12 Aprile 2014 - Austin, Texas

Começar do início
                                    

Alex si era limitato a lanciare un'occhiata di traverso a suo fratello, seguendo il suo sguardo per incrociare la figura di Caterina che sembrava impegnata a discutere con… chiunque fosse il bello e tenebroso che alloggiava nel loro box dall’inizio delle qualifiche. Riportò gli occhi su suo fratello con uno sbuffo esasperato, quella situazione iniziava a infastidirlo e la testardaggine di quei due non aiutava.
Si strinse appena nelle spalle «Non ne ho idea,» commentò alla fine, i suoi occhi che tornavano a focalizzarsi sui tempi che era riuscito a rimediare in qualifica, non era andato male ma, considerando che la sua compagna di team partiva in pole, c’era sicuramente qualcosa che poteva migliorare e il lamentarsi di suo fratello stava diventando insopportabile perché la situazione in cui si trovava Marc era, per l’appunto, merito di Marc «e non dovrebbe interessarti, domani abbiamo una gara da correre.» concluse allungando un braccio per spintonarlo rischiando di farlo quasi cadere dal muretto sul quale si era accomodato.

«Non mi parla per mesi e poi invita nel box… quello?»

Il sospiro che aveva lasciato le labbra del più giovane venne seguito dal fruscio di fogli provocato dal modo in cui aveva chiuso la cartellina piena di appunti «Lei non ti parla, quindi perché non le vai a parlare tu? Piuttosto di continuare a lamentarti con me come se io potessi farle cambiare idea.» gli fece notare, alzando appena gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto mentre si voltava verso di lui per lanciargli un’occhiata scettica. I suoi occhi tracciarono appena un movimento dall’altra parte dei box, Caterina che si alzava dalla sua poltrona con un sorriso sulle labbra e il ragazzo (che davvero non aveva mai visto prima) che le passava un braccio attorno alle spalle con una familiarità che immaginava facesse ben poco per calmare suo fratello.
Nemmeno il fatto che suddetto ragazzo sembrasse uscito da una rivista di moda aiutava a dirla tutta, si passò una mano tra i capelli ancora scompigliati dal casco, tornando ad osservare suo fratello aspettandosi uno scoppio d’ira che immaginava sarebbe arrivato di lì a poco.

Marc però si limitò a sbuffare, scuotendo la testa prima di rubargli di mano le planimetrie del circuito concentrando il suo sguardo scuro sulle traiettorie tracciate a penna «Sai cosa? Hai ragione, non deve interessarmi, ha fatto la sua scelta, io devo solo agire di conseguenza.»
Il più giovane si limitò a storcere appena il naso, cercando di non contestare apertamente la convinzione di suo fratello.
Sapeva benissimo che non sarebbe stato così semplice.

*

Caterina Maggioli avrebbe mentito se avesse detto che avere Arturo attorno non era una distrazione da quello che sarebbe dovuto essere un weekend di lavoro, un weekend di studi infiniti e discussioni con il team che, in qualche modo, si era trasformato in una passeggiata sul viale dei ricordi con il suo amico.
Le nottate passate a dormire sui divani, le nottate passate a non dormire, le volte in cui avevano bevuto troppo, fumato troppo, si erano svegliati ai minimi termini in case semi distrutte solo per ricominciare a bere… forse ne avevano davvero combinate troppe quando ancora non avevano nient’altro di cui preoccuparsi, ma c’era qualcosa di davvero nostalgico nel pensare a quanto fosse ridicolmente più semplice la sua vita quando la sua preoccupazione maggiore era bere per dimenticare.
Ma quella non era più la sua vita, non poteva più esserlo.
Non le era stato mai più chiaro; perché, più Arturo vagava per i box, più lei si rendeva conto che mischiare quella ragazzina con la pilota professionista non avrebbe mai funzionato.

«Caterina, la gara. Nel caso prima o poi tu avessi intenzione di decidere finalmente che gomma usare, piuttosto che fissare il vuoto.» la voce di Max la riportò alla realtà, la sua mano destra che finalmente terminava il gesto di allacciarsi il guanto che doveva aver interrotto quando si era persa nelle sue riflessioni.

Un sospiro lasciò le sue labbra mentre scuoteva la testa «La soft, per fortuna non si consuma troppo e parto in pole, se tutto va come penso non dovrei finire nel gruppo, la soft potrebbe aiutare con la gara in solitaria.» dismise alla fine, la serie di informazioni che lasciavano le sue labbra con un tono di ovvietà che fece storcere il naso al suo manager. A Max non andava mai giù quel modo di rispondergli, ma se avesse vinto la gara non sarebbe importato e lei già sapeva che quella gara sarebbe andata bene; lo sentiva nelle dita ogni volta che si spostavano tra leva del freno e manopola del gas, nel modo in cui la moto reagiva al minimo movimento del suo corpo, alla calma che riverberava nella sua mente di solito così rumorosa.
Era una di quelle giornate in cui poteva dare tutto e se lo sentiva fino in fondo alle ossa.

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