Capitolo 26

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-Mi sono sempre chiesto.- assunse un aria indecisa prima di guardare oltre la finestra bruciacchiata -Come ci si senta ad essere una sfigata come te.-

Le dita lunghe saettarono tra il legno sporco, i suoi occhi si posarono oltre la vista di Toledo. Era freddo, e qualunque cosa avesse detto il suo cervello l'aveva già rimossa. Come se fosse sottoposto ad una difettosa memoria a breve termine.

Quello che faceva se lo scordava dopo poco, o almeno sperava fosse così. Aveva commesso così tanti errori, così tante cose sbagliate, che ormai ne era indifferente. Non lo scalfivano, lui guardava avanti senza girarsi.

-Voglio dire,- continuò -continuare a vivere per la pietà della gente deve essere una cosa brutta.-

Le dita strinsero il legno, girò la testa verso la ragazza dai capelli rossi. I suoi occhi lucidi non lo lasciarono sorpreso, il suo labbro inferiore tremava. Ma agli occhi di Ashton sembrava un gesto che la rendeva ancora più ingenua.

Un fremito alla guancia gli fece girare la testa dall'altro lato, poteva sentire un leggero formicolio sulla pelle colpita. La mano di Lexi era ancora a mezz'aria, indecisa se colpire ancora.

Le labbra di Ashton si stiracchiarono in un pigro sorriso, si massaggiò la pelle lesa ridacchiando.

-Ci voleva uno stronzo che abusasse di te per farti tirare fuori le palle, eh?-

Espose, enfatizzando con un gesto della mano.

La guancia tornò a pizzicargli, la sua espressione mutò. I suoi occhi si scurirono e la sua bocca si schiuse.

Prese le guance di Lexi in una mano sola, stringendole la mascella. La ragazza gemette dal gesto improvviso.

-Ora basta.-

-Non sai di cosa stai parlando.- biascicò Lexi.

Spinse le mani contro il petto di Ashton per farlo allontanare, respirò qualche secondo, una lacrima le scivolò lungo la guancia fino ad accarezzarle il collo.

-Non so di cosa parlo?- chiese -E, per favore, smettila di piangere. Odio le persone che lo fanno.-

Lexi strinse le labbra cercando di non alzare le mani e schiaffeggiarlo ancora.

-Non parlare.- disse solo, girò sul posto prima di andare verso l'uscita.

-Se tu che non sai di cosa stai parlando. Anzi, di chi.-

La ragazza chiuse le mani in due pugni.

-Non mettere merda su Calum, lui non ti ha fatto niente.-

Urlò.

-Tutto quello che dico è solo la verità,- si avvicinò alla ragazza sorridendo -ma tu non sai neanche quella.-

-Smettila.-

-Ma io la so.- la interruppe.

Lexi appoggiò la testa contro lo stipite quasi inesistente della porta, d'un tratto era così stanca. In un secondo non voleva sapere più niente, voleva scordare il nome Calum come lo aveva imparato. In un secondo, voleva essere in un posto lontano.

Nessuna Toledo, nessun Calum. Niente.

-Il viaggio in bici, la festa, la notte a casa sua. Era tutto organizzato nei minimi dettagli.-

Lexi chiuse le palpebre.

-Ha detto lui a Cameron di venirti a dare fastidio quella sera, così avrebbe potuto difenderti.-

No, Lexi si alzò dal suo appoggio. Gli occhi bassi, ci credeva. Credeva nelle parole di Ashton e per un attimo si immedesimò in lui. Capiva cosa provava quando non pensava a niente quando parlava.

-Ti ha solo usata.-

Vuoto.

-Prima o poi ti getterà insieme ai suoi vecchi giocattoli.- fece un passo verso la finestra -Infondo sei stata sempre e solo questo, un gioco.-

Lexi voleva urlare, ma era come diventata muta. Non voleva sentire cosa diceva Ashton ma lo ascoltava con attenzione, contanti tutte le volte in cui Calum l'aveva presa in giro.

-E devo ammettere che avrei voluto giocarci anche io. Ma Calum era così, possessivo.-

-Come fai a saperlo?- sussurrò.

-Lui parlava di tutto con Cameron e Connor.- spiegò -E Cameron è uno che parla volentieri con me.-

Lexi incrociò le braccia la petto. Riuscì a dire solo una cosa, e lasciò le sue labbra gonfie con fatica.

-Sfigata.-

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-Dove cazzo è?-

Calum si mise le mani nelle tasche dei jeans tirando fuori un pacchetto lucido di sigarette. Lo aprì in uno scatto prima di sfilare una sigaretta e passarsela tra le dita.

-Ma come fa a sparire nel nulla?- chiese quasi a se stesso.

Si accese la sigaretta mentre Connor lo fissava con le braccia strette nel giacchino di pelle.

-Stai tranquillo.- sbuffò -Non può scappare da una scuola.- lo sfottè.

-Connor, lei potrebbe anche scappare da una gabbia chiusa a chiave.-

Calum alzava e abbassava il braccio per fumare la piccola omicida. In quel momento neanche si accorse di averla quasi finita.

Solo quando un calore al labbro inferiore lo fece sobbalzare riuscì a gettarla a terra.

-Ammettiamolo, anche se avesse la possibilità di scappare, non lo farebbe.- Connor scrollò le spalle -Lexi è un qualche mal sano modo legata a te.-

Calum sorrise.

Cosa poteva fargli se non portargli gioia? Ora che aveva provato la sensazione di possessione verso qualcuno, non sarebbe più tornato indietro.

-Ti rende felice sentirtelo dire vero?-

Connor lo prese in giro guardando il cancello della scuola di Toledo che era appena stato aperto da una bidella abbastanza vecchia.

-Si.- rispose Calum.

Di grattò un braccio sentendo l'ansia attraversargli la colonna vertebrale.

-Questo fine settimana dobbiamo andare da Luke.- pensò a alta voce.

Connor alzò le braccia al cielo come se non volesse saperne.

Il miro ridacchiò, spostò il peso su una gamba sentendo la campanella suonare.

Tanti ragazzi e ragazze uscirono dal portone, erano tutti più bassi di lui. La cose gli faceva piacere, era come se avesse ancora più potere sulle persone.

Sorrise quando scorse una massa di capelli rossi tra la massa, il suo sorriso svanì quando Lexi lo guardò prima di girarsi dall'altra parte e andarsene.

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