18. Trick or Treat

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  Cominciammo il nostro giro di bevute e chiacchiere, fui grato ad Aiden della sua iniziale discrezione, non fece battute su Callum e quanto mi stesse incollato, né sul fatto che non me ne stessi lamentando. Alla fine eravamo già belli che alticci.
- Voglio ballare – esclamai ad un tratto, avevo caldo e quella terrazza sembrava molto invitante.
- Andate pure ... io resto qui, davvero – mormorò Callum.
- Andiamo, è la tua prima festa. Non resterai tutto solo a rimuginare – dissi.
- Resto io – il tono di Aiden mi fece preoccupare leggermente – provo a chiamare Levin per capire che diavolo sta combinando
Rimasi immobile e lo fissai, lui intuì che lo stavo aspettando, non mi sarei mosso senza capire se stesse bene, se quel tipo gli aveva dato buca o meno, così compose il numero davanti a me.
- Pronto? Mi senti? – disse quando lui prese la chiamata – ma dove sei? – altra pausa – Levin, c'era la dannata festa, dovevamo vederci qui! – ancora qualche minuto di silenzio – senti, ci vediamo al negozio di dischi e veniamo qui insieme, non esiste che stasera faccia il terzo incomodo. C'è pure il tuo amico Callum, muovi il culo ed esci –
Chiuse la chiamata e io scossi la testa – non sei il terzo incomodo di nessuno, non dire stronzate
Quello annuì – Vado a raccattare quello stronzo snob. Ci vediamo fra poco, voi andate in pista
Lo salutai e restammo solo io e Callum, gli sorrisi nuovamente perché il vederlo lì, circondato dal chiasso e con il viso leggermente arrossato per l'alcol, mi mise una strana allegria. Strinsi nuovamente la sua mano e lo trascinai verso la terrazza dove i ragazzi affollavano la pista.
- Almeno, ti stai divertendo o mi odi da morire? – chiesi mentre mi avvicinavo a lui e cingevo la sua vita.
- Questa è ... la prima volta che partecipo ad una festa – il suo tono era indeciso ma il suo sguardo profondo – grazie per questo. Ero incerto, ma è stato bello incontrarti e venire qui, mi fai sentire normale
Chi sei?
Quella domanda mi si formò in mente da sola mentre fissavo quegli occhi grigi sfavillanti, lo sentii ondeggiare insieme a me.
- Perché non lo sei? – sussurrai.
Il suo viso mutò ancora, adesso non sembrava più intimidito dalla festa e dal chiasso, anzi, sembrava quasi che non lo sentisse. Iniziò a fissare oltre la gente, oltre le luci, verso il bordo della terrazza dove il mare si muoveva nell'oscurità.
Non so cosa accadde in quel momento, sentivo che dovevo tirarlo fuori da lì, da quei pensieri che lo stavano intrappolando.
- Callum ... - mormorai sfiorandogli il braccio.
- Non so se me lo merito – sibilò, lo sentivo a stento e forse non stava nemmeno parlando con me – questo è bello, ma io ... io
Riportalo indietro.
Mossi le braccia di scatto e gli afferrai il viso fra le mani e lo feci voltare verso di me, non mi aveva mai fissato con una tale intensità, nessuno lo aveva mai fatto. Mi sollevai appena sulle punte dei piedi e unì le nostre labbra, un bacio molto leggero che speravo lo facesse tornare con la mente al presente e lo fece. Sentii le sue mani afferrare le mie spalle e quel gesto delicato divenne in pochi istanti feroce e passionale. Sentivo le sue labbra danzare sicure e le mie quasi faticavano a seguirlo, il pensiero che potesse nascondere una natura tanto vorace non mi aveva mai nemmeno sfiorato. Come avevo sospettato, Callum era un ragazzo che nascondeva tante sfumature.
Il bacio durò finché riuscimmo a trattenere il fiato, poi ci staccammo violentemente ed il mio cuore stava battendo forte per quell'improvvisa scossa di adrenalina. Fissare nuovamente il suo viso fu la parte più assurda, sembrava quasi non esserci traccia della persona che mi aveva baciato qualche istante prima. Nei suoi occhi c'era solo il panico.
- Ehi, ti senti bene? Va tutto bene Callum – cercai di dire tornando a sfiorargli il viso.
Il suo sguardo era disorientato e il suo respiro iniziava a farsi corto – la mia testa ... mi sento ... io
Iniziò ad indietreggiare e questo cominciò a spaventare anche me – ti senti bene? Possiamo andare via, parlami
Poi il suo voltò sbiancò e la sua bocca iniziò ad aprirsi e chiudersi senza che riuscisse a parlare, si portò una mano al petto e si accovacciò leggermente. Era quello l'attacco di panico? Non riflettei, lo trascinai via da quella calca e mi feci largo fra la folla di ubriachi per portarlo lontano dal chiasso. Si reggeva a stento in piedi e il suo viso sembrava ogni istante più provato, quando arrivammo fuori dal locale, si gettò a terra.
Quel rantolio aveva un suono agghiacciante, sembrava che lo stessero strangolando e fissare quella scena senza fare nulla mi fece sentire insignificante.
Era stata colpa mia?
Ad un tratto smise di ansimare, il suo viso e il suo corpo avevano cessato di contrarsi e lui rimase steso a terra per una manciata di secondi, rigido come un cadavere, mi chiesi se non fosse morto davvero.
Alla fine si sollevò lentamente reggendosi alla parete – mi dispiace – sibilò con la voce ancora roca.
Io scossi la testa – Era un attacco? Stai bene?
Annuì debolmente – Devo andare
- E' colpa mia? – quella domanda mi uscì di bocca incontrollata – è stato quel bacio? Io ...
- Non fa niente, solo che ... - si interruppe – sono io, sono sbagliato e non ho diritto a stare qui. Né con te né con nessuno
Non riuscivo a mettere insieme quello che mi aveva detto, sentivo che c'era qualcosa che mi mancava, qualcosa che tormentava la vita di Callum ma che allo stesso tempo lui cercava di nascondere agli altri.
Ognuno vive prigioniero del proprio inferno personale.
Lui forse aveva un inferno più brutale degli altri e in qualche modo ci stava sguazzando dentro in quel momento. Lo vidi accennare dei passi lungo la strada e io lo seguii ma lui arrestò subito il passo.
- Vado da solo
- No, non se ne parla, non ti lascio andare via così – insistetti.
Mi riservò l'ennesima occhiata ma questa volta fu di freddezza e distacco – ho detto che vado da solo, so badare a me stesso
Quel tono non ammetteva repliche e lui non ne attese, si voltò nuovamente e proseguì per la sua strada barcollante ma senza voltarsi.
Io rimasi lì, mi presi la testa fra le mani chiedendomi se questa volta non avessi esagerato, se non avessi fatto qualche mossa falsa. Mi piaceva fare lo stronzo, adoravo vedere la gente annaspante e in difficoltà ma avevo un'etica: prendersela con chi lo meritava davvero. Callum era solo un ragazzo estremamente fragile che aveva bisogno di qualcuno che lo coinvolgesse, che lo aiutasse a vivere e io non ne ero stato capace.
Sei troppo superficiale Keno, tu non aiuti le persone, le sai solo ferire.

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