Capitolo 16

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Federico
'E tu che ci fai qui?'
Veronica era in piedi davanti a me e mi guardava sconcertata.
Ero seduto davanti alla porta di casa di Beatrice da tutta la notte e le mie condizioni erano sicuramente pessime.
'La stavo aspettando'.
Lei mi superò ed aprì la porta, facendomi entrare.
'L'hai sentita?Non ha risposto a nessuno dei miei messaggi'.
'Sì' mi gelò.
'Dov'è?'
'Non te lo dico'.
'Per favore'.
'Non vuole che te lo dica e la capisco'.
'Devo spiegarle com'è andata veramente'.
'Non credo ci sia nulla da spiegare'.
'Invece sì e pure tante cose' ribattei. 'Ho bisogno di parlarle, di dirle che non avrei mai baciato un'altra'.
'Ma l'hai fatto'.
'Mi ha baciato lei'.
Veronica sospirò, indecisa sul da farsi.
'Io la amo'.
'Non so cosa dirti Federico'.
'Dimmi dov'è'.
'È partita'.
'Quando?'
'Poco fa'.
'E dov'è andata?'
'In Friuli con suo fratello, per le vacanze'.
'E quando torna?'
'Dopo Natale' rispose lei fredda.
Beatrice ed io avevamo pianificato a lungo come passare le feste, ma compresi perché non volesse restare a Torino.
'È partita senza neanche passare per casa?'
'Sapeva che ti avrebbe trovato, quindi sì'.
Tirai fuori il cellulare e provai a richiamarla, ma per l'ennesima volta non rispose.
'Torna a casa' mi consigliò Veronica, andandosene in camera sua e lasciandomi come uno stupido nel loro soggiorno.
Me ne tornai veramente a casa, con un gigantesco groppo alla gola.
Mi trascinai fino alla porta, dove, sul tappetino, trovai un pacco blu. Pensai subito che Alice mi avesse fatto qualche brutto scherzo e non mi sarei sorpreso se fosse esploso.
Lo portai dentro con cautela e lo scartai subito, sotto gli occhi vigili di Spike.
Era un quadro.
Riconobbi subito l'elegante firma di Beatrice. Un ragazzo ed una ragazza in ombra si stavano baciando, con alle spalle una città illuminata.
Era talmente bello che rimasi a bocca aperta e mi piacque ancora di più perché ne colsi immediatamente il significato.
Raggruppai i resti di carta da regalo rimasti e mi accorsi della presenza di un biglietto, anch'esso di colore blu.
'Buon Natale. B.' erano le uniche parole impresse sul foglietto.
La mia mente cominciò a ripercorrere tutta la nostra storia. Ricordai quanto mi colpii la prima volta che la vidi, con quel suo vestito rosso e quei suoi occhi celesti, e quanto mi fossi sentito stupido a lasciarle quel post-it ed a non averle chiesto il numero...e quanto fortunato ero stato ad averla rincontrata.
Il nostro primo bacio, la nostra prima volta e poi tutte le altre ancora.
Le emozioni provate sentendola cantare e quelle che continuava a suscitarmi ogni giorno.
Mi resi conto di non poterla perdere, perché io l'amavo. Eccome se l'amavo.
Non mi sarei potuto arrendere in quel modo.

Beatrice
La mattina successiva alla festa rimasi a letto fino a tardi. Non avevo dormito un granché e quando finalmente ero riuscita ad addormentarmi avevo sognato Federico, intristendomi ancora di più.
Durante la colazione, mi chiamò Veronica.
'Era qui' esordì, senza neanche dire buongiorno.
Sapevo che sarebbe andato a casa mia ed avevo già dato le giuste direttive alla mia amica.
'Ti ha detto qualcosa?'
'Ha provato a spiegarmi com'è andata'.
'E tu che hai detto?'
'Che eri già partita, come mi hai chiesto tu'.
'Perfetto, posso passare a prendere le mie cose adesso?'
'Sei sicura di voler andare via?'
'Stare qua non mi sembra il massimo'.
'Forse dovresti ascoltarlo' mi consigliò seria.
'Non ne voglio più sapere di lui' mentii.
In realtà lo volevo ancora, ma col tempo me ne sarei fatta una ragione. Avevamo chiuso e dovevo solo abituarmi all'idea.
'Posso tornare allora?' chiesi, cambiando argomento.
'Sì, è andato'.
'Grazie'.
Passai a casa insieme a Beppe, che mi aiutò a preparare la valigia. La riempii così tanto da non riuscire a chiuderla, con l'intenzione di stare via il più a lungo possibile.
Federico continuava a chiamare ed a lasciare messaggi, al punto di intasarmi la segreteria telefonica.
Avrei voluto rispondergli, perché, più di ogni altra cosa, desideravo ricevere una spiegazione, ma, allo stesso tempo, sapevo che sentire la sua voce mi avrebbe soltanto distrutto, più di quanto non lo fossi già.
Mattia ed io prendemmo il treno nel pomeriggio ed arrivammo alla stazione di Trieste a sera inoltrata.
Passai il viaggio in silenzio, chiedendomi come fosse possibile che una ferita, ormai rimarginata, potesse sanguinare ancora.

More than words | Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora