempie di tutti i giornalisti, cameraman e microfonisti vari inizio a sentirmi sotto pressione. Non mi era mai capitato e capisco alla perfezione Niccolò ora.

"Come ti chiami?" inizia subito la signora avvicinando il microfono alla mia bocca.

"Sofia" rispondo.

"Quanti anni hai?"

"Quindici"

"Sofia ha solo quindici anni e ha appena vissuto un vero e proprio incubo"
Afferma guardando la telecamera.

Hanno le orecchie anche loro, penso.

"Partiamo da ieri pomeriggio, eri emozionatissima di vedere Ultimo non è vero?"

"Sì certo... lui... lui è il mio cantante preferito ed era la prima volta che lo incontravo dal vivo... cioè da vicino"
Dico cercando di non sembrare ridicola, ma il pensiero che ogni parola che dirò sarà sentita da tutta Italia mi incute ribrezzo e preoccupazione e non mi fa essere affatto tranquilla.

"E poi... cosa è successo invece?"

Lo sanno tutti cosa è successo perché lo devo spiegare?

"Poi... Quell'uomo mi ha fatto cadere a terra...ha sparato al piede di un signore e poi... ha preso Niccolò" dico riassumendo il più possibile lo svolgimento dei fatti.

Anche se non voglio, sono costretta a ricordare quel momento così brutto. I suoi occhi grigi che mi guardavano e le sue braccia che tenevano stretto Niccolò.

"Ecco... e dopo cosa è successo?"

Faccio un respiro profondo e continuo.

"Dopo l'altro uomo, un ragazzo, ha preso anche me e siamo stati portati dentro una macchina"

"Come ti sei sentita quando hai realizzato ciò che stava succedendo?"

"Pensavo fosse solo un brutto sogno e invece no..."

"E quando hai capito che era tutto vero?"

"Beh... lì... è come se uno tsunami si fosse alzato nella mia testa"

Dico soddisfatta della mia uscita.

"Dove siete stati portati?" dice a voce più bassa comprendendo la delicata situazione.

"In una specie di casale abbandonato e completamente vuoto"

"Questa parte non ci è mai stata raccontata dettagliatamente, potresti dirmi cosa è esattamente accaduto lì dentro?"

Non vedo l'ora che quest'intervista finisca, mi sento schiacciata e costretta a ricordare attimi che vorrei solo dimenticare.

"Io ero svenuta... perché quando sono salita in macchina ho sbattuto la testa allo sportello... Poi mi sono svegliata e mi sono ritrovata in quel posto" procedo con calma.

Si ama ciò che non si ha || UltimoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon