0.4 • con me

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Christopher rimase bloccato, disarmato dalla semplicità con cui ero riuscita a scaricare sulle sue spalle il macigno che portavo sulle mie

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Christopher rimase bloccato, disarmato dalla semplicità con cui ero riuscita a scaricare sulle sue spalle il macigno che portavo sulle mie.

Ma, in fondo, era stato lui a chiederlo, perciò non mi sentii in colpa.

Alla fine, sospirai, esausta, facendo pressione sui palmi delle mani per rialzarmi e andare in bagno, dove, davanti allo specchio, mi ritrovai a fare uno dei gesti che più odiavo, che più mi facevano soffrire.

Mi tolsi le lenti, e, in pochi secondi, non c'erano più le solite iridi azzurre a ricambiare il mio sguardo, ma due brillanti cerchi color menta.

Verde.

Brillante e deciso: un vero e proprio pugno nello stomaco per tutti coloro che, in un modo o nell'altro, si fossero ritrovati ad incrociarli.

Una delle poche fortune della mia solitudine forzata era proprio quella di non essere costretta a vedere le reazioni altrui davanti ai miei occhi, però, ora, c'era Christopher.

"Gli Angeli non hanno mai ignorato il peso della mia istruzione," dissi, continuando a fissare i miei occhi, riflessi nel piccolo specchio mentre quasi brillavano sotto le luci soffocanti della stanza. "Iniziarono quando ero poco più che una bambina e finirono circa un anno fa, pensando che, probabilmente, ne avevo avuto ormai abbastanza. Un tempo, proprio dove eri seduto tu, c'era un televisore, e quello era il mio personale insegnate. Gli Angeli crearono dei video per me; oltre che ai libri. Erano cose semplici: mi mostravano delle immagini, oppure una lavagna, e intanto uno di loro parlava, spiegandomi come funzionava il mondo. Ho imparato a parlare, scrivere e tutto ciò che rende una persona in questo modo. Ovviamente, il pensare di lasciare una bambina senza un minimo di guida, senza la possibilità di conoscersi e conoscere, va contro la legge morale degli Angeli, oltre che a qualsiasi volere psichiatrico. Certe volte, creavano delle storie di disegni – penso si chiamassero cartoni animati – e questo li aiutava a farmi capire su pelle non solo cosa significasse vivere, ma cosa provare e quando farlo. Ho vissuto attraverso un disegno l'amore di una famiglia, il dolore di una perdita, così come la gioia di un regalo inatteso. Ma erano tutte emozioni plastificate, preconfezionate: tutte, ad eccezione della solitudine e il senso di inadeguatezza. Per capire quelle, non avevo bisogno di lezioni."

Sospirai, riprendendo il fiato, che, man mano, sembrava scomparire al vivido ricordo della mia infanzia: la sfortuna di avere pochi ricordi è che non li dimentichi mai.

Di colpo, mi bloccai, ritrovando lo sguardo di Christopher, che, ovviamente, nonostante la sua forza mentale non riuscì a trattenere una vivida espressione di stupore davanti ai miei occhi.

Sentii il bisogno piangere, o nascondermi, ma non lo feci.

"Gli Angeli hanno gli occhi azzurri, i Demoni rossi, mentre io li ho verdi," spiegai, per quanto inutile. "Mi chiedi perché li nascondo, anche se qui non c'è nessuno che può vedermi? Io ti rispondo che la tua domanda è sbagliata, perché qui c'è qualcuno che può vedermi, e sono me stessa."

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