☆═━┈four┈━═☆

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iv.
the hierarchy

Millie

Certe cose accadono troppo velocemente.

Erano le sette e cinquantasei e, vagando per quel corridoio affollato, mi girava la testa: era un continuo mormorio, un polverone di voci alte, acute, profonde, e in ognuna era presente un particolare accento americano.

Non sapevo nulla.
Improvvisamente non sapevo dove guardare, come mantenere i libri, non sapevo come muovermi. Dopotutto, ero una semplice adolescente, sola, in un contesto sociale totalmente nuovo.

«Sei quella nuova?» una voce mi colse alla sprovvista, risvegliandomi dal mio stato di trance.

E adesso ero anche diventata "quella nuova", pensai. Non sarebbe potuta andare meglio.

Mi voltai verso l'origine del suono, quando il mio sguardo incontrò quello di una biondina caratterizzata da un paio di occhioni verdi.

Annuii in risposta, e, facendo tintinnare un paio di costosi braccialetti indossati al polso destro, la ragazza mi porse la mano con un movimento armonioso, mettendo in mostra le sue unghie turchesi, perfettamente abbinate al suo outfit.

Le strinsi timidamente la mano, sentendomi in soggezione accanto alla sua figura curata e, sicuramente, più snella ed invitante della mia.

«Sono Iris, piacere» incurvò le labbra in un lieve sorriso.

«Millie» risposi, prima di abbandonare la presa.

«Ho sentito che frequenterai la mia classe, Millie» aprii bocca come per rispondere, quando, lanciando uno sguardo all'orario sulla schermata del
suo smartphone, non me ne diede la possibilità, continuando:
«Forse è meglio che ti faccia fare un giro per la scuola prima che inizino le lezioni, giusto per farti prendere familiarità»

Annuii nuovamente, seguendo la scia di profumo che rilasciava camminando a passo svelto per i corridoi.
Gli sguardi di tutti erano puntati su di noi, e, se Iris sembrava non farci nemmeno caso, io mi sentivo piuttosto a disagio.

«devi sapere, Millie, che questa scuola è divisa in classi sociali. In basso ci sono i nerd, gli asociali e gli sfigati» mantenne il passo mentre, con uno sguardo, indicò un gruppetto sulla destra; un ragazzo riccioluto, bassino e sorridente per poco non fece cadere il libro che teneva tra le mani quando si accorse della presenza di Iris.

«dopo vengono dei gruppetti discretamente popolari, non troppo aperti a nuove conoscenze. E poi le cheerleaders, i giocatori della squadra di football della scuola e tutte quelle scemenze lì» ci passammo davanti, lei a passo deciso, impassibile, io lanciando qualche sguardo curioso.

«Hey, bella pupa, ci vediamo un film domani?»
E quello da dove sbucava?

«Preferirei morire, Jacob» lo freddò Iris, superandolo a passo svelto.

Mi lasciai sfuggire una risatina, divertita dalla situazione e dei modi del ragazzo, ormai seminato.

«Iris, chi c'è in cima alla gerarchia?» domandai incuriosita, e lei si voltò verso di me sgranando gli occhi, come se avessi posto la domanda più stupida ed ovvia al mondo.

«Io, ovviamente.» rispose dopo una breve e silenziosa pausa, spostando nuovamente lo sguardo davanti a lei.

Sbattei le palpebre un paio di volte. Perché stava parlando, camminando per i corridoi con me, allora?
Scossi la testa.

«E quelli?» accennai con un gesto del capo ad un gruppo di ragazzi che, ridendo rumorosamente, attirarono la mia attenzione.

Iris arricciò le labbra.
«Lui e le sue amichette, certo. Il suo nome è il perfetto mix di quello di una pornostar e quello di uno sfigato, e, pronunciato con l'enfatia delle puttanelle della scuola, sembra anche un nome da figo»

Le lanciai uno sguardo confuso, ignara di quello a cui si stava riferendo.

Lei, mantenendo lo sguardo alto e davanti a sé, come se stesse parlando a sé stessa, sbottò amaramente:
«Finn Wolfhard».

Qualcosa mi diceva che non erano in ottimi rapporti.

«Ricciolino, volto scavato. Non guardarlo.» mi disse senza nemmeno lanciarmi uno sguardo, come se sapesse già delle mie intenzioni.
«È un vero stronzo, uno stronzo di primo ordine direi. É più in basso dei nerd, degli sfigati e degli asociali. Non parlargli. Mai» continuò, turbata. Senza accorgersene, aveva accelerato il passo, e con la mano destra stava stingendo il pugno.

Per i seguenti tre secondi regnò un'imbarazzante silenzio, un detestabile, imbarazzante silenzio.
Grazie al cielo, lo stridulo suono della campanella risuonò nelle nostre orecchie, consentendoci di cambiare argomento.

«Sarà meglio andare in classe» borbottò la bionda ed io, sentendomi inadeguata, non potei fare altro che tacere e seguirla.

🌙


roba che gli egizi devono solo levarsi

where the lanters end up [fillie] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora