17 • spero che mi perdonerai

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Il corpo di Isaie mutò sotto ai miei occhi, tramutandosi in quello del solito ragazzo lentigginoso dai capelli rossi, completamente nudo

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Il corpo di Isaie mutò sotto ai miei occhi, tramutandosi in quello del solito ragazzo lentigginoso dai capelli rossi, completamente nudo.

Mi sorrise, divertito, e poi prese dalla poltrona i vestiti puliti, iniziando a rimetterseli con calma: io continuavo ad osservarlo, seduta sul mio letto, sinceramente confusa.

"Non fa male quando ti trasformi?"

Isaie si infilò il maglione blu scuro, spettinandosi i capelli con un gesto della mano, come d'abitudine. "Male? No, non credo. Penso che sia come addormentarsi: poi mi risveglio sempre."

Mi sorrise, complice, e si stese al mio fianco, portandomi dietro di sé sul materasso, facendomi ridere.

"Lasciami in pace, Isaie," lo rimbeccai, dandogli un pizzicotto sul petto, tentando di liberarmi da lui, se pur inutilmente, dato che mi riprese subito fra le sue braccia, stringendomi a sé: il mio viso nascosto nell'incavo del suo collo, il suo braccio intorno ai miei fianchi.

Restammo in silenzio, forse per alcuni istanti, mentre io continuavo a creare piccoli cerchi sul suo maglione, beandomi di quel piccolo raggio di tranquillità.

Era bello, quando succedeva con lui, perché quei silenzi non erano mai imbarazzanti, ma solo un modo diverso per comunicare quanto stavamo bene.

Avremo anche potuto smettere di parlare per sempre, ma noi ci saremo capiti comunque.

"Non sono certo che sia una buona idea che io venga a quel ballo," sussurrò, ad un certo punto, continuando a giocherellare con i miei capelli. "Gli unici ben accetti sono gli angeli."

"Proprio per questo devi venire, Isaie," replicai, veloce, lanciandogli uno sguardo equivoco. "Vuoi forse lasciarmi sola in mezzo a tutte quelle creature pronte ad uccidermi?"

Si lasciò andare in un sorriso. "No, forse no."

Continuai a guardarlo, studiando la linea del suo profilo candido, non riuscendo a capire che cosa lo tormentasse.

"A che pensi, Isaie?"

Lui scosse il volto, semplice. "Solo a te, piccola bambina."

"A me?" Chiesi, sorpresa. "Perché mai dovresti pensare a me?"

"Perché stai crescendo," replicò, con sincerità. "Sembra essere passato così tanto tempo da quando ti ho visto in quel ufficio. Ora sei pure innamorata."

"Lo continui a dire come se fosse una condanna," gli feci notare, brusca, e lui alzò gli occhi.

"Non lo è, e lo sai, solo che hai dei gusti davvero discutibili."

Sgranai gli occhi, totalmente sconcertata. "Discutibili? Non mi pare di aver puntato in basso scegliendo il tuo principe."

"Beh, certe volte non è puntando in alto che trovi la strada per la felicità," replicò, difendendosi.

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