U L T I M O E X T R A

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M A R I N E

Palloncini e festoni colorati sono appesi in ogni dove, facendo risplendere l'ambiente di vera gioia mentre gli invitati ballano e sorridono.

Lily ed Ivar avranno un figlio: non è uno scherzo, accadrà davvero, ed io non riesco ancora a capacitarmene, anche se ho già accettato di fargli da madrina.

Forse, il mondo sta iniziando finalmente a girare per il verso giusto: siamo tutti felici, tutti al sicuro, e le cose non possono che migliorare.

Ma io non riesco ad essere felice.

"Marine?"

Mi volto, notando Isaie al mio fianco, sorridente mentre i capelli rossi brillano sotto i glitter colorati.

"Glitter?" Chiedo, confusa, e lui si limita a scuotere le spalle, bevendo un sorso di vino.

"Ivar mi ha costretto a metterli: crede mi facciano sembrare più felice."

Non rispondo, e mi limito a passare le dita fra le sue ciocche rosse, impigliandomi nel gel luccicante. Me le passo sulle guance, inscrivendo una linea sotto ogni occhio. "Adesso siamo strani entrambi."

Il lupo sorride, sinceramente grato, e poi mi abbraccia, baciandomi la fronte.

"Andrà meglio, ragazzina: te lo prometto."

Sospiro, allontanandomi da lui e cerco di sorridere, se pur forzatamente. "Mi sbagliavo, Isaie. Sono venuta qui, pensando di poter sistemare tutto, ma è troppo tardi. Lui non mi vuole."

Isaie stringe le labbra, guardandomi con amara complicità: dopo Elliott, ormai siamo entrambi a terra, col cuore  stanco e a pezzi.

Io nemmeno pensavo di essere in grado di amare, ed invece eccomi qui, persa nel dolore.

"Io penso che dovresti parlargli seriamente, Marine: lui il coraggio lo ha avuto e tu non dovresti essere da meno."

Non è esattamente così facile.

Sbuffo, afflitta, e mi torturo l'orlo del maglione, confusa. E lo vedo, sul fondo della sala, così bravo ad ignorarmi.

Ci ho messo così tanto per capire.

"Avanti, tanto domani non saremo più qui: non lo rivedrai più."

"È questo che mi spaventa,"  ammetto, aspramente. "Se non riuscissi a dimenticarlo?"

"Io credo che debba tentare."

Isaie mi guarda con gentilezza, quasi fossi una bambina, e, alla fine, mi arrendo, alzando gli occhi.

"Va bene."

Lui sorride mentre mi osserva andare contro il mio destino - e possibile rovina - quasi fosse un padre orgoglioso dei primi passi della figlia.

Isaie è sempre stata la spalla su cui poggiare, quindi perché non fidarmi di lui anche questa volta?

"Ciao," dico, e lui si volta verso di me, sorridendomi con gentilezza.

È andato avanti, sono certa che mi abbia dimenticato.

"Marine?"

Angeli e DemoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora