12 Aprile 2014 - Austin, Texas

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Era confortante finire per l’ennesima volta al primo posto una sessione in moto, soprattutto durante un weekend di gara, soprattutto quando quella sessione non era una semplice prova libera ma, piuttosto le qualifiche in vista della gara del giorno dopo.

Evidentemente il circuito americano continuava ad andarle a genio nonostante tutto quello che era cambiato nella moto dall’anno prima e i cambiamenti si sentivano fin troppo bene. Il motore Honda, rispetto al KTM perdeva in potenza tanto quanto guadagnava in maneggevolezza e ancora non era sicura di poter affermare se quello fosse un miglioramento o no.

Era tornata nei box con un peso in meno sulle spalle, probabilmente anche perché aveva finito con le interviste per quel giorno e si era finalmente guadagnata la possibilità di tornare nel suo motorhome per seguire il resto della giornata di qualifiche; la sua litigata con Marquez non avrebbe di certo cambiato la sua passione per la MotoGP. Per quanto la riguardava, quello che era successo con lo spagnolo rimaneva un semplice capitolo della sua vita, interessante, ma ormai archiviato; aveva ripetuto fino allo sfinimento a Max che preferiva tenere la testa dove serviva, sulla pista, in sella alla moto, avrebbe sempre e comunque fatto volentieri a meno delle distrazioni.

Non importava quanto piacevoli potessero essere.

Era appena rientrata nel box azzurro in cui aveva passato buona parte degli ultimi due giorni quando aveva notato qualcosa di fuoriposto, o meglio, qualcuno di fuoriposto; perché era quasi sicura il ragazzo seduto elegantemente sulla sua sedia fosse… un sorriso le si allargò sulle labbra, i suoi occhi che cercavano quelli fin troppo soddisfatti del suo manager che sicuramente era il fautore della presenza del suo amico. Arturo non si sarebbe mai presentato a una gara altrimenti, soprattutto considerando che non si sentivano da quasi tre anni. Avrebbe dovuto davvero innalzare una statua in onore di Max prima o poi.

«Arty, questo è l’ultimo posto in cui mi aspettavo di rivederti.» aveva commentato, facendo sobbalzare il moro che, apparentemente, stava studiando con molta attenzione lo schermo sul quale passavano le immagini delle qualifiche di Moto2 ancora in corso.

«Sì, be’ magari la prossima volta che sei dalle mie parti per una gara potresti avvisarmi, invece di farmi contattare dal tuo manager, inizio a pensare che tu non voglia vedermi più ora che sei famosa.» il ragazzo le diede una lieve pacca sulla coscia ancora coperta dalla tuta, alzando lo sguardo verso di lei per rivolgere uno dei suoi soliti sorrisi tutti fossette che lo rendevano fin troppo appetibile alla maggior parte della popolazione femminile. La cosa peggiore? Arturo era perfettamente a conoscenza del suo essere attraente; il che lo rendeva esattamente il tipo di persona con cui le piaceva passare il tempo.

L’unico tipo di persona con cui si può andare a letto insieme una sera e con la quale si può andare a rimorchiare la sera dopo. Semplice, onesto, privo di regole o costrizioni; la relazione perfetta.

«Qualcuno qui lavora, non possiamo tutti studiare cinema come fai tu, no?» si limitò a fargli notare con tono piatto, appoggiando una mano sullo schienale della poltrona «E, a proposito di lavoro, stai occupando la mia sedia, ti sarei grata se potessi evitare.» e la sua intenzione era mantenere lo stesso tono con cui aveva iniziato, ma era dannatamente difficile quando non le interessava del posto sulla poltrona, e si era dovuta trattenere dallo scoppiare a ridere.

Il modo teatrale in cui l’aspirante regista si era tirato in piedi, sovrastandola di almeno una decina di centimetri, e si era passato una mano tra i capelli con un sospiro pesante e un «Come desidera signorina.» mentre le indicava il posto lasciato vuoto però avevano completamente distrutto la sua compostezza, facendole sfuggire una mezza risata che assomigliava più a uno sbuffo esasperato.
Poteva salutare il suo piano di concentrarsi solo sulla pista, se non altro avrebbe avuto un’ottima distrazione.

*

«E adesso quello chi sarebbe?»

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