Capitolo 5

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Note dell’autrice.
Ho scritto questo capitolo ascoltando a ripetizione People Help The People. Spero vi piaccia.

Vi invito a provare a leggerlo ascoltandola. Per il resto è un capitolo che parla da solo e voglio lasciargli il suo spazio.
Buona lettura




Stiles sospirò per la ventesima volta da quando si era disteso sul letto e si era messo ad osservare il soffitto.

Quella mattina Scott lo aveva invitato ad unirsi a loro per passare un pomeriggio insieme e lui aveva rifiutato ricorrendo alla scusa della caduta del padre.

Quella mattina però era andato realmente e con tutti i buoni propositi dal genitore, ma questi era dovuto scappare in centrale per una chiamata. Si era assicurato che stesse bene, lo aveva salutato ed era uscito di corsa, perché dopotutto la caduta non era stata così tragica come invece aveva fatto credere il ragazzo. Stiles non aveva potuto far altro che tornarsene a casa.

Dopo che si era chiuso la porta alle spalle, però si era reso conto di quanto fosse stanco, fisicamente e mentalmente. Si era sentito in qualche modo, se non rifiutato, almeno giudicato il giorno prima. Come se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Li aveva salvati, li aveva protetti, quel era il problema?

Si era quindi lasciato cadere sul letto e si era messo ad osservare il soffitto. Gli mancava Derek. E gli mancava tanto. Tutta quella situazione era diventata insostenibile soprattutto da quando Peter gli aveva detto che i ragazzi sapevano delle condizioni dell'Alpha. L’uomo si era scusato, dando la colpa agli occhioni di Isaac e a qualcos’altro che Stiles non aveva sentito, troppo occupato a cercare di capire come gestire la situazione.

Stiles ne era certo: se Derek si fosse trovato lì con lui, adesso non ci sarebbe stato nessun problema da risolvere. Avrebbero fatto le solite riunioni noiose, perché si sarebbe occupato lui del branco di Beta e nessuno avrebbe detto niente se ne avesse ucciso uno, perché era normale così, era giusto così. Ma invece Derek non c’era, loro non avevano avuto una riunione noiosa e tutto perché era stato Stiles ad uccidere quel Beta, perché Stiles non poteva fare una cosa del genere, perché Stiles era solo il povero umano.

Il ragazzo desiderò sentire le braccia di Derek sorreggerlo. Non ce l’avrebbe fatta. Non faceva che ripeterselo da settimane. Lui, senza Derek, non era niente.
Eppure era ancora lì, dopo due settimane in cui aveva mentito ai suoi amici per proteggerli, in cui aveva pianto tutte le notti, in cui aveva affrontato gli sguardi compassionevoli di Peter di prima mattina, in cui aveva visto in pericolo due suoi cuccioli. Cuccioli, si ripeté. Dalla prima volta che quella parola gli era balenata in testa, l’aveva trovata giusta e si era sentito morire quando aveva visto quel lupo aggredirne uno.

Stiles non aveva raccontato a nessuno cosa aveva provato, né cosa fosse successo realmente. Sapeva che il branco lo aveva visto, Peter gli aveva raccontato anche quello, ma non sapevano come si fosse sentito. Improvvisamente sentì il bisogno di rivelarsi con qualcuno e l’unica persona con cui si sarebbe voluto aprire non c’era, così fece l’unica cosa che gli era possibile e che ormai era diventata parte della sua routine quotidiana.

Afferrò il cellulare e compose il numero di Derek. Aspettò che partisse la voce dell’Alpha che lo informava che al momento non poteva rispondere, lasciando che una lacrima gli solcasse il viso, e quando sentì il bip fece un profondo respiro e iniziò a parlare.

-Ciao Sourwolf, come stai? Spero meglio, spero che tu stia riuscendo a vincere qualsiasi cosa ti tenga ancorato alla tua mente, perché… perché io ho bisogno di te. Ho bisogno di te forse più che mai adesso. Sai, ultimamente ci sono stati alcuni problemi qui e i ragazzi sentono tanto la tua mancanza. Io sento tanto la tua mancanza.

L’altro giorno Isaac e Jackson sono stati rapiti da un branco di Beta. Ho fatto delle ricerche. Lo sapevi che posso esistere branchi formati da soli Beta, purché il loro Alpha li lasci liberi di andare dopo averli morsi? Mantengono un rapporto a distanza col proprio Alpha. Sono meno forti, certo… e io sto divagando, come sempre.- Stiles si lasciò andare ad una risatina nervosa -Sono sicuro che in questo momento tu avresti alzato le sopracciglia. Ormai sono diventato un esperto a dialogare con loro… mi manca. Mi manchi. Tu e le tue sopracciglia, tu e i tuoi ringhi, tu e i tuoi baci la mattina, tu e le tue braccia la notte.

Sai, credo che mi basterebbe anche solo uno dei tuoi abbracci per poter andare avanti, per poter continuare a credere che tu stia ancora con me, almeno con la mente. Mi basterebbe una tua occhiata per sapere che non ho fatto male a proteggere Isaac e Jackson, perché li ho protetti, sai? Saresti stato fiero di me. Ho provato a difenderli senza usare le mani, ci ho provato, te lo giuro. Ma quel lupo si stava avvicinando ai miei cuccioli, capisci? Ai miei cuccioli. Voleva far loro del male e io… io non potevo permetterglielo. Non potevo.

Ho usato il pugnale che mi hai regalato, quello impregnato di aconito. Non so cosa mi sia preso, ma quando ha colpito Isaac qualcosa in me è scattato. Ti ricordi che avevi iniziato ad insegnarmi come usarlo? Beh, saresti stato orgoglioso del modo in cui li ho difesi, nel modo in cui ho difeso i nostri cuccioli. Perché sono i nostri e tu lo sai. Non so come tu faccia quando mi lasci a casa e ti ritrovi da solo con loro a dovertene preoccupare costantemente, a doverli tenere al sicuro, a doverli proteggere. Non so come tu faccia a mantenere il controllo e il sangue freddo e a fare un lavoro così perfetto. Io ci sto provando, ci sto provando con tutte le mie forze, ma non credo che reggerò ancora per molto.

Io sono solo un umano e lo so che tu adesso diresti che non è vero, che sono molto di più, ma alla fine dei conti io rimango un semplice umano.
Non riesco a prendermi cura di un branco che neanche crede in me, Derek.

Sono stanco, sono così stanco e mi manchi. Cavolo quanto mi manchi, Der. Mi sento solo e non soltanto a casa. Mi sento sperduto, spaesato. È come se mi trovassi nel deserto. Non so dove sto andando, non so neanche se quella è la strada giusta, continuo semplicemente a camminare. Prima sembrava facile, sai? Prima credevo di riuscire a raggiungerti, bastava continuare a camminare. Prima o poi ti avrei trovato, non importava quanto tempo avrei impiegato. Ma adesso fare un solo passo è diventato difficilissimo. Mi sembra di avere il mondo sulle spalle e di doverlo trascinare a forza. Se prima pensavo di poterti raggiungere andando semplicemente dritto, ora credo di star girando in tondo.

Ho paura, Der. Ho paura che tu non ti risveglierai più. Ho paura che tu possa rimanere bloccato così per sempre e lo so che è da egoisti, so che tu non avresti mai pensato una cosa del genere, perché tu sei una persona speciale, Derek, ma io ho paura per me. Ho paura di perderti completamente, di averti tra le braccia e non poter far niente per te, di non poter essere più al tuo fianco come ti avevo promesso quella notte.

Te la ricordi quella notte, Der? È stata la più bella della mia vita. Siamo rimasti a parlare per tutto il tempo e poi ti ho promesso che non ti avrei mai lasciato, che non saresti mai più stato solo. Ti sei messo a piangere, Derek. Ti sei messo a piangere perché nessuno ti aveva mai detto quelle parole. E vedere il tuo sorriso dopo è stata la cosa più bella che avessi mai potuto desiderare.

Tu credi che tra noi due sia io quello forte. Non me l’hai mai detto apertamente, ma lo so che lo pensi. Ma io no. Io non lo penso. Credo invece che siamo stati spaccati entrambi in così piccoli frammenti e che molti siano andati persi. Credo che quando ci siamo trovati, per la prima volta dopo tanto, abbiamo visto i frammenti che avevamo perso nell'altro. Perché noi siamo una cosa sola, Derek e come tutte le cose, se veniamo divisi dalla nostra metà, soffriamo e ci sentiamo irrimediabilmente soli.

Sappi però che io lotterò per quei frammenti che ti costituiscono, perché ormai sono anche parte di me, amore mio.

Mamma Alpha | SterekOù les histoires vivent. Découvrez maintenant