20- Non può essere successo!

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<<Che succede qui?>>
Jennifer si avvicinò a noi ed io spinsi Tyler lontano da me.
<<Niente amore, stavamo chiarendo una cosa. Cosa vuoi che succeda?>> rispose Tyler in tutta tranquillità.
<<Chiarendo? Eravate ad un millimetro di distanza!>> esclamò lei.
<<Ma che dici!>>
<<Illusione ottica>> decisi di intervenire <<Sai a volte capita anche a me>>
<<Si Jen, illusione ottica>> confermò Tyler. Jennifer alzò gli occhi al cielo per poi dire.
<<Si, come no. Andiamo Ty?>> lui annuì e andarono in camera sua.
In quel momento suonarono al campanello e balzai dal letto per andare ad aprire. Quando arrivai al piano di sotto, Tyler aveva già aperto la porta.
<<Kyle? Che ci fai qui?>> chiesi aggrottando le sopracciglia.
<<Sono venuto per stare un pò con te>> si avvicinò a me per poi baciarmi. Restai paralizzata, gli occhi sgranati, e lo sguardo di Tyler fisso su di noi.
<<Siete una bellissima coppia!>> esclamò Jennifer facendo spuntare un sorriso sul volto di Kyle <<Proprio come me e Tyler, non è vero amore mio?>> disse avvicinandosi a lui e dandogli un bacio sulla guancia.
<<Andiamo in camera tua Jess?>> chiese Kyle girandosi nuovamente verso di me.
<<Andiamo>>
<<Andrete alla festa di Mark? Quello del quinto anno?>> ci domandò Tyler.
<<Credo di si>> dissi <<tu Kyle?>>
<<Ovvio, è uno dei miei migliori amici. Allora ci rivediamo lì Tyler?>>
<<Io verrò, ma vederti rovinerebbe il mio divertimento. Quindi no>> lo sfidò con un sorriso beffardo, così Kyle mi prese per il braccio per poi chiudere la porta della stanza.
<<Mi hai fatto male!>> esclamai portando la mano sul braccio dolorante.
<<Scusa>> disse avvicinandosi a me <<è che quel ragazzo mi fa salire il nervoso>> sbuffò e si sedette sulla sedia, incrociando le braccia al petto. Oggi indossava una felpa grigia con il cappuccio e dei jeans. Lo osservai attentamente. Mi sedetti sul letto e iniziai a dire parole a caso senza capirne il senso.
<<Jessica, non capisco niente, spiegami meglio>> disse. Mi morsi il labbro inferiore e poi parlai.
<<Ecco Kyle, è da un pò di tempo che vorrei dirti una cosa molto importante>> mi spronó a continuare e così feci <<Io...>> ad interrompermi fu il mio telefono. Era Michael.
<<Michael che succede?>> sgranai gli occhi <<Che cosa? Arriviamo subito!>>
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L'ospedale. Il luogo che odiavo di piú al mondo.
Subito dopo aver ricevuto la chiamata di Michael ero corsa in camere di Tyler per avvisarlo che mia madre era finita in ospedale, così era scattato in piedi, allarmato. Purtroppo erano venuti con noi anche Jennifer e Kyle e, anche se mi infastidiva averli accanto in un momento familiare, non potevo farci niente.
Arrivati all'ospedale, Michael era lì, seduto su una sedia con gli occhi rossi pieni di lacrime. E quella scena mi fece piangere più di prima, perché i ricordi riaffiorarono nella mia mente.

<<Dove stai andando papà?>> chiesi. Avevo solo otto anni, una bambina ingenua che in quel momento teneva un pallone in mano.
<<Tornerò tra poco tempo, Jessica>> rispose accarezzando i miei capelli, ma barcollava e questo dimostrava che avesse già bevuto. Era davanti la sua macchina e una donna aveva appena aperto lo sportello. Salirono in macchina e se ne andarono via...lasciandomi sola in una giornata d'estate. Mia madre era al lavoro e sarebbe tornata dopo poco. Rimasi fuori al giardino della casa, seduta a terra con il pallone in mano, aspettando mio padre che però non tornò quel giorno. Non tornò mai più.
E così successe tutti gli altri giorni, mesi, anni. Giorni sprecati a piangere, a guardare la strada ad aspettare di vedere la sua auto e lui scendere dalla macchina e scusarsi per tutto quello che ci aveva fatto in quegli anni. Ma non successe mai... Fin quando ormai, a tredici anni, mi ero stancata di aspettarlo. Mia madre ormai non lo aspettava più perché sapeva che non sarebbe tornato. A quattordici anni buttai tutte le foto e ricordi con lui. Piangevo ancora spesso per non aver mai avuto un padre, per essere stata presa in giro. Non gli importava di me, di sua figlia. Lui se ne era andato, dopo anni di maltrattamenti. E non sarebbe mai tornato. Ma, nonostante tutto, l'assenza di un padre, seppur cattivo, si faceva sentire.

<<Jessica, ei>> Dopo essermi risvegliata dai miei pensieri, mi accorsi di essermi accovacciata a terra, in un angolo, sotto lo sguardo di tutti. Kyle mi aiutò a tirarmi su e mi abbracciò forte. Ma io non desideravo stare tra le sue braccia, bensì tra quelle di Tyler.
<<Mi dispiace>> disse Kyle stringendomi ancora di più.
<<Mi dispiace? Sei serio? È l'unica cosa che sai dirgli?!>> Kyle mi allontanò appena sentimmo la voce di Tyler rimbombante per il reparto <<Credo che Jessica in questo momento non abbia bisogno di un "mi dispiace">> continuò. <<Possiamo parlare Jess?>> mi chiese, tenendomi stretta la mano.
<<C-certo>> risposi accennado un leggero sorriso. Uscimmo dall'ospedale. C'era il tramonto e fuori non c'era nessuno.
<<D-dimmi>> tenne strette a se le mie mani gelide e apparve un lieve sorriso sulle sue labbra. Mi allontanai un pò da lui e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe. Voleva che parlassi, così lo feci, perché sapevo di potermi fidare.
<<Mio padre, un giorno è salito in macchina con un donna. Stavo giocando a pallavolo e dopo poco è arrivata lei. Se ne andarono e rimasi da sola. Quando mia madre tornò, scoppiò in lacrime. Aspettai mio padre per giorni, settimane e mesi. Ma lui non tornò più>> feci una breve pausa per riprendere fiato. Gli occhi pizzicavano e le lacrime imploravano di uscire, ma non volevo. Era inutile piangere per lui <<Fin quando mi sono stancata di aspettarlo. Un giorno decisi che mi sarei dimenticata di lui proprio come fece mia madre, che sapeva che non sarebbe tornato. Quando scoprii che aveva avuto un'altra figlia che amava e desiderava il mondo mi crollò addosso. Mentre di me si era completamente dimenticato e mi aveva sempre trattata male. Perché lei si e io no? Questa è la domanda che mi facevo tutti i giorni e che facevo anche a mia madre. E che mi faccio ancora oggi>> dopo aver finito di spiegare inziai a tamburellare con il piede per terra. Io e Tyler ci stavamo fissando e la voglia e il dovere di piangere era sempre più forte. Si avvicinò a me e mi abbracciò, forte. Chiusi gli occhi e mi feci cullare da lui, che nel frattempo mi sussurrava all'orecchio di stare tranquilla.
Mi accorsi che forse Tyler mi piaceva tanto, sempre di più, e non solo come un amico.

Il Mio Amato Fratellastro (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now