CALLUM


Se qualcuno mi avesse descritto quel momento in qualsiasi altro periodo della mia vita lo avrei preso per pazzo. Eppure, quel pomeriggio, mentre inserivo la chiave e aprivo la porta dell'appartamento, mi sentivo perfettamente a mio agio, anzi, sentivo che quello che stavo facendo era davvero importante.
L'appartamento di Alencar era buio come sempre, ispirai mentre aprivo le tapparelle del piccolo soggiorno e mi dirigevo verso la camera da letto. Aprii la finestra facendo entrare l'aria fredda di dicembre e la fioca luce che traspariva dalle nuvole dense nel cielo.
- Penso che nevicherà oggi – esclamai.
- Allora chiudi quella cazzo di finestra, si gela – mormorò la voce proveniente dalla massa di coperte.
- C'è una puzza tremenda, ti stai decomponendo lì sotto? – chiesi e a quel punto il suo viso fece capolino dal piumone.
- Ripetimi che diavolo ci fai qui – brontolò.
Sorrisi, da quel giorno non lo avevo più lasciato solo, mi aveva mostrato la sua fragilità, lo avevo visto ad un passo dal tracollo e mi ero reso conto di non volerlo perdere. Non sapevo cosa significasse, non avrei mai creduto di potermi affezionare proprio a lui ma era successo. Proprio mentre mi strappava quella parrucca con violenza e mi riportava indietro, la mia mente aveva preso una decisione.
Non lo abbandonerai.
Questa vita poteva essere una tortura, soprattutto per quelli come noi, costantemente circondati da fallimenti, per quelli che riuscivano più a perdere che guadagnare.
Non perderà me.
- Visto che ti ostini a non voler uscire di casa, vengo qui come si fa con i vecchi chiusi negli ospizi
- Dio come sei spiritoso, da quando hai sviluppato questa abilità? – chiese sprezzante mettendosi a sedere sul letto.
La coperta scivolò, mostrando il suo petto pallido e nudo, i suoi occhi inchiodarono i miei con la sua solita espressione irritata ma nel mio corpo non si formò quel vecchio accumulo di ansia e paura.
Non lasciarmi, resta con me. Ho bisogno di te, Callum.
Lo aveva detto ed io avevo deciso di non tirarmi indietro, così mi sedetti accanto a lui sul materasso e sostenni quello sguardo con il mio, perfettamente calmo.
- Se muovi il culo posso cambiarti le lenzuola – sussurrai a poca distanza dal suo volto.
Lui si avvicinò un po' – posso cambiarmele da solo, mammina
- Vai a farti una doccia – lo esortai alzandomi e tirandolo per un braccio – muoviti
Non oppose resistenza, uscì dalle coperte rivelando il suo corpo nudo ad eccezione di un paio di pantaloncini, cercai di non indugiare troppo con lo sguardo e lo lasciai passare, poi sentii l'acqua della doccia cominciare a scorrere.
Inspirai, decisi di occuparmi delle lenzuola mentre la mia mente era ancora ferma a quel giorno, quando ero entrato nella stanza e lo avevo trovato a letto, con la siringa pronta davanti.
Quello sguardo, quel dannato sguardo pronto a morire.
Li ho condannati, è colpa mia, li ho uccisi tutti, erano le uniche parole che Alencar aveva detto inizialmente, per almeno due giorni e poi aveva iniziato a comportarsi come se nulla fosse. O almeno era quello che provava a fare, era palese che qualcosa dentro lo stesse divorando e non aveva nemmeno il coraggio di parlarne mentre io avevo paura di chiedere.
Sistemai le lenzuola e cercai di dimenticare quello sguardo pieno di dolore e disperazione, vederlo in Alencar mi aveva colpito profondamente. Nella mia mente lui era troppo forte per poter soffrire così, mi sembrava indistruttibile, eppure, quando avevo varcato la soglia della sua camera quel girono avevo pensato: tutti possono essere distrutti.
E tu? Tu puoi tenere a galla entrambi? Puoi farlo questa volta?
- Ti avevo detto di lasciar perdere.
La voce di Alencar mi fece voltare, aveva finito di fare la doccia e se ne stava sulla porta ancora mezzo nudo, con l'asciugamano legato in vita e i capelli umidi e arruffati.
- Va tutto bene, mi va di darti una mano
Rimasi immobile mentre lo osservavo avvicinarsi a me – non ho più intenzione di uccidermi, se è questo quello che ti preoccupa – mormorò in un sussurro basso.
- Sono felice di sentirlo – replicai – anche se vorrei sapere cos'è successo, quello che mormoravi in questi giorni ...
Lo vidi allontanarsi bruscamente dirigendosi alla cassettiera e prendendo un paio di boxer puliti, sciolse l'asciugamano ed io mi voltai all'improvviso imbarazzato.
- Non vuoi saperlo davvero – disse con tono cupo – ed è meglio che tu non conosca certi dettagli, non è sicuro far parte della mia vita, la gente muore
- Io faccio già parte della tua vita e tu della mia Alencar – lo interruppi bruscamente, non sapevo dove avevo tirato fuori tanta sicurezza ma il mio tono non vacillò – e la gente muore ogni giorno, non dipende da te o da me, succede e basta. Quindi parlami, ti prego
Silenzio.
Durò per così tanto che mi sentii nervoso, avevo persino il dubbio che avesse lasciato la stanza, così mi girai per tornare a guardarlo e sobbalzai, si era avvicinato in punta di piedi e ora mi stava di fronte. I nostri occhi erano alla stessa altezza, la mia schiena e le mie spalle non erano mai state così dritte e, nonostante tremassi leggermente, mi sentivo in grado di sostenere quel confronto per ore.
- Lo sai che lavoro faccio io? – ancora quel tono freddo.
Annuii nervosamente – più o meno –
- L'uomo per cui lavora non tollera gli errori e i raggiri, io ne ho commesso uno, uno molto grande – la sua voce non riusciva a mantenere il tono distaccato che aveva inizialmente, persino i suoi occhi si stavano arrossando – ho pensato di farla franca, di far scappare qualcuno illudendomi che nessuno se ne sarebbe accorto, che qualsiasi conseguenza ci fosse stata sarebbe stata mia, soltanto mia. Avevo messo in contro persino di morire, ma invece ... - ci fu una pausa e un sospiro – loro sono morti, tutti quanti ...il ragazzo che hai visto in casa, la sua ragazza ... e la loro neonata
Sentii un enorme vuoto allo stomaco, mi sembrò persino che il pavimento sotto i miei piedi cedesse, poggiai la mano sulla testiera del letto mentre vedevo il dolore puro impossessarsi nuovamente degli occhi di Alencar.
- Mi sono fidato della persona sbagliata e li ho uccisi tutti – terminò con tono cupo.
- Tu ... volevi solo aiutarli, hai fatto del tuo meglio – cercai di dire ma lui mi interruppe.
- Era qualcosa che andava oltre le capacità di chiunque, lo sapevamo – ringhiò -sono solo stato debole. Avrei dovuto dissuaderlo, invece mi sono fatto trascinare dai sentimenti, era una mia responsabilità quella di tenerli al sicuro!
Eccolo, un altro uomo assediato dalla colpa, da responsabilità di cui era stato investito, un uomo che doveva fare i conti con una realtà fuori dal suo controllo.
Le mie mani si mossero da sole, piazzandosi sul suo viso per stringerlo forte – perché? Perché era una tua responsabilità! Loro hanno scelto di correre quel rischio con te! Avevano messo in conto che qualcosa poteva non funzionare, se anche tu sei stato ingannato non hai colpe!
Lo vidi vacillare – lui si fidava di me ...
- E faceva bene! – insistetti – tu le proteggi le persone Alencar, le aiuti con tutte le tue forze
- Non dire sciocchezze, chi avrei mai protetto io? – ringhiò.
- Me
La mia risposta ci fece cadere nel silenzio, Alencar mi fissava con uno sguardo che non gli avevo mai visto, forse temeva persino quella vicinanza che avevamo, portò una mano a sfiorarmi il braccio, come se cercasse di staccarmi.
- Mi hai chiesto di restare con te – ripresi fissando i suoi occhi verdi – mi hai detto di avere bisogno di me, quindi ti prego, non cacciarmi. Sono qui Alencar, sono qui per te
Sentii le sue mani afferrare saldamente i miei polsi e poi, con uno scatto brusco, mi ritrovai a premere le mie labbra contro le sue. Ci stavamo baciando, i suoi movimenti erano aggressivi e riuscivo a sentire i denti graffiarmi mentre le sue mani continuavano a stringermi i polsi, come se avesse paura che scappassi via.
Ma io non volevo affatto scappare, mi resi conto che quel contatto lo desideravo anche io, che quella vicinanza mi era mancata, il suo sapore mi era mancato. Qualcosa si accese dentro di me, come se Alencar avesse premuto un pulsante segreto e il mio corpo avesse scoperto nuovamente il calore.
Il sangue cominciò a scorrere velocemente dentro di me, sentivo il cuore battere forte e rispondevo ai suoi baci con un desiderio sempre crescente. Liberai una mano dalla sua presa e la passai sul suo collo e poi fra i suoi capelli, spingendo ancora di più i nostri visi vicini. Alencar si staccò alla fine senza fiato, mi dedicò un'occhiata rapida prima di riprendere con i baci, ma questa volta toccò al mio collo, una lunga scia di labbra e lingua che mi percorsero dalla mandibola fino alla spalla.
Mi sbottonò la camicia rapidamente mentre io restavo lì, totalmente alla sua mercé a fissarlo con impazienza, gemetti quando sentii le sue mani slacciarmi i pantaloni ma non mi opposi. Sentivo il suo fiato caldo su di me e non volevo staccarmi, pensai che se ci fossimo separati in quel momento sarei morto. Dovevamo stare insieme, dovevamo stringerci in quel calore e crogiolarci in quell'istante di pace.
Crollai sul materasso mentre Alencar con uno strattone mi liberava dei pantaloni e dell'intimo, adesso era totalmente nudo ed esposto davanti a lui ma mi sentivo a mio agio, protetto.
- Lo vuoi fare sul serio? – parlò con tono basso e intenso mentre continuava a scrutarmi.
Nella mia mente non c'era nessun dubbio, nemmeno un briciolo della mia solita esitazione, mi sollevai circondando le sue spalle con le mie braccia e lo spinsi su di me imprigionando le nostre labbra in un nuovo bacio bollente. Sentivo la mia erezione svegliarsi mentre sfregava contro il ventre di Alencar, gemetti e strinsi le ginocchia sui suoi fianchi.
- Callum ...- sentire il mio nome pronunciato in quel modo mi provocò un altro brivido di eccitazione.
- Alencar ... - avevo la gola secca – voglio stare con te
Non potevo credere a quello che avevo detto ma non me ne pentii, vidi Alencar scendere verso il basso ed entro pochi secondi sentii la sua bocca calda circondare la mia erezione. Sgranai gli occhi mentre il gemito che emisi fu vergognosamente alto, quella sensazione era fortemente destabilizzante. Quel calore, quella stimolazione, quel tocco e la consapevolezza che fosse proprio lui a farlo, quella era la parte più eccitante di tutte, essere coscienti che lui stesse facendo godere proprio me.
Dio, da quando avevo il coraggio di pensare a cose come quelle.
Senza pudore.
Lo ero, in quel momento, mentre ero totalmente invaso dal piacere, mentre gemevo e chiamavo il suo nome, mi sentivo totalmente senza freni. Mi ritrovai a venire senza nemmeno controllarmi, mentre le labbra di Alencar continuavano a circondare il mio sesso.
Mi sollevai leggermente allarmato – Dio, scusami, non volevo ... così all'improvviso
Non finii la frase, le sue labbra si attaccarono nuovamente alle mie, avevano un sapore diverso ora, qualcosa che mi fece venire i brividi. Lo spinsi sul materasso e fu il mio turno di mettermi fra le sue gambe ed affrontare la sua eccitazione. Non mi sembro qualcosa di nuovo, anzi, nella mia mente si generò un ricordo, come se sapessi cosa fare, come farlo, come se quel corpo mi appartenesse quanto a lui apparteneva il mio. Così spostai le labbra sull'erezione di Alencar che gemette immediatamente, la succhiai, la stimolai, la seviziai finchè anche lui arrivò al limite.
Alencar...
Era l'unica cosa che esisteva nella mia mente in quel momento, solo lui, solo il suo nome, solo il suo corpo e i suoi occhi, le sue labbra. I nostri corpi erano ancora stretti nel letto, le nostre mani continuavano ad accarezzarsi, mi ritrovai nuovamente a combattere con il desiderio dentro di me che sembrava lontano dall'essere appagato.
- Voltati – mi sussurrò ansimante.
Io ubbidì senza fare domande, spostai la pancia sul materasso e lui mi sollevò i fianchi, poi l'ennesimo gesto che mi mozzò il fiato. La sua lingua iniziò a inumidire la mia apertura, prima lentamente poi con maggiore intensità, questo fece indurire istantaneamente l'erezione fra le mie gambe.
- Dio ... - mormorai.
Lo sentii ridere, fu un suono basso e profondo – hai ancora voglia? –
Quella domanda mi fece arrossire brutalmente e ringraziai di avere il materasso a disposizione in cui affondare la faccia.
Smise di leccarmi e inserì un dito dentro di me, ancora una volta mi ritrovai a produrre un gemito osceno mentre i miei fianchi gli andarono incontro in automatico.
- Hai parecchia voglia – esclamò con tono soddisfatto mentre tirava fuori il dito e mi faceva voltare.
Non gli avevo mai visto quello sguardo o forse sì, in qualche strano sogno, in qualche ricordo che non era mio. Il suo corpo era nuovamente davanti a me, vidi che la sua erezione era coperta dal preservativo e questo lasciava poco all'immaginazione, era chiaro cosa sarebbe successo e le mie gambe si allargarono ancora.
Senza pudore.
Quando lo sentii entrare lentamente dentro di me inarcai la schiena, aprii la bocca ma non ne uscì alcun suono, il mio corpo era assediato dalle sensazioni. Il peso di Alencar mi schiacciò mentre si curvava sopra di me per impossessarsi nuovamente delle mie labbra.
Ero totalmente alla sua mercé, sentivo le spinte e il piacere crescente, avevo le mani bloccate nelle sue e le ginocchia stretta ai suoi fianchi. Il mio corpo era così caldo che credevo si sarebbe sciolto e fuso con il suo, la mia mente era così piena da non riuscire a focalizzarmi su un pensiero preciso. Vagavo, nonostante fossi fisicamente immobilizzavo, mi sentivo in tutt'uno con il resto: con l'aria della stanza, con il respiro di Alencar, con la sua pelle, con il cotone delle lenzuola, con la sua saliva, con il suo sudore.
Senza confini.
Ci staccammo solo dopo esserci ripresi dalla frenesia dell'ultimo orgasmo, che aveva lasciato entrambi paralizzati per qualche minuto. Alencar si spostò poggiando la schiena sul materasso e fissando per un momento il soffitto, io invece non riuscivo a staccare lo sguardo da lui.
- Direi che non sei riuscito a farmi alzare dal letto – disse all'improvviso mentre si voltava a fissarmi.
Io restai senza fiato – beh, sei parecchio ostinato quando ti ci metti
Ironia? Sul serio?
Lui rise, un'espressione che si vedeva di rado sul suo volto – ceniamo insieme?
- Sì ma a tavola – precisai facendolo ridere nuovamente.
- E dopo cena? – continuò con tono più malizioso, spostando una mano verso il mio interno coscia.
Trattenni il respiro – esci di qui e mi accompagni a casa
- E se restassi? – parlò con tono bassò, soffiando quella domanda al mio orecchio.
Io ne fui parecchio tentato - devo rientrare, ho da finire i compiti ... sai non prevedevo di ...
- Fare sesso fino a sera e cenare qui? – continuò senza lasciare il mio sguardo.
- Già, che idiota, eh? Nei film succede sempre che la donna delle pulizie fa sesso con il padrone di casa, come ho fatto a non pensarci? – commentai.
Ridemmo entrambi.
- Tu sei riuscito a sedurmi persino senza l'uniforme scosciata, complimenti – aggiunse mentre si metteva a sedere.
- IO? Sedurre te? – replicai con un tono falsamente sconvolto – ti ricordo che non ero io quello senza vestiti
- E' un peccato, i vestiti non ti donano – commentò e mi osservò nuovamente, indugiando sul mio corpo nudo.
Mi coprii leggermente ma lasciai che continuasse a guardarmi, mi piaceva essere visto da quegli occhi, essere oggetto del suo desiderio. Poi spostai il corpo verso di lui, tornando serio e sfiorando la sua spalla con le labbra.
- Mi prometti che starai bene? – chiesi con un filo di voce passando la bocca lungo la sua pelle – non voglio perderti, dico davvero
- Te lo prometto

Alla fine cenammo insieme e mi accompagnò a casa qualche ora dopo, indugiammo nei saluti più del dovuto nella sua auto prima che trovassi la forza di aprire lo sportello e catapultarmi fuori.
Avevo persino la sensazione di stare sorridendo come un idiota mentre mi dirigevo verso casa, solo un flebile rumore fece arrestare i miei passi. Sentii lo scatto rapido di un accendino e, voltandomi, notai la figura di Levin illuminata dalla fiammella, poi di nuovo buio.
- Che ci fai nel mio vialetto? – chiesi divertito mentre mi facevo offrire una sigaretta.
- Ti aspettavo per il nostro rito serale, sono rientrato anche io poco fa – rispose – e tu cosa ci fai con un sorriso sulle labbra?
Quella domanda mi gettò nell'imbarazzo più totale, da dove potevo cominciare?
- E' una storia lunga ... - ammisi.
- Ti do una mano, stavo ammirando la tua tecnica da pomiciatore ... non male – rise – poi nelle auto vecchio stile fa anche il suo effetto
Ci aveva visti, mi passai una mano sul viso per la vergogna – già ... io e lui, non so come sia successo. Sembra che
- State facendo pace con il cervello, era ora – commentò – si avvertiva a pelle Callum, già da come ne parlavi, c'era parecchio fra voi due. Lo dirai a Keno?
Quella domanda mi fece rabbrividire, scossi la testa – Keno ha ... un'idea sbagliata di Alencar. Se gli dicessi cosa succede cercherebbe di fermarmi. Dice che dovrei denunciarlo, che è pericoloso ma lui è molto più di questo, non è solo cose negative. Anche Keno ha bisogno di aiuto, per il momento non voglio turbarlo mettendo questa pulce al suo orecchio, non lo sopporterebbe
- Suppongo che non ci si possa opporre ai sentimenti, anche se ci mettono in pericolo, anche se ci fanno sembrare sbagliati – disse con tono amaro mentre pestava il mozzicone contro il terreno.
- Tu e Andrew? – chiesi quasi con timore vedendo lo sguardo di Levin riempirsi di incertezza.
- Continuo a vederlo ...- la sua risposta sembrava carica di senso di colpa, come se sperasse che lo rimproverassi – non riesco a controllarmi, non voglio nemmeno controllarmi. Lui mi chiama, io lo chiamo, non riesco a smettere
- Non devi – lo rassicurai – è così rara la felicità Levin, se lui ti fa stare bene non permettere al tuo cervello di condizionarti, ascolta i tuoi sensi e non la ragione per una volta
- Accidenti – rise – sei bello cotto anche tu.
Scossi le spalle – non lo so, lui sta passando un periodo di merda e io voglio aiutarlo ma sto iniziando a pensare che vorrei passare altro tempo con lui. Persino stasera, sono tornato a casa a malincuore
- Andrew mi ha invitato a passare da lui a Natale ... - commentò con tono eloquente.
- Adesso sì che ti invidio
Scoppiammo a ridere di nuovo, restammo a chiacchierare ancora un po' della strana piega che aveva preso la nostra vita sentimentale. Fu una sensazione nuova quella che provai, una strana calma, bizzarra ma bella.

ANGOLO AUTRICI:

Buon pomeriggio! Ecco il capitolo di Split di questa settimana, finalmente qualcosa di rilassante! Ci credete? Secondo voi quanto durerà questa tranquillità? XD Qualcuno sente puzza di guai? Fatevi sentire e diteci la vostra. Ringraziamo tutti coloro che si fermano un momento a lasciare un commento con la loro opinione e le loro teorie sulla storia, ci fa molto piacere vedervi così attivi! Se vi va di vedere meme divertenti, citazioni e fan art sulle nostre storie passate dal nostro profilo dove troverete i link per la nostra pagina FB e IG. Un bacio e alla prossima.

BLACKSTEEL

SplitWhere stories live. Discover now