Capitolo 25

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Beatrice
Prima di intraprendere il viaggio che ci avrebbe portato a Carrara, ricevetti un messaggio di Federico.
'Torno a Torino. Dobbiamo parlare' lessi ad alta voce, in modo che anche Veronica potesse sentire.
Lei apparve dispiaciuta all'idea di non partire, mentre io ero felicissima che si fosse fatto sentire.
Forse voleva ascoltarmi. Forse non era così arrabbiato come credevo.
'Vengo da te?' chiesi.
'Ti aspetto al nostro posto. Alle nove'.
'Qual è il vostro posto?' domandò la mia coinquilina.
Sorrisi, ripensando alla sera in cui mi aveva portato per la prima volta in quello che, col tempo, sarebbe diventato il nostro posto speciale e poi a tutte le altre ancora.
Nel pomeriggio mi scrisse anche Giuseppe.
Voleva vedermi al più presto. Anche lui per parlare. Riflettei a lungo prima di rispondergli ma, alla fine, decisi di incontrarlo prima di andare da Federico.
Ci trovammo al parco vicino casa, dove eravamo soliti andare a studiare quando, nelle giornate estive, era troppo deprimente restare chiusi tra le mura della biblioteca.
'Ei!' esclamò non appena mi vide.
Gli sorrisi imbarazzata e mi sedetti accanto a lui.
'Sono contento che tu abbia accettato di vedermi'.
Era tutto talmente strano che per un secondo meditai di andarmene, poi però guardai Beppe e cambiai idea. Giocherellava con le mani, guardando in basso e sembrava molto, ma molto, nervoso.
'Non giriamoci attorno' dissi seria.
'È che...non so neanche io come rimediare a quello che ho fatto. Ho rovinato la nostra amicizia'.
Restai in silenzio. Non perché non avessi niente da dire, ma perché volevo che fosse lui a parlare.
'Quello che provo per te non posso cancellarlo, ma so anche che tu non mi guarderai mai in quel modo e ci sto male...però non posso permettermi di perderti. Non me lo perdonerei mai'.
'Io ti voglio un bene assurdo e probabilmente non smetterò mai di volertene' mormorai.
'Possiamo dimenticare tutto?'
'Lo sai che non è possibile'.
'Allora possiamo andare avanti...nonostante tutto?' propose, alzando finalmente gli occhi dal suolo.
'Tu ami lui ed a me sta bene. O almeno...ti prometto che me lo farò stare bene, ma non lasciarmi'.
'Non ti lascio' asserii, abbracciandolo.
Probabilmente le cose non sarebbero mai tornate come prima, ma tenevo alla nostra amicizia ed avrei fatto di tutto purché persistesse.
'Devo andare adesso' gli comunicai, constatando che ora fosse.
'Dove vai?'
'Mi aspettano' borbottai, mangiandomi le parole.
'Federico?'
'Sì'. Non avrebbe avuto senso mentire.
'Come va con lui?Avete risolto?'
'Sicuro di volerlo sapere?'
'No...troppo presto' rise e mi diede un bacio sulla guancia. 'Ci vediamo'.
Lo salutai e me ne andai via velocemente.
Ero piuttosto in ritardo e sperai che lo fosse anche lui.
In breve tempo raggiunsi il piccolo viale illuminato, dove riconobbi, parcheggiata, la macchina di Bernardeschi.
Girai a destra e salii le scale in pietra, fino ad arrivare al luogo dell'incontro.
Mi sorpresi nel vedere due lunghe file di candele accese su entrambi i muretti ai margini del sentiero.
Gli scalini erano ricoperti di petali di rose rosse ed un leggero sottofondo musicale aleggiava nell'aria.
Mi chiesi stupita quale romanticone avesse potuto preparare tutto quello per la propria ragazza.
Raggiunsi lo spiazzo con vista sulla città e lo trovai là ad aspettarmi.
Era stato lui?
Era seduto su una panchina, con in mano un mazzo dei miei fiori preferiti, circondato da quelli che saranno stati un centinaio di lumini.
Si accorse della mia presenza, scattò in piedi e fece dei passi verso di me.
'Ciao' mi salutò con un mezzo sorriso.
'Ciao'.
'Senti...io volevo...' dicemmo all'unisono, facendoci scappare una risata.
'Perché hai fatto tutto questo?' domandai, guardandomi attorno. 'Sono io quella che dovrebbe farsi perdonare qualcosa'.
'Bea...io devo farmi perdonare'.
'Non è vero'.
'Sono stato un coglione. Sapere del tuo ex mi ha destabilizzato. Anche solo credere che tu potessi provare ancora qualcosa per lui...che tu potessi preferirlo a me, mi ha distrutto, perché io ti amo. Più di quanto tu possa immaginare'.
Prese un respiro e si avvicinò.
'Da quando ti conosco, non sono più la stessa persona, perché tu mi migliori, in un modo che neanche io so spiegare. Quando sto con te, sono esattamente dove dovrei e vorrei essere.
Non mi ero mai sentito così con una ragazza prima d'ora. Tu sei unica per me.
E come io ho deciso di non dirti che Alice era tornata, tu hai pensato che la cosa migliore fosse non dirmi niente ed io l'ho capito solo dopo. Me ne sono andato senza neanche ascoltarti e devo chiederti scusa'.
Mi asciugò le lacrime con le dita, mi prese la mano e se la portò alla bocca, per poi darle un bacio.
'Tutto questo per dire che io mi fido di te. Completamente. E non avrei dovuto dubitare neanche un secondo'.
'Tommaso mi ha scritto a Natale' presi la parola. 'Voleva parlare, ma io non gli ho risposto.
Poi però, l'ho rivisto l'ultimo dell'anno, in montagna, e mi ha pregato, quasi in ginocchio, di vederci anche solo per mezz'ora. Ha detto che aveva cose da dirmi. Io ho ceduto e, quando siamo tornati a Torino, abbiamo bevuto un caffè insieme. Stavo cercando il momento giusto per dirtelo. Per dirti che non è successo assolutamente niente tra di noi, perché io non provo più nulla per lui da quando ci sei tu.
Tra tutti i ragazzi che ci sono io ho occhi solo per te' dissi, indicandolo. 'Perché anche io ti amo...e non riesco neanche a pensare alla mia vita senza di te'.
Prese il mio volto tra le sue mani e mi baciò.
Fu un bacio lento, dolce e tanto desiderato da entrambi.
Niente era mai stato così perfetto come in quel momento.
'Le candele e le rose sono un tocco di classe' mi complimentai scherzosa, quando ci staccammo.
'Solo il meglio per te' rise. 'Ti ricordi la prima volta che ti ho portato qui?'
'Vuoi per forza rivangare quell'imbarazzante servizio fotografico?'
'Eri bellissima'.
'E ridicola' aggiunsi divertita.
'E ti ricordi la prima volta che ci siamo visti?'
'Come dimenticarla' dissi, ammirando le luci di Torino.
'Avresti mai detto che saremmo arrivati a questo punto?Ad amarci così tanto...ed a me che sto per chiederti di vivere insieme'.
'Tu cosa?'
Avevo capito bene?
'Beatrice Fontana, vuoi venire a vivere con me?'
'Federico Bernardeschi...voglio venire a vivere con te' risposi, senza neanche pensarci un attimo.
Un sorriso enorme prese posto sul suo viso e, di conseguenza, anche sul mio. Mi strinse tra le sue braccia e sperai non mi lasciasse più andare.
'Ti amo' sussurrò.
'Ti amo anche io'.

Fine
(Leggete la parte successiva)

Grazie a chi è arrivato fino a qui. Spero che la storia vi sia piaciuta.
Vi ricordo che ho anche un'altra storia su Bernardeschi, che aggiornerò a breve e che potete leggere aspettando la continuazione di questa.
Emily

More than words | Federico Bernardeschi Where stories live. Discover now