11.

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«Allora, sali?» chiese Law fermando l'auto proprio davanti a Steve.
«Ma in che senso?» chiese perplesso.
«Ho chiesto ai tuoi se posso rapirti per sta notte» disse con il suo solito e stupendo sorriso.
«Oh ok, e dove mi porti, sentiamo?» chiese di nuovo, aprendo la portiera della macchina e guardandolo con fare malizioso.
«Vedrai amore» rispose dandogli un bacio lungo e passionale.

Cinque minuti dopo, erano quasi arrivati in una sorta di S.P.A.
Munita di ogni sorta di comfort, piscine di acqua calda e una camera completamente arredata.
"woow" era stata la reazione del minore alla vista di tutto quello.
«Devi smetterla di viziarmi così, o potrei davvero abituarmi» gli disse evitando il suo sguardo, ma l'altro non voleva saperne e così lo abbracciò da dietro, andando poi a mordergli dolcemente il collo.
«Devo ancora farmi perdonare per l'altra volta» disse un po' cupo il maggiore, risvegliando nel più piccolo emozioni che stava cercando di reprimere.
Tutti i ricordi spingevano per emergere e la sensazione di essere ancora bloccato in quel giorno si fece pesante.
«Non fa niente, te l'ho già detto» rispose freddo.
«Vado a farmi una doccia...» lo informò.
«...da solo» aggiunse poi quando vide l'altro iniziare a spogliarsi.

Il ragazzo, aprì il rubinetto della doccia per iniziare a far riscaldare l'acqua, era ormai calata la sera e il freddo della montagna si stava facendo sentire.
Amava veder scorrere l'acqua, era una cosa che lo ipnotizzava e lo faceva rilassare.
Quando entrò invece, l'acqua iniziò a scorrergli addosso fluida e veloce e i ricordi di quella lite attraversarono il suo corpo con essa.
Negli ultimi giorni aveva avuto troppo da fare con il matrimonio per riuscire a pensare a se stesso per più di due secondi, in quanto testimone non riusciva neanche ad andare in bagno senza pensare al fatto che stesse sprecando tempo utile.
Adesso invece si stava rilassando, stava ripensando a quel giorno.
Stava ripensando alla settimana prima, quando durante una lite lui si era chiuso in bagno per evitare la discussione, "Che gesto maturo, complimenti" pensò, e l'altro in preda alla rabbia e alla frustrazione aveva usato il tono da Alpha per convincerlo a uscire.
Ricordava ancora la perdita di controllo che aveva avuto sul suo corpo, odiava non poter agire di propria volontà, odiava essere costretto dagli altri a fare cose che non voleva.
Ricordava i tentativi di resistere, la mano che si poggiava sulla maniglia e che faceva leva per aprirsi.
E infine ricordava gli occhi rossi e lo sguardo truce del suo compagno, ricordava anche la sensazione orribile di sottomissione che stava provando, il collo esposto, pronto per essere morso.
Ricordava i denti... i denti di quel ragazzo avvicinarsi pericolosamente al suo collo esposto, graffiargli la pelle e lasciargli dei segni rossi appena visibili.
La sensazione di impotenza continuava a premergli sul petto, non era riuscito a muoversi, non era riuscito a opporsi, ma sopratutto era rimasto li fermo, con la testa inclinata di lato per porgergli meglio il collo.
Anche se tutto quello lo faceva incazzare a morte, non riusciva a smettere di pensare al morso.
Forse quello che lo faceva arrabbiare di più era proprio quello, il non essere ancora stato morso, sembrava assurdo detto da uno come lui, ma non era arrabbiato perché l'altro aveva usato il potere da Alpha su di lui(cioè anche per quello ma), era arrabbiato perché Law non lo aveva ancora morso.
Era un pensiero assurdo e senza senso, lui non voleva essere morso, non voleva legarsi, aveva sempre vissuto con il pensiero di essere libero e di non farsi comandare da nessuno ma più ci pensava e più quel pensiero lo divorava dall'intero.
La doccia lo aiutava sempre a pensare, spesso lo faceva stare peggio ma lo faceva comunque pensare.
Raggiunta questa epifania, finì di insaponarsi e si sciacquò di fretta.
Si passò l'asciugamano in tutto il corpo e poi lo legò alla vita e con un altro provò ad asciugarsi i capelli, o almeno quel tanto che bastava per non prendersi un malanno.
Poggiò la mano sulla maniglia della porta bloccandosi, aveva deciso che glielo avrebbe detto, gli avrebbe confessato che lo amava, che voleva passare il resto della vita con lui e che sì, voleva essere morso.
Voleva essere suo e soltanto suo e voleva farlo sapere a tutti, come quando il maggiore imprimeva il suo odore su di lui con i succhiotti, tutti lo sentivano e lo sapevano, gli altri Alpha gli stavano lontani e lui si sentiva protetto anche senza il suo compagno presente.
Preso da un moto di coraggio improvviso, abbassò la maniglia della porta e fece per dire
«Devo dirti una co...» prima di essere interrotto dallo spettacolo che aveva davanti.
L'Alpha era sul letto, a quattro zampe, completamente nudo a eccezione per un paio di sospensori, aspetta ma quelli erano i SUOI sospensori.
In una mano aveva una bottiglietta di lubrificante e nell'altra...  beh l'altra aveva due dita dentro, si stava auto-preparando.
Solo dopo il minore si accorse che al collo portava un collare di cuoio, anche quello era suo, l'Omega lo indossava quando il maggiore era particolarmente voglioso e per evitare di essere morso utilizzavano quello.
Quella era decisamente una delle scene più eccitanti che avesse mai visto, lo sguardo perso ed eccitato dell'Alpha che si dava piacere da solo era qualcosa di incredibile, di colpo la voglia di fare suo quel ragazzo si impossesso dei suoi muscoli, il sangue defluì dal cervello alla parte bassa del corpo e i suoi pensieri si offuscarono.
Non era la prima volta che faceva l'attivo con quel ragazzo, avevano fatto spesso a turno ma mai si era eccitato così tanto e in così poco tempo.
Piano si avvicinò al ragazzo da dietro, baciando e leccando ogni lembo di pelle disponibile, dal collo fino a giù, nella fessura fra quelle due mele morbide che continuava ad allargare con le mani per farsi più spazio.
Il lubrificante fruttato rendeva il tutto più piacevole e il minore si ritrovò a sorridere ogni volta che l'Alpha tremava o gemeva (o entrambi) per colpa sua e della sua lingua.
«Basta, ti voglio dentro» sbottò il maggiore fra un ansimo e l'altro, facendo poi volare via i sospensori.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e in ben che non si dica, era dentro di lui, facendo avanti e indietro piano, per permettergli di abituarsi all'intrusione, aumentando poi le spinte, iniziando a sudare per l'eccitazione e lo sforzo di mantenere il ritmo mentre il ragazzo sotto di lui lo implorava di andare più veloce e più forte.
L'Omega adorava vederlo in quello stato e ogni volta pensava a quando si ritrovava lui a fare il passivo e alla soddisfazione che l'Alpha aveva stampata in faccia per essere riuscito a farlo urlare tra un ansimo e un gemito.
Era una cosa che lo faceva imbarazzare a morte, quell'Alpha era l'unico che gli facesse perdere il controllo in quel modo.
«Sto per venire, toccati» gli ordinò alla fine, amava dargli ordini durante il sesso, lo faceva anche quando faceva il passivo e l'Alpha non diceva mai di no.
Sapeva che al maggiore sarebbe bastato poco per venire, nelle condizioni in cui era.
«A-aspetta» balbettò quello sotto di lui.
«Voglio cambiare posizione» disse, facendolo uscire dal suo corpo e coricandosi di schiena, aprendo poi le gambe un po' imbarazzato e facendo rientrare il suo compagno.
Il ritmo e l'eccitazione ripresero nel giro di pochi colpi, l'Alpha era di nuovo in estasi e l'Omega stava facendo di tutto per non esplodere alla vista del suo compagno che godeva.
«Sto per...» provò a dire prima di essere interrotto.
«Mordimi» ordinò il maggiore, prendendo a masturbarsi velocemente.
Non aveva capito male, non aveva ne balbettato ne sussurrato, era stato chiaro e quello era un ordine bello e buono, uno di quelli che non ti fa ammettere obiezioni.
Così sporgendosi in avanti, leccò la parte di collo che voleva mordere e in risposta sentì che anche l'Alpha lo stava leccando sul collo.
Poi iniziò a fargli un succhiotto per preparare la zona a quello che sarebbe successo dopo e anche il maggiore fece lo stesso, ormai ne aveva la conferma.
Infine quando l'eccitazione fu troppa per entrambi, i due compagni affondarono i denti l'uno del collo dell'altro, unendo l'estasi dell'orgasmo al piacere indescrivibile del morso, non faceva male, anzi sembrava di avere un'altro orgasmo in corso.
Quella notte tante cose andarono nel posto giusto, finalmente si erano aperti l'uno all'altro, finalmente si appartenevano, adesso erano legati per sempre e niente avrebbe rotto quel legame, neanche la morte.

Demons ~ Omegaverse  Where stories live. Discover now