Chapter 35: White Teeth Teens

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Luke

C'è la pausa pranzo quando esco in cortile e mi siedo sul muricciolo sgretolato, cominciando a guardarmi intorno alla ricerca di qualcuno che io conosca con cui poter parlare. Non spiccio parola da quando ho salutato mia madre, stamattina prima di uscire. Per il resto del tempo mi sono trascinato su me stesso per questi corridoi, di aula in aula, fingendo di non sentire i sussurri e i borbottii che mi riservava chiunque nel raggio di un chilometro.

«Ciao.»
Mi volto. Alle mie spalle, con un vassoio della mensa tra le mani, c'è Harry Styles. Sorride. Sorride sempre.
Spengo la sigaretta sul muretto e «Ciao», borbotto. Tento di riservagli un sorriso decente.
«Come te la passi, amico?»
Si siede al mio fianco mentre mi stringo nelle spalle. «Se perdiamo il campionato il coach tenterà di infangarci il diploma. Oltre questo bene, penso.»
Harry sbuffa una risata. «Già, è un vero temerario quell'uomo. Peró alla fine crede in noi, ed è questo ciò che un vero coach deve fare, no?.»
Annuisco.
«Tu, invece?»
«Io credo di essermi fatto tutta la popolazione femminile qui presente, eppure non ho ancora trovato la mia Cenerentola. È sconfortante, se ci pensi. Di questo passo finiró con il dover fare sesso con tutta Sidney.»

«Ammiro la tua determinazione.» Rido. Harry si morde il labbro inferiore, sembra incupirsi mentre abbassa lo sguardo sulle sue scarpe. «Senti... volevo dirti un paio di cose.»
So cosa potrebbe dire, e forse non voglio ascoltarlo, ma «Spara», dico lo stesso.

«Punto primo: sei un coglione. So che te lo sei sentito dire un po' troppe volte in questi ultimi giorni, ma volevo rendere l'idea. Un vero coglione.»
Ecco, ti pareva. Se c'è una cosa che odio, quella è la gente che rinfaccia gli sbagli commessi.
«Lo so, Harry, so di aver commesso un errore. Non avrei dovut-»

«Uno solo? Amico, l'errore più grande che tu abbia commesso è stato non parlarne con nessuno. Ci conosciamo da tutta la vita, Cristo! Avresti dovuto dirmi che ti piace il cazzo, prima ancora di ammetterlo a te stesso!»

Accenno un sorriso, chino il capo.
«Già, hai ragione. Comunque non mi piace il cazzo.»
Harry schiocca la lingua sul palato.
«Sì. Come dici tu.»
«Credo di essere bipolare.»
«Intendevi dire bisessuale?»
Mi sbatto una mano in fronte. «Oh, sì, giusto! Mi confondo sempre. Bisessuale. Sia patata che cetriolo. Entrambi.»

«Allora per te le possibilità di fare sesso sono nettamente più ampie! Diamine, mi sa che divento bipolare anch'io.»

Scoppio in una fragorosa risata che richiama l'attenzione di tutti, e ancora una volta riesco quasi a sentire i pettegolezzi su di me che passano da bocca in bocca. Harry si passa una mano tra i ricci e scocca un po' di occhiatacce.

«Comunque sia, sappi che a noi della squadra non importa delle tue preferenze sessuali. Sei Luke. Lo stesso Luke che eri prima. E sì, avresti dovuto parlarne con noi, ma capiamo la tua scelta e non ti giudichiamo.»

«Zayn la pensa diversamente.»

«Zayn all'inizio dell'anno se l'è fatto succhiare da Liam e lo ha minacciato per non fargli aprire bocca. Non è proprio da prendere in considerazione, ora come ora.»

«Cosa? Stai scherzando!», asserisco.
Harry scuote il capo. «Me lo ha confessato Liam due settimane fa. Ma non dirlo a nessuno.»
Cristo santo. La notizia più bella dell'anno.

«Comunque... hai parlato con Aurora e Michael?»
Un filo di vento gli scompiglia i ricci castani, se li sistema passandosi una mano tra i capelli e io prendo a stuzzicarmi le unghie delle mani, a disagio.
Sono passati due giorni dal casino della festa, e ancora nessuno se ne è dimenticato. «Aurora mi odia e Michael non vuole avere più nulla a che fare con me. Non credo che cercando di parlarci riuscirò a sistemare le cose.»

«Tentar non nuoce, al massimo ti ritrovi con un po' di lividi in faccia. Che sarebbe poi abbastanza equo.»

«Hey, tu dovresti essere dalla mia parte!»

«Solo perché sono tuo amico non vuol dire che ti debba dar ragione quando sei nel torto. I veri amici funzionano così, no? Quando sbagli ti danno un calcio nel culo e ti costringono a rimediare.»

Si, probabilmente ha ragione.
Harry mi porge il suo vassoio con il pranzo, ma rifiuto perché ho lo stomaco chiuso da ieri.

«L'hai saputa l'ultima notizia bomba?»
Harry è una specie di magazzino di gossip. Ne sa di tutti i tipi, a partire da quelli della Preside a finire con quelli dei primini. Non so come faccia in realtà, secondo alcuni ha hackerato circa tutti gli account di tutti gli studenti e adesso ha le informazioni scaricate e stampate in una specie di stanza di spionaggio.
Secondo me, invece, gli piace solo origliare le conversazioni altrui.

«No, di che si tratta?»

«Il padre di Calum. È stato arrestato l'altra mattina.»

Sgrano gli occhi. «Cosa? E perché?»

«Non lo so, non ho sentito nulla oltre alle sirene. Calum abita nel mio stesso quartiere, l'ho visto con i miei occhi. C'era pure Aurora con lui.»

«Perchè? Perché Aurora era con lui?»

Harry si stringe nelle spalle. «E che ne so, probabilmente hanno dormito insieme.»
Sbuffo. Attualmente non posso proprio dire nulla. Eppure vorrei davvero poter dire qualcosa.



Quando cominciano i corsi extra scolastici e dovrei recarmi nell'aula magna per le prove di teatro, mi chiudo nei bagni e appoggio la schiena al muro. Tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans e mi perdo ad osservare lo sfondo. Io e mia sorella Lily, un anno prima che lei morisse, seduti per terra durante l'attesa per il concerto degli Arctic Monkeys. A me neanche piacevano, gli Arctic Monkeys, ma lei li adorava e mamma non l'avrebbe mai mandata da sola. Quindi lei mi aveva rifilato venti dollari di soppiatto.
Sorrido guardando le nostre espressione felici. La mia mica tanto, faceva un caldo della miseria e il tizio vicino a me puzzava di erba e sudore. Peró ho cercato di metterci tutto me stesso, sul serio.

Ci sto un quarto d'ora ad osservare quella fotografia, ad immaginarmi cosa sarebbe accaduto se lei fosse stata qui con me, se avessi combinato gli stessi casini o lei mi avesse riportato sulla strada giusta. Alla fine capisco che pensare non mi fa stare meglio, e me ne accorgo quando sto piangendo come uno scemo.
«Vorrei tanto che fossi qui con me.»
Poi spengo il display e ripongo il telefono nella tasca, defilandomi verso il parcheggio.

Per il corridoio incontro Michael. Sta camminando con le mani nelle tasche nella direzione opposta alla mia, dirigendosi verso il corso di recitazione. A lui servono i crediti per poter passare l'anno.
Forse neanche si accorge della mia presenza; ci sorpassiamo senza scambiare neanche uno sguardo.
Quando arrivo davanti al portone d'ingresso mi volto a guardarlo, e vedo lui fare lo stesso.
È un'occhiata che dura pochi secondi, il tempo di un battito di ciglia e ci siamo già voltati entrambi, proseguendo per le nostre strade.

Metto in moto la macchina e mi fermo davanti a casa di Aurora. Oggi non è venuta a scuola, quindi sono sicuro di trovarla qui, ma non voglio parlarle.
Afferro la sua borsa dal sedile del passeggero e la poggio sullo zerbino, poi suono il campanello.
E me ne vado.

𝐂𝐎𝐔𝐍𝐓𝐃𝐎𝐖𝐍Where stories live. Discover now