Capitolo quattro - "Nightmare"

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<< È stato divertente? >>, chiese una voce dietro di me.
Mi girai.
Ink era persino meno colorato dell'ultima volta che l'avevo visto.
Era davvero sorprendente la velocità con cui l'apatia era in grado di avanzare.
<< Divertente? >>, chiesi confuso.
<< Distruggere l'AU >>.
<< Oh! >>, mi tornò in mente la bugia raccontatagli poco prima.
<< Sì. Avresti dovuto vederli. Tutti ad urlare, a cercare di salvarsi... >>, stavo cercando di ottenere un qualche tipo di reazione.
<< Oh >>, commentò lui.
<< È stato divertente sentirli implorare. Ovviamente non ci sono stati superstiti. Sono bravo nel mio lavoro >>.
Inclinò leggermente la testa da un lato e continuò a fissarmi.
<< Deve essere stato entusiasmante >>, disse.
Era... disarmante.
Neanche un briciolo di compassione.
Neanche l'ombra.
Faceva un certo effetto.
<< Già >>.
Si voltò e fece per andarsene.
<< Sai, ne ho distrutti 426 negli ultimi tempi >>, non si fermò. << Tu come stai messo a creazioni? >>.
Accennò una risata, mentre camminava nella direzione opposta alla mia, dandomi le spalle.
<< Non ti facevo uno che tiene il conto! >>, esclamò.
Beh, almeno quella somigliava ad una reazione.

Undernovela procedeva tranquillamente.
Troppo tranquillamente.
Non era divertente osservare la monotonia delle azioni quotidiane.
Dov'erano i rapimenti? Gli omicidi? I tradimenti? Dov'era l'azione?
<< Ah... >>, sospirai mentre chiudevo il portale che mi faceva da televisore.
Mi lasciai cadere di schiena sul divano blu, mentre pensavo alla giornata appena trascorsa.
Che situazione... avevano davvero chiesto il mio aiuto? Non me l'ero sognato?
Che avrei dovuto fare ora?
I pensieri si intensificarono, facendo il loro corso fino ad affievolirsi dolcemente e lasciarmi scivolare nelle metaforiche braccia di Morfeo.

Non sognavo spesso.
Inizialmente, solo ed in quel luogo abbandonato da Dio, avevo incubi ogni volta che chiudevo gli occhi.
Ma con il tempo mi abituai: iniziai a controllarli.
Ormai sapevo distinguere il vero dal falso e raramente mi sentivo davvero spaventato o disturbato da un sogno.
Ma quella volta... era diverso.
Camminavo per le Waterfall, senza sapere esattamente in che universo mi trovassi; l'aria era immotivatamente tetra, come se qualcuno stesse accompagnandomi con una melodia dissonante in sottofondo.
Lontano, avvistai una figura avvolta nell'ombra muoversi furtiva fra i fili d'erba.
Mi avvicinai, consapevole e convinto di poter controllare il sogno che stavo vivendo.
Di fronte a me, un Ink completamente bianco e nero mi dava le spalle, accovacciato a terra ed intento ad armeggiare con qualcosa di indefinito.
<< Ink? >>, lo chiamai.
Lo scheletro non rispose; continuò a fare ciò che stava facendo.
<< Ink?! >>.
Niente.
Alzai il braccio, avvicinandolo a lui.
Non volevo toccarlo.
Non POTEVO toccarlo.
Iniziai a tremare.
Sapevo che non era reale, ma neanche nelle mie più remote fantasie avevo in coraggio di... toccare... qualcuno.
Pensai di lasciar perdere, ma la curiosità era troppo forte.
Chiusi gli occhi, sperando che si girasse prima di avere la possibilità di sfiorarlo.
<< Io non lo farei, se fossi in te >>, affermò una voce particolarmente profonda.
Mi voltai per cercare di capire da dove arrivasse, ma non c'era nessuno.
<< Chi sei?! >>, chiesi.
Ancora una volta, il silenzio.
Perché sembrava che nessuno volesse rispondermi?
<< Chi cazzo sei?! >>, urlai. La mia voce glitchava ancora di più, quando perdevo la pazienza.
A sentire quell'urlo, lo scheletro dapprima accovacciato si girò in uno scatto felino.
I suoi occhi erano completamente neri ed il suo sorriso invadeva prepotente il resto del suo viso, donandogli un aspetto decisamente macabro.
Indietreggiai di qualche passo, inciampando su un ramo dietro di me, come nei peggiori cliché dei peggiori film horror in circolazione.
Ink mi si avvicinò senza dire una parola, emettendo però quelli che sembravano i versi di una bestia famelica. Il mio sguardo si posò inesorabile su ciò che stringeva fra le mani: le sue fiale erano ora completamente rotte, vuote, mentre chiazze di inchiostro giacevano a terra mischiandosi con il fango.
<< Avevi ragione, Error >>, la sua voce era innaturalmente rauca. << Anch'io mi piaccio di più così >>.
Si avvicinava sempre di più.
Non sapevo esattamente cosa stessi provando, ma a mente lucida lo definirei come... terrore. Profondo terrore.
Certamente non un sentimento positivo.
Chiusi gli occhi, prima di avvertire un rumore provenire da dietro l'anima dannata che mi stava aggredendo.
Quando li riaprii, un tentacolo nero aveva trapassato Ink da parte a parte, rompendo le sue ossa e facendolo gemere di dolore.
<< NO! >>, urlai.
Mi fissava, i suoi occhi erano ancora completamente neri.
Quel nero si diffuse, espandendosi in tutto il resto del suo corpo e portandolo a diventare una sorta di melma nera che a poco a poco colò a terra, rivelando la figura dietro di lui.
Era un altro Sans.
Sembrava ricoperto della stessa melma in cui si era trasformato il mio aggressore poco prima e dei lunghi tentacoli ricoperti della stessa sostanza erano attaccati al suo corpo, muovendosi senza sosta.
<< Tranquillo, non era reale >>, disse.
<< Però, ti facevo più cazzuto di così, amico >>.
Era la stessa voce che avevo sentito poco prima.
<< Chi cazzo sei?! >>.
<< Nightmare. Il tuo peggior incubo. Piacere >>, fece un occhiolino.
<< Scusa per il casino, ma non avevo altro modo di parlarti, se fossi venuto nell'anti-void si sarebbe insospettito >>.
<< Ma di che cazzo stai parlando?! >>.
<< Uhm... di Ink? >>, disse lui, come se fosse ovvio.
<< Oh, giusto. Sono il fratello di Dream. Mi ha mandato a darti istruzioni >>.
Il... il fratello di Dream era un Sans? Strano.
<< Sì, lo so, siamo due Sans anziché un Sans ed un Papyrus >>.
Sembrava mi avesse letto nel pensiero.
<< No, non "sembra", lo sto facendo >>.
<< C-cosa?! T-tu... smettila! >>.
<< Non posso, sei nel mio incubo >>.
Mi porse una mano per aiutarmi.
<< Faccio da solo, grazie >>, dissi.
<< Già, mio fratello mi ha parlato del tuo problema nel toccare la gente >>.
Mi rialzai, rimanendo fermo di fronte a lui.
Era davvero inquietante... non riuscivo a credere che fosse il fratello del ragazzo che avevo conosciuto il giorno prima.
<< Guarda che ti sento >>, affermò.
Ah già, mi sentiva.
Imbarazzato, le mie guance si colorarono leggermente di giallo ed iniziai a glitchare più del consueto.
<< Tranquillo, non sono certo qui per farmi fare complimenti >>.
<< Perché sei qui allora? >>.
<< Per aiutare >>.
Gli girai attorno.
<< Davvero? >>, chiesi.
<< Davvero >>.
<< Non so... non sembri uno che "aiuta" >>.
Rise di gusto.
<< Non sono qui per aiutare nessuno che non sia me stesso >>.
Rimasi a fissarlo, confuso. Se avessi potuto farlo avrei alzato un sopracciglio.
<< Che vuol dire? >>.
<< Ok, ti spiego come funziona. Io e mio fratello ci nutriamo rispettivamente di sentimenti negativi e positivi e ci possiamo muovere nel Multiverso solo grazie ad essi. Capisci? >>.
<< Sì... >>.
<< In pratica, tu lavori per me. Ogni volta che vai a distruggere un AU io faccio grandi scorpacciate di dolore. Sono un grande fan, a proposito! >>.
<< Uhm... g-grazie... credo >>, dissi titubante, << Ma non capisco come aiutare Ink possa aiutare te >>.
<< È semplice: se tu continui a distruggere senza che lui crei, prima o poi ci sarà un disequilibrio troppo grande. Il Multiverso stesso rischia l'esistenza, me compreso. Senza creazione non ci può essere distruzione, senza distruzione non ci può essere dolore e senza dolore io perdo potere >>.
Semplice, chiaro, veloce.
Decisamente molto più funzionale delle spiegazioni intrise di preoccupazione del fratello. Mi piaceva quel tipo.
<< Heh, grazie >>.
Arrossii di nuovo.
<< Puoi almeno far finta di non sentire i miei pensieri? È frustrante... >>.
Scoppiò nuovamente in una fragorosa risata.
<< Certo, se la cosa ti aiuta >>, affermò ancora singhiozzante.
Poi si sedette su una roccia di fronte a me, dandomi le spalle e fissando l'orizzonte.
<< Uhm... >>, mormorai, indeciso sul da farsi.
<< Sediti pure! >>.
Mi fece cenno di sedermi accanto a lui, su un tronco a pochi centimetri alla sua destra.
<< Ah, no grazie, sto bene in piedi >>.
Girò leggermente la testa, in modo tale da far intravedere i due buchi neri che aveva al posto degli occhi e l'inquietante sorriso.
<< Siediti >>, ripeté abbassando il tono.
Era l'esatto opposto del fratello.
Stava cercando in tutti i modi di essere amichevole, ma il suo sguardo comunicava... rabbia, frustrazione, disagio. Sembrava...
Triste.
Mi sedetti.
<< Allora, cosa dovrei fare? >>, chiesi.
<< Mh? >>.
<< Con Ink. Cosa devo fare? >>.
<< Oh >>, rivolgeva lo sguardo al cielo stellato, << Giusto, Ink... niente di particolarmente difficile. Devi solo cercare di capire le sue intenzioni. Stagli vicino. Fa in modo che si fidi di te >>.
<< Non so se funzionerà. Ci siamo sempre combattuti, perché dovrebbe fidarsi? Pensa che lo odi >>.
<< Pensa? >>
<< Come? >>, chiesi confuso.
<< Hai detto "pensa". Lui "pensa" che tu lo odi. Significa che non lo odi >>.
Rimasi in silenzio, fissandolo imbarazzato mentre lui continuava a non rivolgermi lo sguardo.
<< Certo che lo odio, come odio tutti nel Multiverso. Certo non è la forma di vita che odio di più, ma neanche mi fa piacere la sua compagnia >>, mi giustificai.
<< Cazzate >>.
Si girò verso di me, guardandomi negli occhi.
<< Dici di odiare tutto ciò che fa parte del Multiverso, ma guarda questo posto >>.
<< Che c'entra? È solo un sogno. Il tuo sogno, fra l'altro >>.
<< Tu l'hai creato, io ci sono solo entrato. Tutto ciò che c'è qui dentro viene dai tuoi ricordi >>.
<< Quindi? >>.
Guardò nuovamente il cielo.
<< Sono le stelle più realistiche che abbia mai visto. Il sottosuolo non dovrebbe avere stelle reali, quindi sicuramente non appartengono alle Waterfall. Da dove vengono? Outertale? >>.
Rimasi in silenzio, immobile, senza riuscire ad emettere un fiato.
<< Non è vero che odi tutto il Multiverso. Ci sono cose che apprezzi, Error. Non molte, certo... ma qualcosa c'è. Dei luoghi, dei momenti passati, alcune compagnie. Ink fa parte di quelle compagnie >>.
Volsi anche io lo sguardo al cielo.
Era vero...
Non era odio quello che provavo guardando il cielo stellato di Outertale.
Non era odio quello che provavo ripensando ai momenti passati con Blue.
E forse non era odio quello che provavo per Ink.
Lo scheletro seduto accanto a me si alzò e mi rivolse nuovamente lo sguardo.
<< Non fare stronzate. I sentimenti sono la prima causa di fallimento in situazioni come questa. Mi farò risentire >>.
<< Oh... >>, mi alzai anch'io, << Come faccio a svegliarmi? >>.
Mi fece cenno di avvicinarmi e così feci.
Guardai in basso: uno strapiombo si estendeva per quelli che sembravano essere chilometri.
<< Con una spintarella >>, disse ghignando.
Rabbrividii ma cercai di non darlo a vedere.
<< Un'ultima cosa >>, aggiunse, << Non fidarti troppo di mio fratello. Lo so, sembra non avere niente di negativo. Ed è così. È questo il punto. Capisci? >>.
<< Uhm... no >>, risposi.
<< Ottimo >>.
Guardò in basso e mi rivolse uno dei sorrisi più inquietanti che avessi mai visto.
<< Pronto? >>.
<< D-devo... devo buttarmi? >>.
<< Nah, ci sono altri modi per svegliarsi in realtà >>.
<< E allora perché cazzo siamo qua?! >>.
<< Perché così è più divertente >>.
<< Cos— >>.
Non feci in tempo a replicare che venni spinto nel burrone.
La figura di Nightmare si allontanava sempre di più dalla mia vista e le mie urla risuonavano fra i fili d'erba, mentre cadevo inesorabile fra le braccia dell'oscurità.

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