Capitolo Sette.

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𝐷𝑦𝑙𝑎𝑛

Trey ed io eravamo prossimi a far capolino all'interno di quella stanza, quando udimmo un boato provenire dall'esterno. Ci scambiammo un'occhiata perplessa e corremmo lungo il corridoio, ritrovandoci poco dopo in piscina. Il giardino era gremito di persone ed il boato era stato sicuramente causato da un paio di ragazzi che tentavano di sparare alcuni fuochi d'artificio. Feci per ritornare dentro all'hotel, quando mi sentii afferrare per il polso e fui costretto a voltarmi di scatto. Mi ritrovai faccia a faccia con una ragazza. Una bella ragazza, dovetti ammetterlo, i suoi occhi verdi mi fissavano ed avevano uno strano luccichio che mi colpì all'istante. Sentivo la voce di Trey chiamarmi ripetutamente, ma lo ignorai.

Nel giro di una manciata di secondi mi ritrovai le labbra di quella ragazza sulle mie, il sapore che avvertii su di esse faceva intuire che aveva bevuto e, senza comprenderne il motivo, sentii un'irrefrenabile voglia di bere anche io. Non appena il bacio terminò, mi passai la lingua sulle labbra e la vidi sorridere. Non avevo ancora notato che in mano reggeva un bicchiere, mi ritrovai a fissarlo e lei me lo porse.

«Non berlo!» mi urlò Trey, ma lo ignorai nuovamente ed ingurgitai in pochi sorsi tutto il liquido che era presente in quel bicchiere.

Non avevo mai bevuto nulla del genere, il sapore era buono e maledettamente alcolico, ma forse non così tanto da provocare fastidio. «Dove l'hai preso?» le domandai e, in tutta risposta, mi prese per mano, conducendomi chissà dove.

«Dylan, ma dove vai? Dobbiamo cercare Austin!»

Ancora una volta mi ritrovai a non ascoltare ciò che Trey mi stava dicendo ed ero più che certo che si sarebbe infuriato per questo, ma non riuscii ad arrestare i miei passi e a sciogliere la presa dalla mano di quella ragazza, così continuai a camminare, fino a che non ci fermammo d'innanzi ad un tavolo colmo di bicchieri, contenenti quella sostanza rossastra.

«C'è solo questo?» le domandai. Alzò le spalle, ma non parlò. Ne afferrai uno e ne bevvi il contenuto nell'arco di pochi secondi. Avvertii immediatamente la testa girare e, quando mi voltai verso la piscina, mi venne l'impressione che le persone si fossero moltiplicate. Cercavo lo sguardo di Trey, ma non lo trovai, sembrava sparito nel nulla e, cosa ancor più strana, sembrava non importarmi.

«Vieni con me» mi disse lei, aveva un tono di voce così dolce che, anche se avessi voluto, non sarei stato in grado di rifiutare. Mi precedette e mi ritrovai a fissarle il fondo schiena, coperto soltanto dal costume, mentre invece sopra indossava una maglietta bianca, esageratamente corta.

Non sapevo dove mi stesse portando, ma la seguii senza domandarglielo. Rientrammo nell'hotel e ci ritrovammo davanti ad una rampa di scale, la vidi cominciare a salire, ma rimasi immobile. Mi guardai alle spalle e notai dietro di me un'altra rampa di scale, che sicuramente avevo appena percorso, ma non me lo ricordavo. Era tutto troppo strano e, se solo non avessi bevuto, ne avrei capito di più.

«Coraggio, vieni» mi disse, volgendomi un ampio sorriso.

Annuii e la seguii. Non appena la rampa di scale terminò, ci ritrovammo all'inizio di un lungo corridoio, per nulla nuovo ai miei occhi.

La vidi aprire una porta e, dopo averne scrutato l'interno, mi fece cenno di entrarvi.

La stanza appariva molto simile a quella nella quale avevo trascorso la notte precedente, impedendo a Trey di girovagare senza meta per l'hotel.

Non feci in tempo ad entrare che chiuse immediatamente la porta, spingendomi lentamente verso il letto e, quando fu a pochi centimetri da me, mi fece cadere su di esso, sdraiandosi subito dopo su di me. La guardavo senza capire, di lei non sapevo assolutamente nulla, a cominciare dal nome.

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