Uno, Steve Rogers e la ragazza misteriosa

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Afferrò la sua calda e fragile mano e, con gentilezza, gliela strinse gradevolmente senza farle alcun male. I loro sguardi si scrutavano a vicenda e i loro corpi danzavano a ritmo della lenta musica, messa appositamente da Peter. Due corpi che ondeggiavano al centro della stanza, con luci offuscate e con tutti gli occhi rivolti verso di loro. "Proprio come in un film" pensò Tony con gli occhi lucidi nell'osservarli, affianco, Peter nascose una buffa risata divertita.
«Sono davvero felice per Steve, quella è una ragazza dal cuor d'oro.»
«Signor Stark, come pensa continuerà questa storia? Alla fine Astrid è ancora in pericolo.»
«Frena, frena ragazzo! - Disse afferrando entrambe le sue spalle - al momento non ci pensiamo. Alla fine, questa è una festa per il compleanno del Capitano, per i suoi venticinque anni. Lasciamolo divertire, se lo merita. E te, non pensi che sia ora di ritornare da tua zia?»
Il giovane ragazzo scosse la testa e, con un sorriso a trentadue denti, gli rispose:
«Voglio godermi la felicità di Steve, è una cosa rara, è sempre così serio!»
«Hai ragione - Disse dandogli una leggera pacca sulla spalla - hai proprio ragione.»

«Ancora tanti auguri, Capitano. Ti volevo ringraziare... Per tutto. All'inizio avevo veramente paura, ma tu mi hai aiutata. Ti devo tutto, non sto scherzando.»
Steve, accostò il suo viso a quello di Astrid, sfiorando i loro due nasi, senza mai smettere di ballare. Il Capitano aveva il cuore a mille, era un'emozione che non aveva mai azzardato ad avere: bocca secca, nodo alla gola e la pazza voglia di baciare le sue morbide e sottili labbra. Dopo un breve silenzio d'imbarazzo, Steve decise che era l'ora di iniziare una nuova vita, affianco a lei.
«S-Senti...»
«Da quando balbetti
Rise Astrid, sfiorandosi le dita davanti alle labbra, senza distorgliere lo sguardo dai suoi piccoli occhi celesti.
«Anche i supereroi sono delle persone timide e insicure... La verità è che non sono ne anche sicuro di quel che sto facendo.»
«Dimmi Capitano... Ti sei innamorato di me, giusto?»
A Steve gli si fermò il cuore per un istante, non pensava ad una simile domanda da parte sua. Distolse lo sguardo dai suoi splendenti occhi smeraldi, diede un'occhiata a tutti i suoi compagni di squadra: Thor, Bruce Banner, Natasha Romanoff, Peter Parker, Scott Lang e, infine, Tony Stark. Tutti con un enorme sorriso, erano davvero fieri del loro Capitano.
«Astrid... Non sono molto bravo in queste occasioni... - Ritornò a fissarle i candidi occhi - grazie...»
Entrambi sorrisero e, pian piano, avvicinarono sempre più il loro viso fino a sentire il respiro dell'altro. Steve porse la mano sulla guancia calda e rossa della ragazza, voleva ammirarla e farla sua.
Eppure, prima che potesse darle un dolce bacio, una grossa nube nera comparse nella stanza offuscando la vista di tutti gli invitati, iniziando così a creare panico fra le persone. Steve cedette sul pavimento e, prima di svenire in un sonno profondo, durato per chissà quanto, strinse la mano di Astrid, intrecciando le dita con le sue.
«Ti amo...»
Sussurrò prima di chiudere gli occhi. Riusciva a sentire solo la lenta musica, voleva solo una normale giornata: senza combattimento, senza guerra e senza sangue. Voleva passare quella splendida giornata con Astrid, questo era il suo desiderio, espresso da delle stupide e imbarazzanti candeline della torta che avevano fatto i suoi amici per prenderlo in giro.

Capitolo Uno

Steve Rogers e la ragazza misteriosa.

«Stark, banda di ladri nella banca centrale di Strong, sei pronto?»
«Sono sempre pronto, capitano, e tu, ragazzo, mi raccomando non ingarbugliarti di nuovo nella tua stessa ragnatela, è imbarazzante!»
Steve, dopo una lunga corsa, raggiunse la banca, inquadrando i tre ladri: indossavano delle maschere di Iron Man, per celare il loro volto, assieme a dei giubbotti antiproiettile. Impugnarono dei fucili, che tenevano appese dalla spalla fino al fianco della schiena, e iniziarono a sparare nella sua direzione.
«Questi sono tuoi fan Stark, per niente originali.»
Disse nel mentre impugnò il suo amato scudo, difendendosi dai proiettili.
«Maschere del signor Stark?! Fantastiche! Le dovrei comprare anche io.»
Gattonò sulla tettoia dell'edificio opposto e, con agilità, riuscì ad avvolgere uno dei ladri con la ragnatela appendendolo a testa in giù dal soffitto della banca.
«Wow! Anche con questa distanza sono un vero maestro!»
«Sono solo dei ragazzini, non fateli male, che dite?»
Tony atterrò, con facilità, sulla strada. Il suo compito era quello di bloccare il traffico, per evitare incidenti con le persone innocenti, facendo fare altri giri alle macchine. Era anche a suo carico bloccare i giornalisti ficcanaso, che volevano a tutti i costi entrare per registrare e avere lo scoop più bello degli altri.
«Ragazzini con quelle armi? Allora sono dei ragazzini furbi.»
Steve riuscí a parare dei proiettili, facendo adeviare i colpi per evitare di colpire i ragazzini. Afferrò lo scudo per il lato e lo scagliò, in obliquo, verso il muro, così facendo, rimbalzò addosso al secondo ladro e, di seguito, anche all'altro. Successivamente, si conficcò dritto nel muro. Entrambi cedettero con la faccia per terra privi di senso.
«Ma sei un ottimo giocatore di frisbee!»
Urlò Peter, raggiungendo Steve all'interno dell'edificio. Il capitano ridette a quella battuta, in seguito, estrasse lo scudo dal muro, impungandoselo nella mano destra.
«Questo scudo, se ti arriva addosso, ti dà un bel colpo! È bello duro.»
Rispose battendo, con l'altra mano, le nocche sulla superficie dello scudo.
«Se avete finito di parlare, qui fuori è pieno di giornalisti e poliziotti, sono molto testardi!»
«Sarà meglio ritornare dagli altri, sicuramente avranno delle informazioni utili... Come mai ora tutte queste piccole bande?»
«Non lo so, non guardare me! I miei compagni di classe sono delle normali persone, nonostante la nostra età sia uguale a quella di quei ladri!»
«Ne riparleremo nella base - Disse Tony avvicinandosi a loro - ora qui è compito della polizia arrestarli.»
«Voi andate pure, devo prima andare a fare una cosa... Arrivo subito, aspettatemi per le novità!»

Si sedette sulla sponda del fiume, si trovava sotto ad un lungo ponte fatto integralmente di ferro, che divideva a metà la città, affianco a lui, vi era una cucciolata di cani mal nutriti: erano così magri che si potevano vedere le ossa.  Colse quei cuccioli qualche giorno fa, nel mentre era solito fare una corsetta di riscaldamento prima degli abituali esercizi.
«Leggero ritardo, ma non mi dimentico di voi. Oggi vi trasferirete nel mio appartamento, bisogna solo avere un po' di pazienza.»
Distribuí dei pezzi di pane e rimase a guardarli: c'era la madre assieme ai tre cuccioli, uno di questi cuccioli non aveva la zampa posteriore, gliel'aveva mangiato un gatto randagio quando era molto piccolo. Steve lo soccorse, prima di una probabile morte, anzi, aveva salvato la vita di tutti e quattro.
«Mi piacerebbe tanto iniziare una vita nuova, una vita privata. Come Tony e la sua compagna e Peter e la sua classe. Sono sulla soglia dei venticinque anni, cosa posso fare? Sto pure delirando, mi sto lasciando andare con dei cani!»
Decise che era ora di ritornare alla base degli Avengers: appoggiò i cuccioli all'interno di una piccola scatola e la nascose dietro a dei cespugli, per far sì di proteggerli. Accarezzò la madre e, infine, si incamminò per la strada. Non indossava i suoi vestiti di Capitan America, era lui, Steve Rogers, era se stesso, in quel momento, e si sentiva davvero felice quando si levava il costume.
Nel silenzio, Steve udí delle persone urlare e, non appena si volse, vide una ragazza pietrificata dalla paura avvolta da una pozza di sangue. Dai suoi occhi scendevano calde lacrime di sangue, che andavano a sbattere sul pavimento, creando delle macchie di sangue.
«S-Sto cercando gli Avengers... Tu sei Capitan America?»
Steve fece qualche passo indietro: attorno alla ragazza, vi erano dei cadaveri di persone con la stessa maschera dei ragazzi della banca, da Iron Man. Avevano la pelle bianca, secca e gli occhi strappati con brutalità. Il ragazzo sentí una forza stretta al cuore, era una strana sensazione quella che sentiva, diversa da tutte le altre.
«Deve aiutarmi, qualcuno mi vuole uccidere.»

Capitan America|| Red Thread #wattys19 Where stories live. Discover now