epilogue • addio

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"Da oggi non ci saranno più scappatoie, Aima, e questo vale anche per te," continuò Ethos, freddo come il ghiaccio. "Tu hai ucciso e per questo ti condanno. Credo che la fazione demoniaca necessiterà di un nuovo reggente."

"Tu sei un ladro, Ethos! Un dannato delinquente!" Aima sputò a terra, furioso, e, infine, si liberò dalle prese delle guardie, stringendo la mia spalla. "Non si può arrestare un reggente senza prove, nemmeno tu ne hai il diritto, Ethos. Marine, avanti, andiamo."

Aima cercò di tirarmi verso di sé, ma io rimasi ferma, stringendo le mie dita sul velluto della poltrona. "No."

Mi voltai verso di lui, seria come non mai, e notai lo sguardo di Aima cristallizzarsi nella paura: a quanto pare, ciò che aveva sempre temuto, si stava concretizzando davanti ai suoi occhi.

Lo stavo tradendo.

"Marine, che cosa dici?" Chiese, e balbettò, continuando a scuotere il volto, nel panico. "Avanti, dobbiamo andare."

Provò a tirarmi ancora, ma questa volta Isaie si mise in mezzo, strappandomi dalle sue mani e portandomi lontano. "Lei resta qui."

Aima boccheggiò, e i suoi occhi caddero su di me con la tristezza dell'intero mondo. Nel rosso delle sue iridi, scorsi i frammenti del suo cuore, ormai irrimediabilmente spezzato.

Senza usare armi, l'avevo appena ferito moralmente.

"Marine?" Sussurrò, senza fiato. "Tu volevi stare con me."

Strinsi le labbra, affidandomi alle forze di Isaie per restare in piedi mentre, con violenza, i sensi di colpa mi distruggevano l'anima.

Solo in quel momento mi resi di quanto fossi stata crudele, di quanto avessi sbagliato.

Nessuno ha il diritto di rovinare qualcuno, nessuno può incaricarsi tale potere, ma, al tempo, ero troppo stupida per capirlo, e, nello sguardo spezzato di Aima, ci lasciai una parte del mio spirito.

Ethos scosse il volto, ormai non tollerando più quella vista, e fece cenno ai suoi uomini. "Portatelo via."

Una singola lacrima cadde lungo la guancia di Aima ma, quando le guardie cercarono nuovamente di portarlo via, lui recuperò tutta la sua forza e la sua violenza.

Sbatté le mani sulla scrivania, e guardò in cagnesco Ethos. "Dille la verità: diglielo subito, oppure lo farò io."

Sgranai gli occhi, confusa, e mi voltai verso Ethos, notando come, improvvisamente, fosse impallidito.

"Ethos, ma di che cosa sta parlando?" Chiese Isaie, dietro di me, anche lui confuso.

Aima sorrise crudelmente, continuando a fissare Ethos come se fosse un regalo da scartare. "Avanti, Ethos: parla."

"Non ho niente da dire," replicò lui, ma notai la sua voce vacillare.

Che cosa stava succedendo?

"Ah no, mio sire? Vorresti forse dirci qualcosa sul vero motivo per cui hai fatto uscire Marine dalla cella? Del patto sancito con gli altri nobili per avere il trono? Suona come una cosa davvero poco nobile, Ethos."

Io non sapevo che dire; Ethos pareva essere sull'orlo di una crisi di nervi mentre Isaie ci fissava con perplessità.

"Signore, ma di che cosa sta parlando?" Chiese, infatti.

Ethos sbatté le palpebre lentamente, e, finalmente, mi guardò: in quel preciso istante, mi sentii mancare.

"Mi dispiace, Marine," sussurrò, semplicemente, e il rammarico punse il suo volto.

Angeli e DemoniWhere stories live. Discover now