Prologo & Cast

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🇵​🇷​🇴​🇱​🇴​🇬​🇴​.

Il sole, quel giorno, aveva svolto a pieno il suo compito di rendere l'aria torrida ed irrespirabile, ma, ora che stava facendo capolino dietro le montagne del Gran Canyon, si iniziava a respirare l'aria più fresca dell'imbrunire.

Trey, ragazzo biondo e dagli occhi di ghiaccio, guidava la sua Cadillac bianca decapottabile davanti al resto del gruppo, Austin, anch'esso biondo, lo affiancava mentre reggeva tra l'indice e il medio la quinta o la sesta sigaretta della giornata, lasciando che il fumo di essa si disperdesse immediatamente dietro di sé; mentre Dylan e Justin li seguivano a bordo di una Mustang rossa fiammante, guidata da quest'ultimo. Il rombo dei motori riempiva l'aria di quella strada deserta, ancora poche ore e sarebbero giunti in California, dove il delirio più totale li attendeva.

«Justin, coraggio, accelera! Non ti ho fatto fottere una Mustang per poi guidarla a velocità di crociera.» Trey rise di gusto, rallentando di poco e voltandosi per qualche istante verso l'amico.

Justin scosse la testa ed abbozzò un lieve sorriso divertito, dopodiché spinse più a fondo il piede sull'acceleratore e, inserendo la sesta marcia, sorpassò Trey dagli occhi di ghiaccio, sollevando una grossa nuvola di polvere che andò a coprire, sebbene per poco, il retro di quell'auto.

Un paio d'ore più tardi lasciarono quella strada deserta e fecero il loro ingresso a Los Angeles, le quali numerose luci accrescevano l'importanza della grande città quale era.

«Quanto manca?» domandò Justin a Austin, affiancando la Cadillac una volta fermi ad un semaforo.

Austin spostò lo sguardo verso Trey, gettando a terra quel che rimaneva dell'ennesima  sigaretta.

«Meno di un'ora, Newport non è molto distante da qui, ma potremmo impiegarci anche meno se ti decidessi a far andare quella dannata macchina come Dio comanda,» rispose Trey, accompagnando quelle parole con un veloce cenno del capo e, non appena scattò il verde, accelerò, provocando una rumorosa sgommata sull'asfalto e riprendendo il cammino.

Justin lo seguì a ruota, rimanendo indietro di qualche metro e faticando a seguire i veloci movimenti di quell'auto candida.

Sebbene l'orario di punta fosse passato da un pezzo, il traffico non si era ancora smaltito e Trey sembrava divertirsi parecchio a fare slalom tra le varie macchine, mantenendo notevolmente elevata la velocità del veicolo.

Impiegarono un'ora buona prima di riuscire a scorgere quella piccola, ma conosciuta cittadina. Le luci di essa costeggiavano tutta la strada principale, quasi come se avessero voluto obbligare, inconsciamente, a seguirle chiunque stesse percorrendo quella via.

Si fermarono solo quando, finalmente, raggiunsero la destinazione.

Il primo a scendere dalla macchina fu Trey e si perse qualche istante a guardare attentamente quanto aveva davanti.

«E così sarebbe questo,» mormorò Justin scendendo dall'auto, seguito da Dylan e raggiungendo poi Trey e Austin. Davanti a loro si ergeva un'imponente ed elegante edificio: una magione in stile vintage, più paragonabile ad una reggia piuttosto che ad un hotel.

Persino a decine di metri da esso era possibile sentire la musica che, anche se in maniera ovattata, riempiva l'aria. Trey sfilò una sigaretta dal pacchetto di Marlboro rosso che teneva in tasca, la strinse tra le labbra e l'accese, inspirandone sin da subito la sostanza acre, mentre guardava di sottecchi ciò che aveva davanti.

Appena dietro al cancello in ferro battuto, la cui estremità rappresentava la base della dicitura "Hotel California", vi era una grande piscina, occupata per lo più da ragazze in bikini; ogni persona che vedevano passare sorseggiava un bicchiere colmo di sostanze alcoliche mentre, con l'altra mano, reggeva quella che, apparentemente, sembrava una canna.

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