65- Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio

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Fissavo il soffitto da più di mezz'ora con le braccia distese lungo i fianchi e un solo pensiero per la testa: Ethan. Volevo chiamarlo, per sapere cosa stesse facendo, per sapere come stesse oppure per chiedergli di vederci e chiarire. Ma non potevo farlo, non se avevo paura della sua reazione. Sapevo che non era del tutto colpa mia. Era stato lui ad essere andato a letto con Isabel, ad avermi cacciata di casa. Ma ero stata io a prendere forse troppo seriamente la cosa, a reagire bruscamente e...
Cavolo Jess,basta con queste paranoie! Domani ci parli e,vedrai,tutto sarà come prima!
Balzai in piedi dal letto, iniziando a camminare per la stanza. Si, per una volta dovevo ascoltare il mio subconscio. Dovevo smetterla di pensare a ciò che era accaduto, smetterla di darmi la colpa e dargli la colpa. A scuola avrei parlato chiaramente con lui e capito cosa pensava e provava veramente.
E se fosse innamorato di me? Insomma,desiderava fossi gelosa di lui e Isabel,no? E ora? Come farò?
Scacciai un urlo, non ne potevo più di tutti questi pensieri. Presi un libro dalla scrivania e lo scaraventai a terra. Ero troppo frustrata.
<<Ti senti bene?>> vidi Justin sbucare dalla porta della stanza, non aveva neanche bussato.
<<Si bussa>> puntualizzai.
<<L'ho fatto, ma eri troppo impegnata nel lancio del giavellotto per sentirmi>> indicò il libro di storia buttato a terra, che mi affrettai a raccogliere. Entrò completamente nella stanza, senza neanche essere invitato, chiudendosi poi la porta alle spalle. Poggió la schiena ad essa.
<<Quindi? Che succede?>> domandò di nuovo, puntando i suoi occhi nei miei.
<<Niente>> sbuffai, sedendomi sul bordo del letto <<Ci metterei troppo a spiegarti la situazione>>
<<Sei fortunata, allora. Ho perso a fifa, perciò ora tocca a Zac e Tyler giocare. Ho tempo per ascoltarti>> si sedette anche lui sul letto, di fronte a me. Mi stupii della sua risposta. Io e Justin non ci eravamo mai sopportati tanto, lo consideravo troppo presuntuoso, ma con il tempo questa opinione stava cambiando. Sospirai profondamente. Una parte di me non voleva parlare di ciò che era successo perché non potevo ancora fidarmi del tutto di lui. Ma l'altra mi spingeva ad aprire bocca perché avevo bisogno di sfogarmi, di dire cosa mi turbava.
<<Ho discusso con Ethan, poco fa>>
<<Ah si? Posso sapere perché?>>
<<Sono andata a trovarlo e...in casa sua c'era Isabel. Ti lascio immaginare cosa stavano facendo>> distolsi un attimo lo sguardo per puntarlo sul telefono. Ancora nessun messaggio o chiamata.
<<Vedo che ha dimenticato in fretta Logan>> forzò un sorriso <<E cos'è successo poi?>>
<<Ha cacciato Isabel di casa per chiarire con me, ma alla fine abbiamo discusso. Lui ha ammesso di...voleva che io fossi gelosa di ciò che era successo con Isabel>> alzò un sopracciglio.
<<Davvero?>> annuii <<Cavolo Jess! È proprio cotto!>>
Restai in silenzio per un attimo, non sapendo come ribattere.
<<Quando ci siamo baciati->>
<<Aspetta, che? Vi siete baciati? Tyler lo sa?>>
<<Certo che lo sa. Ma è successo parecchio tempo fa e pensavo non fosse stato così importante per Ethan>>
<<Ma a quanto pare ti sbagliavi>>
<<Justin, non so veramente cosa fare>> lo guardai implorante <<Non voglio perderlo, è diventato in poco tempo una persona importante. Ci tengo a lui, alla nostra amicizia>>
<<Lo so e si vede>>
<<Non ho il coraggio di andare lì e chiedergli chiaramente se a lui piaccio>>
<<Beh, dovrai farlo prima o poi, no? O vuoi rimanere per sempre con il dubbio?>> lo fissai intensamente. Aveva ragione, ma sentivo di non potercela fare <<Senti Jess, se lui tiene veramente a te, vedrai che non reagirà male. Se si allontanerà, invece, capirai che è da sempre stato un falso e anche bugiardo>> scrollò le spalle <<Oppure, l'alternativa è ignorarlo. Ma non penso che riuscirai a farlo>>
<<No, non ce la farei>> ammisi <<E non mi sembra neanche corretto>>
<<Perfetto. Allora parlaci. Domani però, ora basta pensarci>>
<<Si, hai ragione. Piuttosto, tu come stai?>> domandai. Ero curiosa di saperlo. Anche se le cose che mi aveva appena detto nel profondo già le sapevo, mi era stato d'aiuto. Insomma, chi avrebbe mai detto che potesse essere un bravo ascoltatore e consigliere?
<<Tutto uguale. Sai, ho trovato lavoro in un pub. Solo il venerdì e il sabato per ora>> confesssò. Sembrava felice
<<Ma dai? E come mai cercavi lavoro?>> chinò la testa, visibilmente imbarazzato.
<<Vorrei portare Chloe in Italia. È un suo grande sogno, e voglio farlo con i miei soldi. Non voglio chiedere niente a nessuno>>
<<Chloe?>> era un gesto bellissimo il suo, mi aveva colpita. Anche se la sua situazione con Chloe non si era ancora risolta.
<<Si>> era sicuro della sua risposta <<Voglio tornare con lei, la amo veramente Jess>>
<<Sono sicura che ci riuscirai>> lo incoraggiai e lui sorrise. Si venne a creare un silenzio strano, che decisi di interrompere con la prima cosa che mi venne in mente.
<<Ma questa partita non finisce più?>>
<<Cavolo è vero! Vado a controllare allora>>
<<Okay>> prima che potesse uscire lo richiamai <<Justin, grazie di tutto>>
<<Non c'è di che...ma non farne bocca con nessuno e non abituarti a questa gentilezza>> e se ne andò facendomi ridere.
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La mattina seguente mi svegliai di malumore, con un forte mal di testa. Raggiunsi il bagno con gli occhi ancora chiusi, non sapevo neanche che vestiti avevo scelto. Mi guardai allo specchio, pentendomi subito dopo di averlo fatto. Avevo delle occhiaie da paura, i capelli spettinati e tanta voglia di tornare a dormire. Decisi di farmi una doccia veloce. Indossai l'accappatoio e pettinai i capelli, giusto per renderli quel minimo presentabili.
Venti minuti dopo ero fuori dal bagno, mi ero fatta una coda alta perché i capelli facevano pietà anche dopo averli pettinati. Feci velocemente lo zaino, visto che la sera prima mi ero dimenticata. Non riuscivo a chiudere la zip per quanto era pieno. Mi stavo innervosendo. Bussarono alla porta proprio in quel momento ed io risposi con un "avanti" abbastanza scocciato. Mia madre fece la sua entrata di scena con un vassoio in mano, contenente una ciambella e un bicchiere di succo alla pesca. Le sorrisi.
<<Grazie mamma>> le stampai un bacio sulla guancia quando si avvicinò a me.
<<Dai, mangia, te lo chiudo io>> mi porse il vassoio, che posai sulla scrivania. Mi accomodai sulla sedia mentre mia madre si impegnava a chiudere la zip di quel dannato zaino.
<<Non puo togliere almeno un libro?>> domandò riprendendo fiato. Tolsi quello di chimica visto che era un mattone. Adesso ci riuscii.
<<Finalmente!>> esclamò soddisfatta. 
<<Hai una brutta cera tesoro>> in effetti avevo ancora un forte mal di testa <<Sicura di sentirti bene?>>
<<Mi fa male la testa, ma niente di che>> scrollai le spalle. Mi posò la mano sulla fronte.
<<No, la febbre non ce l'hai>> abbozzò un sorriso <<Va bene se oggi ti accompagno io a scuola?>>
<<Certo, va più che bene! Ma non lavori?>>
<<Si, ma il mio turno inizia più tardi>> si sedette sul bordo del letto ancora sfatto.
<<Quando iniziano i corsi pomeridiani?>> domandai mentre mangiavo la ciambella, solo per intrattenere una conversazione. Estrasse il telefono dalla tasca dei jeans neri che fasciavano perfettamente le gambe snelle.
<<Dovrebbero iniziare...oggi. Si, oggi pomeriggio hai il corso di recupero di francese>> mi informò, per poi riporre il telefono in tasca.
<<Francese? Ma lo odio!> esclamai.
<<Si, lo so. Ma vai male e devi recuperare>> sbuffai.
<<A quali altri corsi mi hai segnata? Quante volte alla settimana?>>
<<Il martedi hai francese, il giovedi tedesco e venerdì chimica. Devi recupare anche altre materie ma non ci sono i recuperi di tutte. Durano tutti un'ora e mezza e finiscono tra un mese>> cercai di nascondere il nervosismo.
Era ora di andare. Indossai le scarpe da ginnastica, quel giorno avevo educazione fisica, e il giubotto. Poi caricai lo zaino in spalla e uscii di casa. Il viaggio lo affrontai in silenzio, concentrata a sentire la musica trasmessa alla radio. Arrivata a scuola salutai velocemente mia madre per poi correre verso l'aula. Mi sedetti sempre accanto a Zac che quella mattina sembrava triste e di poche parole, perciò decisi di non disturbarlo. Il prof di chimica, bel modo di iniziare la giornata, entrò in classe senza neanche dire buongiorno. Nella classe calò il silenzio, tutti guardavo il prof.
<<Verifica>> ci comunicò. E bastarono quelle parole a farmi quasi svenire. Verifica di cosa esattamente? Non sapevo niente io!
<<Scusi prof?>> Jennifer era più sconvolta di me <<stiamo per fare una verifica? Ho sentito bene?>>
<<Si, ha sentito benissimo signorina>> il prof la fissò.
<<Ma prof, lei non ci aveva detto niente>> ribattè un altro ragazzo.
<<Non devo per forza avvertirvi. Adesso basta lamentarvi, non siete all'asilo>> Si alzò per consegnarci una scheda, in cui c'erano scritte cose di cui non sapevo neanche l'esistenza. Quando presi il foglio tra le mani, mi accorsi che non era solo un foglio, bensì tre. Ero finita. Avevamo un'ora per fare tutta quella roba e vidi gente che, appena iniziò il tempo, si gettò a scrivere. Altri invece che, come me, non sapevano neanche da dove iniziare. Il prof stava scrivendo qualcosa su un quadernino, lo stesso che usava per scegliere gli interrogati o mettere i voti. Mi guardai intorno e mi focalozzai soprattutto su Ethan che mordicchiava il tappo della penna.
<<Scrivi almeno il tuo nome Jess>> consigliò Zac in un sussurro. Il prof si alzò dalla cattedra e iniziò a fare il giro della classe per guardare quello che avevamo scritto.
<<Non sai proprio niente Ross?>> domandò con un tono di voce deluso.
<<Prof mi dispiace ma per oggi non sono preparata> sospirai rassegnata. Non avrei mai recuperato quella materia, ne ero sicura <<Anzi se vuole può riprendere il foglio>> glielo porsi ma lui scosse la testa.
<<Deve aspettare lo scadere del tempo. Non ricordi neanche qualcosa detta in classe?>> inarcò un sopracciglio, scettico.
<<No>> puntai lo sguardo sulla scheda.
<<Provi a ragionare>> mi spronò.
<<Prof non so proprio da dove iniziare, dico sul serio. Mi dispiace davvero>>
<<Sono sicuro che i corsi pomeridiani l'aiuteranno>> successivamente tornò alla cattedra.
Quando la campanella suonò io mi sentii morire. Oltre ad avere ancora un mal di testa allucinante, avevo lasciato i fogli completamente in bianco. Il prof sorrise, come per confortarmi, ma non servii a nulla. Sentivo un senso di colpa immenso, sapevo di aver deluso mia madre. Uscita dalla classe raggiunsi Tyler e gli altri vicino all'armadietto di Zac.
<<Ciao>> salutai, amareggiata.
<<Ehi Jess>> Justin mi sorrise.
<<Bellissima>> Tyler venne verso di me per stamparmi un bacio sulla fronte. Era cosi dolce con me.
<<Come è andata la verifica?>> domandò Zac con un velo di ironia
<<Non fare lo spiritoso, sai perfettamente che non ho scritto niente>> incrociai le braccia al petto.
<<Niente? Davvero?>> chiese Logan, visibilmente sorpreso. Confermai con un cenno del capo.
<<Siamo in due allora>> Justin strizzò l'occhio nella mia direzione. Il nostro rapporto stava cambiando e ne ero felice. Insomma, un amico in più, soprattutto in un momento come questo, mi avrebbe fatto solo del bene.
<<Tu oggi pomeriggio inizi quei schifosi corsi, vero?>> Tyler circondò le mie spalle con il braccio.
<<Purtroppo si. Ho il recupero di francese>>
<<Divertente!>> Zac alzò gli occhi al cielo <<Mi dispiace per te>>
<<Anche a me dispiace>> dissi. Proprio in quel momento Ethan passò davanti a me, fino a raggiungere l'uscita. Estrasse dalla tasca posteriore dei jeans il suo iphone. Lo guardai in tutti i suoi movimenti, fin quando non andò verso un gruppo di ragazzi di quinto, che sembravano poco affidabili.
<<Non hai risolto ancora niente con lui?>> Tyler mi rivolse una sguardo rapido, per poi concentrarsi di nuovo sul mio amico.
<<No, non mi ha rivolto la parola>>
<<Certo che è proprio strano>> Logan lo fulminò con lo sguardo
<<Per questo si trova in sintonia con Isabel>> ribattè Zac.
<<Sono diventati scopamici, quindi?>> Justin si chinò per allacciarsi la scarpa.
<<Non lo so e non mi interessa neanche>> sbuffai.
<<Qualcuno qui è geloso?>> scherzò Zac, ricevendo però solo un'occhiataccia da parte di Logan e il mio fratellastro.
<<No, affatto. È solo che non mi capacito di come loro due siano finiti insieme. Soprattutto Ethan sá quanto odio quella ragazza>>
<<Si può sapere cosa ti ha fatto?>> chiese Logan infastidito. Lo ignorai.
La stava difendendo percaso?
<<Amico, basta difederla>> Tyler lo rimproverò <<È una stronza, lo sai anche tu. Ci ha messo un giorno per rimpiazzarti>>
<<Si ma->>
<<Ma niente, fratello>> Justin si sistemó il berretto, che in teoria a scuola non poteva tenere. I prof neanche gli dicevano più niente, sapevano che lui l'avrebbe tenuto comunque <<Ha ragione Tyler. Quella ragazza è identica a Jennifer>>
<<Sono d'accordo>> lo appoggiai.
<<Anzi>> continuò Justin <<Forse è anche peggio>> la campanella che segnava la fine della ricreazione suonò. Adesso era l'ora di educazione fisica. Non ero un'amante dello sport. Certo, da piccola l'avevo sempre praticato, ma non avevo una preferenza. La professoressa Martin, donna di circa quarantacinque anni, ci portò in palestra, esigendo il silenzio. Oggi avremmo giocato a pallavolo, il gioco che più odiavo. Oltre a non essere brava mi annoiava parecchio. Dopo aver fatto venti fottuti giri di corsa, i capitani delle due squadre, Justin e Kyle, iniziarono a scegliere i componenti della loro squardra. E mentre aspettavo di essere chiamata, vidi Ethan ridere con Isabel. Il mio cuore perse un battito, strinsi istintivamente le mani a pugno. Pregai che fosse tutto un sogno. No, Ethan non poteva rimpiazzarmi cosi facilmente.
Non lo farà
A me sembrava di si, invece. Quello che vidi mi causò una forte fitta al petto.
Ethan tiene troppo a te
E perché mi stava ignorando, allora?
Solo lui poteva darmi una risposta concreta.
<<Jess, ci sei?>> Justin mi richiamò
<<È?>> Tyler e Logan risero.
<<Vieni qui. Sei in squadra con me>> la partita iniziò qualche minuto dopo. In quel momento io non ero in campo, per fortuna. Sarei dovuta entrare dopo Logan e Chloe. Ethan invece si, era in campo, Isabel lo stava divorando con gli occhi. Loro erano in squadra con Kyle, che era molto bravo a giocare. Sentivo gli occhi di qualcuno puntati su di me. Quando mi voltai per vedere di chi si trattasse, mi accorsi che era Chloe, che voltò la testa di scatto. Sospirai nel vederla cosi imbarazzata. Presa da un momento di coraggio, decisi di richiamarla. Quando sentì pronunciare il suo nome dalle mia labbra, sgranò gli occhi. Le indicai il posto vuoto affianco a me e lei venne con passo incerto ad occuparlo.
<<Ciao>> mi salutò impacciata
<<Ciao>> sorrisi <<È successo qualcosa?>>
<<Potrei farti la stessa domanda>>
<<Ma te l'ho fatta prima io>> le feci notare. Non potè trattenere un sorriso <<Come mai mi stavi guardando?>> le guance le si tinsero di rosso, l'avevo colta alla sprovvista.
<<Ecco io...stavo pensando>>
<<A cosa?>>
<<A ciò che può essere successo tra te e Isabel. La guardi da quando siamo in palestra. Lo stesso vale per Ethan>>
<<Storia lunga>> risposi, senza però distogliere lo sguardo da quei tre.
<<Ah>> Chloe si schiarì la gola. Mi guardò di sottecchi per parecchie volte, cercando però di non farsi notare. Sosprai profondamente. Non sapevo se parlare di ciò che era accaduto o lasciar perdere. Insomma, potevo fidarmi di lei? Per una volta decisi, però, di fare solo ciò che la testa mi consigliava. Così, proprio mentre stavo per aprire bocca, gli occhi di Ethan incrociarono i miei. Il fiato mi si mozzò in gola.
Morsi l'interno guancia e mi ritrovai a pensare ad alcune parole pronunciate da lui in passato, prima che mi ignorasse palesemente. I ricordi anche più remoti tornarono a galla, solo grazie ad uno sguardo. Mi tornò in mente del ballo invernale, quello in cui Ethan e Kyle avevano avuto una rissa. E pensare che il quel momento erano in squadra insieme.
<<Jessica?>> una voce mi chiamò da dietro le spalle,cosi voltai la testa. Si trattava di Ethan,vestito super elegante. Era veramente bellissimo!
<<In carne ed ossa>>
<<Wow...sei meravigliosa!>> esclamò,poi sorseggiò la bevanda dentro il bicchiere.
<<Sei bello anche tu>>
Oppure il nostro primo bacio. Si, quello era stato parecchio strano. Ricordavo ancora la storia della sua vita, la stessa che mi aveva commosso. Diceva che non avrebbe mai dimenticato il dolore che si prova ad essere abbandonati. Eppure era stato lui stesso ad abbandonarmi. Ricordai le nostre prime ltigate, le incomprensioni, la rabbia, l'affetto. Fino ad arrivare a poche sere prima, quando l'avevo chiamato nel cuore della notte per colpa di un incubo. La cosa che più mi aveva colpita era stato il tatuaggio
<<L'ancora ha un significato estremamente profondo per me. Significa che tutti noi dobbiamo avere la forza di salvarci da soli, sempre. Ma dobbiamo avere anche il coraggio di chiedere aiuto quando serve>> fece una pausa <<E rappresenta anche le persone in grado di aiutarti. Come te. Mi hai salvato Jess>> mi fissò intensamente <<Tu sei la mia ancora>>
Quelle parole mi erano rimaste dentro, proprio come un tatuaggio. Non le avrei mai dimenticate. Forse mi ero fidata troppo di lui, del suo animo gentile e del suo modo di fare strafottente ma al contempo affascinante. Forse avevo sbagliato, di nuovo. La prof fischiò, toccava a me entrare. Mimai un "scusami" a Chloe, che si trovava in campo a giocare, perché l'avevo completamente ignorata. Ma lei, sorridendo, scrolló le spalle. Mi fece capire che avremmo parlato dopo. Mi alzai da terra e entrai in campo.

Il Mio Amato Fratellastro (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora