SE IL SANGUE E' BLU

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Quando un uomo diventa padre di una bambina perde completamente la testa, è testato. Tuttavia, quando era rimasta incinta, Bulma aveva pensato che il suo compagno non avrebbe fatto quella fine, no, figuriamoci: sarebbe stato come era stato con Trunks, inizialmente diffidente, poi sempre più tollerante, conquistandosi ammirazione, rispetto e, soprattutto, amore. Perché Trunks adorava suo padre più di qualsiasi altro essere vivente e così sarebbe stato anche per Bra.
'Sei arrabbiata?'
'No', rispose la piccola, continuando a fissare il pavimento e stringendo l'orsacchiotto tra le braccia.
La madre le fece una carezza, 'Tu e Pan avete litigato?'
Scosse la testa, che rialzò solo quando anche il padre e il fratello si sedettero a tavola.
Quando Trunks sorrideva in quel modo, un po' stanco ma soddisfatto, era perché si era allenato: succedeva di rado, ma quando succedeva era facile capirlo. Guardava Vegeta con più complicità, mangiava con più appetito, era come se avesse risposto a una naturale vocazione.
I piatti furono serviti ma Bra continuava a stringere l'amichetto senza vita, decisa a non assaggiare niente.
'Tesoro, perché non mangi?'
Bulma non era mai stata famosa per la sua pazienza, ma quando la figlia taceva qualcosa non andava: o aveva rotto qualcosa, o era stata sgridata da qualcuno, o il suo già smisurato ego era stato in qualche modo offeso.
Nessuna risposta.
Vegeta, dal canto suo, neanche la stava guardando, concentrato com'era sul cibo e distratto dalle chiacchiere del ragazzo che gli sedeva accanto, che commentava con enfasi quel pomeriggio di allenamenti.
'Siete proprio fissati voi!'
La guardarono. Era inviperita.
'Non parlate mai con me solo perché io non mi picchio con nessuno!'
A frenare lo scoppio di una risata fu l'orgoglio per Vegeta, il senso del tatto per gli altri due.
'Tesoro', Bulma si mostrò solidale, 'non dire così, neanche io so combattere...mica vengo emarginata per questo'
No, infatti. In quella famiglia era stata sempre emarginata in quanto donna, più che altro.
La bimba le riservò un'occhiata torva; 'ma tu sei una terrestre!'
Vegeta rimase colpito. Non credeva che a quella piccoletta fosse mai interessato qualcosa delle sue origini aliene.
'Neanche con Pan posso giocare', continuò, 'perché anche lei pensa solo a combattere!'
Scese dalla sedia e andò via.
Bulma sospirò. 'Non oso immaginare che scenate farà da adolescente', commentò.

Solitamente, quando Bra si sentiva in qualche modo offesa, andava a chiudersi nella sua stanzetta rosa e lì, tra castelli per le bambole e matite colorate, ritrovava il buonumore.
Quella volta, però, la piccola aveva sentito il bisogno di evitare proprio l'ovattato mini-mondo che ricreava la sua camera da letto perché, a quanto sembrava, era proprio quel rosa a sancire la sua emarginazione.
'Dunque, io sarei una persona ingiusta'
Vegeta l'aveva raggiunta in giardino, dove sedeva pensierosa.
Continuava a guardare il cielo, triste. 'No'.
Lo vide stendersi poco lontano da lei. Capì di doversi avvicinare.
'Però se io ero come Pan', si decise poi ad ammettere, 'tu mi volevi più bene'
'Che idiozie!', si sentì rispondere.
'Credi che mi piacciano le donne che combattono?'
Ci pensò un po'.
'Si', proclamò. 'Perché mamma non combatte e infatti ci litighi sempre'
Questa risposta lo spiazzò.
'Io litigo con tua madre perché è una donna insopportabile', tagliò corto, 'non perché non combatte'
Bra guardava i fiorellini disegnati sul suo vestito e pensava. 'Secondo te mamma era bella se aveva i muscoli?', osò poi chiedere.
Quell'immagine faceva davvero rabbrividire. 'Figuriamoci', sentenziò, 'sarebbe stata orrenda'
La piccola sorrise. 'Lo sai, papà', lo spirito da pavone stava tornando a galla, 'che mamma mi ha detto il tuo segreto?'
Si guardarono, uno preoccupato, l'altra con l'aria di chi stava per rivelare al mondo una scoperta sensazionale.
'Che sei un principe!', gli occhietti sprizzavano gioia, 'e io una principessa!'
Il saiyan trasse un sospiro di sollievo e, alzandosi, 'non mi pare proprio che le principesse vadano in giro a picchiare gente o a uccidere mostri', proferì.

Quando Bulma li vide rientrare, la piccola stringeva forte la mano del suo papà e parlava, parlava, parlava. Del fatto che se era lui a doverla proteggere dai mostri, vuol dire che doveva essere il suo principe azzurro. E chiedeva consigli, su cosa una principessa fa o non fa, su come si veste, come parla, come cammina.
'Ma adesso mi leggi una storia sulle principesse?'
'No', fu la risposta secca.
La donna scosse la testa. Erano piuttosto lontani quando udì la voce decisa della figlia.
'Papi, non farmi piangere! Devi leggermela!'

'No, Pan, io non posso!', sedeva eretta su una poltrona con una specie di scettro in mano, 'le principesse non fanno queste cose! Me l'ha detto mio papà'
La bimba mora sbuffò. 'Ma che faccio da sola?'
'Mi proteggi', esclamò fiera.
Gli occhietti neri non parvero troppo contenti.
'E tu che fai?'
'Io vado in giro a controllare che ognuno fa il suo lavoro. Una principessa deve sempre ricordare a tutti che lei è perfetta e quindi tutti devono fare come lei. Perché gli altri non sono mica perfetti'
Pan aggrottò le sopracciglia. 'Va be', basta che posso combattere. Però è strano'
'Macché! Non è strano, è così! Me l'ha detto mio papà!'  

Attraverso Il Buco Della SerraturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora