La Fabbrica delle nuvole - Parte VII

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Nonostante il divieto di Jama, ci introduciamo nella camera del suo apprendista. All'interno regna un disordine perfino peggiore di quello cui sono abituato; ogni cosa è stata messa a soqquadro, qualcuno deve aver cercato qualcosa d'importante.

<<La porta era ancora chiusa a chiave>>, osserva la mia socia con un filo di preoccupazione nella voce. <<Se quella di Malek l'abbiamo noi, solo qualcuno in possesso di un passe-partout avrebbe potuto accedervi>>.

<<La nomina del giovane Lurk ad Architetto immagino gliene abbia procurato uno. Sai dove si trova ora?>>.

<<Sapevo che doveva lasciare la Piramide per visitare alcuni dei nostri distaccamenti nelle periferie>>.

Cerchiamo in mezzo a quel caos, con la speranza che chiunque ne fosse stato l'artefice avesse fallito nella ricerca. Vivendo nella città bassa si impara a celare gli oggetti di valore, conosco quasi ogni possibile nascondiglio in una stanza. Smontando la pediera del letto vi trovo alcuni fogli arrotolati, ma nessuna chiave. Sembrano una sorta di registro contabile delle entrate, per lo più regalie dal padre, e delle uscite che risultano ben maggiori: la maggior parte in locali della Seconda Cinta compreso il Panjiman, l'ostello di Chan. Per porvi rimedio sembrerebbe che negli ultimi anni si sia costruito un'altra fonte di reddito con la vendita di informazioni e tecnologie a benestanti.

Debbo ringraziare il fatto che Malek fosse stato un commerciante per aver tenuto un registro tanto dettagliato. Accanto ai nomi degli acquirenti c'è l'ammontare del pagamento, che a quanto pare solo per il 30% restava a lui, il resto scompariva nelle tasche di qualcuno identificato con e iniziali "J.L.". Jareth Lurk? Sembrerebbe che i due figli di papà fossero soci. Ancor più interessante è che il cliente della sua ultima consegna fosse il maestro Saito, datata al diurno della sua scomparsa con una nota che indica una sua improvvisa urgenza per avere il cristallo di memoria trafugato dall'archivio riservato di Mairon Lurk. Nuovi dettagli si aggiungono all'intreccio, rendendo ancor più pressante la necessità di conoscere il contenuto di quel dannato vetro, indifferentemente dalla carenza di una chiave.

Posizionata all'imboccatura del corridoio, Jenna rimane in attesa di eventuali visite inopportune, mentre io armeggio con i miei vecchi ferri nella serratura del laboratorio. È più complessa di quelle con cui ho fatto "pratica", la cosa però non mi impensierisce, del resto la mia complice è già abbastanza tesa per entrambi... ironico ritrovarmi ad avere un Druido a farmi da "palo"! Con un ultimo movimento, il chiavistello scatta permettendo d'intrufolarci inosservati.

L'arredamento è stato studiato per rispondere alle esigenze particolari del proprietario, sui bassi tavoli sono appoggiate varie apparecchiature smontate, oltre a una serie di attrezzi allineati con precisione millimetrica. Troviamo il proiettore in un ambiente separato da tende anti-goccia, il motivo è chiaro nel momento in cui Jenna attiva gli spruzzi per formare uno schermo acquoso.

<<È un sistema ideato per proiettare immagini su una vasta area>>, mi spiega. <<Il più delle volte a consumo dei cittadini della Prima Cinta, creando spettacoli di luci o "accattivanti insegne">>.

<<Spero che lì dentro non ci sia la pubblicità per una nuova trattoria>>.

<<Gli ologrammi possono essere materializzati con artifici prospettici nello spazio, rendendoli adatti a molti settori di studio, compresa l'architettura, per questo io e il mio maestro ce ne siamo subito interessati>>.

La Druida inserisce il cristallo in un incavo rotabile posto sulla parte superiore del marchingegno; una confusa statica viene quindi riprodotta sullo schermo.

<<Si è rotto qualcosa?>>, chiedo allarmato dal risultato.

<<I dati sono stati protetti; perché vengano letti bisogna inserire una combinazione che disponga le sfere di lenti interne nella stessa posizione di quando è stata effettuata la registrazione. Vede i segni disposti a spirale su questo disco, se premuti consentono d'impostare la sequenza>>.

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