Capitolo 10

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Beatrice
Il servizio fotografico si svolgeva in un hotel in centro. Attraversai le porte girevoli in vetro, entrai nella hall e, dopo essere quasi inciampata, mi diressi subito a chiedere informazioni.
'Come posso aiutarla?' domandò sgarbata la donna alla reception, guardandomi dall'alto in basso.
'Sono qui per il servizio fotografico'.
'Quinto piano.'
Mi guardai subito intorno alla ricerca di mio zio.
Dire che di sentirmi come un pesce fuor d'acqua sarebbe stato un eufemismo.
'E tu che ci fai qui?' sentii chiedere alle mie spalle.
Mi girai e vidi Bernardeschi in piedi davanti a me, rigorosamente a petto nudo.
'Oh!Finalmente eccoti qua' esclamò il fotografo non appena si accorse della mia presenza.
Era accompagnato da una ragazza minuta, dai capelli castani e gli occhi scuri.
'Lavorerai con lui oggi' disse, indicando Federico, che rimase impassibile alla notizia.
'Portale una maglia numero trentatré!' gridò alla sua assistente, forse assordandola, e lei si mise subito in movimento. 'E dalle una sistemata!' aggiunse.
'Dopo dobbiamo parlare' disse il calciatore, allontanandosi, senza che potessi dire niente.
La ragazza, di nome Silvia, mi truccò e pettinò, in modo da rendermi per lo meno decente.
'Sei proprio fortunata' affermò, facendo passare la piastra sui miei capelli.
'Fidati...preferirei essere altrove'.
'Poserai con Bernardeschi...è così bello'.
Lo sapevo già che era bello, non serviva che me lo dicesse lei. Non che fossi gelosa, certo.
Non ce ne sarebbe stata ragione.
'Si comincia!' annunciò qualcuno, interrompendo i miei pensieri.
Silvia mi diede un'ultima passata di mascara e mi spedì sul set.
Federico era già posizionato.
Dava la schiena ad uno sfondo bianco e nero ed aveva almeno quattro macchine fotografiche davanti. Indossavamo entrambi la maglia col suo nome e numero.
'Menomale che dovevi studiare' bisbigliò quando mi avvicinai.
'Tutto questo non era previsto'.
'Mi stai evitando?'
'Perché dovrei?'
'Non vuoi uscire con me...è da una settimana che te lo chiedo'.
'Siete pronti?' chiese mio zio.
Era arrivato sulla scena ed era pronto a darci direttive. 'Ora facciamo un paio di scatti semplici, siate naturali!'
'Giratevi...non così...bravo Federico' esclamarono i fotografi, saltando da una parte all'altra.
Non mi ero mai sentita così in imbarazzo in vita mia e, la presenza di Bernardeschi, non fu di certo d'aiuto.
Lui era così a suo agio e spontaneo, mentre io ero piuttosto impedita.
'Mettile un braccio attorno alla vita' gli ordinarono e lui mi strinse.
'Io voglio uscire con te' dissi sottovoce. 'Devo dare quest'esame però e sono in alto mare' continuai.
'È che tu mi piaci' sussurrò. 'Molto...e vorrei solo capire se anche per te è la stessa cosa. Lo so che ci conosciamo da poco, ma...'
'Anche tu mi piaci' lo bloccai, prima che dicesse altro.
'Bene Beatrice...ora togligli la maglietta!' proferì mio zio.
'Ma che è?Un porno?' pensai, sfortunatamente ad alta voce, suscitando le risate di tutti i presenti, soprattutto quelle di Federico.
'Scusate non intendevo dire questo' cercai di giustificarmi, senza successo.
'Queste foto devono mandare un messaggio alle coppie...quindi dovete cercare di sembrare una coppia o per lo meno fingere che ci sia attrazione tra di voi, a meno che non ci sia veramente' spiegò uno dei fotografi accigliato.
'C'è, non si preoccupi!' sorrise il calciatore, prendendomi la mano. 
'Bene, allora proseguiamo' disse mio zio, sorpreso almeno quanto me.
Feci come aveva detto e gli tolsi la maglia.
Lui mi prese per i fianchi e mi attirò a sé.
Il contatto con la sua pelle mi fece venire i brividi e lui se ne accorse, avvicinandosi ancora di più.
Iniziai a sentirmi veramente bene solo quando mi baciò.
'Questo non era previsto però va bene!Abbiamo finito!' gridò qualcuno, qualche luce si spense e ripartì il solito brusio generale.
Niente di tutto ciò sembrò contare più, perché il nostro bacio continuò, diventando sempre più intenso.
Fu come se, in quella stanza d'albergo, ci fossimo solo noi e nessun altro.
'Abbiamo finito' ripeté mio zio, senza che nessuno dei due lo ascoltasse.
'Vabbè fate come volete'.
Fui io a staccarmi per prima. Provai a parlare, ma lui mi bloccò, mettendomi un dito davanti alle labbra.
'So che cosa stai per dire' mormorò con aria triste. 'Devo tornare a studiare' disse, cercando di imitare la mia voce.
Lo guardai, inarcando le sopracciglia e gli diedi un colpo sulla spalla.
'Non parlo affatto così...però è vero che devo andare'.
'Non puoi fare una pausa?'
'Sto già facendo una pausa' gli feci notare, guardando l'orologio. Erano le otto passate e cominciavo anche ad avere fame.
'Potresti prenderti la serata libera' propose con tono persuasivo.
Mi tornò alla mente la marea di schemi che dovevo ancora fare e mi venne un mal di testa allucinante. Pensa anche a lui ed a quanto volessi passarci del tempo insieme.
'Me ne pentirò ma va bene'.
'Andiamo a mangiare qualcosa però'.
Gli sorrisi, pensando che mi avesse letto nel pensiero. Lui mi diede un lieve bacio sulla fronte ed insieme uscimmo dall'hotel.

More than words | Federico Bernardeschi Where stories live. Discover now