IL SOLE E LA LUNA

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Claudio's pov

È stata una giornata piuttosto tranquilla. Alice ha passato tutto il tempo tra scrivania e biblioteca. Da quello che ho capito la Boschi le ha affidato uno dei suoi soliti compiti inutili. Stanno iniziando ad annoiare pure me, lo devo ammettere. All'inizio erano giustificati, l'intenzione era quella di convincerla a mollare, ma ora... che senso ha? Lo sappiamo tutti che non mollerà mai. E poi si sta dimostrando un'ottima studentessa. Non ditele che l'ho detto.
Ogni tanto mi alzavo a sgranchirmi le gambe solo per andarla a guardare studiare. Mi incantavo a guardarla. La testa china sui libri, lo sguardo concentrato ed il tappo della penna tra i denti. Lo fa sempre quando studia e si isola totalmente dal resto del mondo... sempre con quella penna tra i denti per mordicchiarla.
Mi prendo solo una pausa durante tutta la giornata, oltre a quella per il pranzo ed il caffè, per andare a compare una cosa.
Sono le 18.25 quando vado da lei vedendola ancor presa dai libri.
"Sacrofano, ora basta. Hai studiato tutto il giorno, finisci domani dai." Ha gli occhi rossi dalla stanchezza ed un sorriso di tenerezza si delinea sulle mie labbra. "... Forza, ti accompagno a casa."
Non mi risponde nemmeno, si alza e dopo aver sistemato tutto e aver raccolto le sue cose, mi si affianca seguendomi alla macchina.
Facciamo il viaggio in silenzio. Lei si è addormentata poco dopo aver messo in moto e non ho voluto svegliarla. Solo quando arriviamo sotto casa sua la richiamo dal mondo dei sogni.
Vorrei dirle che possiamo rimandare la cena se vuole, così può riposare, ma dobbiamo parlare, è importante e non possiamo più rinviare questo momento.
"Ti passo a prendere alle 20.00 ok?" le chiedo facendole una carezza sulla guancia, al che lei risponde poggiandosi ancora di più sulla mia mano sorridendomi.
Scende dalla mia bimba e appena varca il portone rimetto in moto e vado a casa.
Mangeremo a casa mia. In ristorante non avremmo la giusta privacy.
Per fortuna oggi è venuta Eleonora a fare le pulizie e rifornirmi di cibo e non devo mettermi io a fare ordine. Quella donna è una santa. Devo solo pensare alla cena... di sicuro no lasagne: considerato quanto bene mi ha parlato di quelle che fa sua nonna, preferisco evitare brutte figure. Carbonara? Io sono un maestro nel cucinarla. Vada per la carbonara.
Appena rientrato in casa poggio tutto sul divano e mi getto sotto la doccia. Non sono nemmeno le 19.00, ho un'ora abbondante prima di dover passare a recuperare Alice. Aggiungiamoci pure la sua mezz'ora di ritardo e otteniamo che ho a disposizione tutto il tempo che voglio.
Dopo una doccia durata più del dovuto, ancora gocciolante acqua dai capelli arruffati ed un asciugamano in vita torno in camera a scegliere l'abbigliamento della serata e siccome ho scoperto che la mia dolce allieva mi trova più affascinante in versione casual, opto per jeans chiari accompagnati da una camicia bianca; maniche rimboccate e primi tre bottoni aperti. Capelli leggermente scompigliati, Declaration e sono pronto. Le 19.33. In perfetto orario. E siccome la pasta la preparerò dopo, mi prendo gli ultimi dieci minuti a mia disposizione per preparare una sorpresina. Spero la gradisca...
Alle 19.59 sono puntuale sotto casa sua e le scrivo un messaggio per avvertirla e con la speranza che non mi faccia attendere troppo.

Sono sotto casa tua. Vedi di non farmi morire di vecchiaia qua sotto.
CC

Ma d'altra parte non sarebbe lei se non avesse almeno venti minuti di ritardo. Mi sbaglio?
Visualizza ma non risponde. Dopo dieci minuti eccola. È incantevole ed io non posso fare a meno che ammirarla...
È vestita di una gonna a balze rosso porpora che le arriva sopra le ginocchia sul davanti e poco più lunga dietro, accompagnata da una camicetta nera senza maniche ed un filo di trucco. I capelli mossi le ricadono leggeri sulle spalle. È una visione... ed io mi sto rincoglionendo!
Le vado incontro senza distoglierle gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
"Sei bellissima..." le sussurro vicino all'orecchio. Abbassa il viso imbarazzata, ma riesco comunque a vedere le sue guance colorarsi di rosso. Dopo tutto questo tempo ancora si imbarazza... non è adorabile? Ok, ora basta. Rinchiudetemi in un manicomio vi supplico!
Le apro la portiera e la faccio accomodare nella mia macchina.
"Grazie" cos'è tutta questa timidezza? Sono sempre io, mica uno sconosciuto. Le sorrido e metto in moto. In un quarto d'ora siamo a casa mia.
"Accomodati" lasciandola passare prima di me. "... fai come fossi a casa tua."
Poggio le chiavi sul tavolino in ingresso e la raggiungo in salotto. Nonostante non sia la prima volta che viene a casa mia, la trovo a girare per il salotto osservando tutto quello che si ritrova davanti. Per l'ennesima volta mi soffermo ad ammirarla.
"Mentre tu fai perlustrazione, vado di là a preparare la cena..."
"Scusa. Non volevo curiosare..." è la prima volta che la sento scusarsi per la sua curiosità.
"Non hai nulla di cui scusarti" la rassicuro per poi andare in cucina.
Tiro fuori tutto l'occorrente ed inizio la mia opera culinaria.
"Posso aiutarti?" mi chiede una voce alle mie spalle.
"Preferirei non morire avvelenato ed evitare che tu ti tagli con il coltello, ma se vuoi puoi preparare la tavola..." un po' di stronzaggine ci voleva. Oggi non ho compiuto nessuna cattiveria...
"Dammi un bisturi e testerai sulla tua pelle come me la cavo con gli oggetti affilati!" mi risponde infastidita dalla mia affermazione e non posso fare a meno che ridere della sua reazione.
Nonostante questa sua contestazione, inizia a preparare la tavola chiedendomi ogni tanto dove trovare le cose. Nel frattempo preparo le uova.
"Ho finito. C'è altro?" speravo di poter evitare...
"Se vuoi c'è da tagliare il guanciale a cubetti... così mi potrai dimostrare quanto sei abile con i coltelli... ma vedi di non sporcare nulla di sangue."
Mi fa la linguaccia e poi inizia il compito che le ho affidato. In effetti non se la cava male... ero già pronto a ripulire la lama del coltello dal suo sangue.
Terminato tutto, dobbiamo solo aspettare che tutto finisca di cuocersi.
"Finisco io qui. Vai pure a sederti adesso..." la invito dolcemente.
In dieci minuti tutto è pronto e porto i piatti in tavola.
"Buon appetito" posandole il piatto davanti.
"A te"
Non parliamo, non sembrano servire parole... bastano i nostri sguardi ed i suoi sorrisi. Credo di capire Dante quando paragonava Beatrice ad un angelo...
Finito inizio a spreparare e quando lei mi porge il suo piatto le nostre mani si sfiorano... non so nemmeno descrivere la sensazione che mi ha attraversato il corpo in quel momento...
I piatti li laverò in seguito.
"Vieni. Ho una cosa per te..." prendendola per mano la conduco al centro della sala "... aspettami qui" e vado in camera a recuperare una scatolina.
Senza che se ne accorga le arrivo alle spalle e facendole passare le mie mani davanti al volto per arrivarle al collo, faccio adagiare un ciondolo sul petto. Rappresenta un sole che abbraccia la luna. Il sole è in oro giallo, mentre la luna in oro bianco.
Allacciatole il gancetto dietro al collo le poggio le mani sulla sua pelle accarezzandole le spalle e scendendo poi sulle braccia. Le labbra ad accarezzarle la nuca ed il mio respiro a solleticarla dietro l'orecchio. Lei non si muove. Inspira ed il petto si alza. Sento suono del suo cuore martellarle nel petto, tanto è forte il battito. Inclina la testa leggermente indietro.
"Claudio..." sussurra con voce strozzata "... dovevamo parlare"
"Alice... vuoi davvero rovinare questo momento?" chiedo con le labbra che le sfiorano l'incavo del collo, inspirando il suo dolce profumo.
Mi si accelera il battito, il respiro mi si fa affannato.
Poggio le mani sui suoi fianchi ed inizio a lasciarle leggeri baci sulla spalla, sul collo... la faccio voltare verso di me i proseguo la mia risalita fino alla mascella. Arrivo all'angolo della bocca e mi fermo. Non resisto più. Ho bisogno di lei, delle sue labbra... ma ho bisogno che lo voglia anche lei. La desidero e so che anche lei desidera me, ma voglio il suo consenso... non voglio che mi ripeta un'altra volta che è stato tutto uno sbaglio...
Un cenno del suo capo e in un attimo torno a baciarla. La bacio come non ho mai fatto, con tutta la consapevolezza di quello che provo per lei.
Mi abbasso un po', in modo da permettermi di far scivolare le mani fino alle sue cosce e tirandola su le faccio allacciare le gambe intorno alla mia vita. Non stacco nemmeno per un momento le mie labbra dalle sue, dal suo viso, dal suo collo, dalla sua pelle...
È la mia droga. È ufficiale: sono totalmente andato.
Cammino fino alla mia camera e la adagio sul letto, piano con calma, senza alcuna fretta. Voglio godermi questi attimi al massimo...
Lei continua ad assecondarmi, le braccia attorno al colle, le dita tra i capelli e le gambe che mi tengono stretto a lei...
La faccio stendere e abbandonando il suo viso, vado a baciarle il ventre piatto. Infilo le mani sotto la sua camicetta ed inizio ad alzargliela. Era così tanto che lo desideravo...
Torno a salire lasciandole una scia di baci fino alla base del collo. Lei inizia a sbottonarmi la camicia... accarezza leggera il mio petto... delicatamente me la sfila dalle spalle...
Non credo nell'amore, ma allora come si chiama questo? Io proprio non lo so... so solo che non posso più fare a meno di lei.

L'allieva - Scelte che cambiano la vitaWhere stories live. Discover now