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12.

Fisso da un paio di ore la birra di fronte a me o meglio, quello che ne resta e la finisco. Non ricordo se si tratta della terza o della quinta ma poco importa. Ho deciso che lunedì manderò un'email a mio padre in cui lo informo che il suo sogno si è appena realizzato: mi licenzio!

"Signorina, credo che abbia bevuto abbastanza." mi sorride gentile l'uomo di mezza età. "Ah sì?" biascico. "Hm-hm. È la sesta birra e non ha un'ottima cera. C'è qualcuno che posso chiamare?" indica il mio cellulare. "Non lo so, sono sola." singhiozzo poggiando la testa sul bancone. "Okay..." sospira. Chiudo gli occhi e poi li riapro osservando il signore di nome Regan svuotare un bicchiere dentro al lavello. "Perché ha un nome da femmina? Con... tutto il... rispetto." lo guardo. "Oh, me lo chiedo da ben cinquantasei anni." ridacchia. "È comunque un bel nome." gli punto il dito contro. "E lei perché è qui da sola a questa giovane età?" "Perché ho un padre di merda e una madre morta di cui lui si è... dimenticato." rispondo con una risata. "Capito? Dimenticato!" rido. Il suo sguardo dapprima sconvolto si addolcisce poi lo porta oltre alle mie spalle.

"Chloè?"
Sto impazzendo, comincio a sentire la voce di Blake ovunque. Maledetto poliziotto bellissimo. "Chloè, andiamo." sospira. Alzo il capo di poco e no, non è le allucinazioni... è proprio Blake. "E tu che ci fai qui?" chiedo confusa. "Mi ha chiamato il signore di fronte a te." mi osserva con uno sguardo strano, che non riesco a decifrare. "Cosa..." "Era l'ultimo contatto con cui aveva parlato." si giustifica Regan. "Fa niente, Regan, visto che bello?" indico Blake. "Già, ma forse adesso è meglio che ti porti a casa." sorride dolcemente. "Okay. Notte, Reg." sorrido cercando di alzarmi dallo sgabello. Una mano afferra la mia vita per reggermi e io mi lascio andare. Ho le gambe molli e la testa tanto, troppo confusa. "Ti prendo in braccio, va bene?" domanda dolcemente Blake investendomi col suo profumo. "Hm-hm." annuisco mezza assonnata. In pochi secondi le mie gambe lasciano il pavimento e la mia testa finisce contro il suo petto. "Tieni la testa poggiata sulla spalla, non farla cadere o potresti rischiare persino di svenire." dice il moro prima di ringraziare Regan. "Hai un buon profumo." mi complimento, gli occhi chiusi. "Grazie." "Sai di casa, Blakie." rilascio un risolino sistemandomi meglio tra le sue braccia, poi il mio cervello sembra non reggere più lo stress di tutti questi cinque anni e si spegne, lasciandomi incosciente nella presa di Blake Sullivan, l'unica persona che non avrei voluto mi trovasse così stasera.

*

Apro gli occhi di scatto, mi sollevo e corro in bagno. Disorientata trovo la porta aperta e mi accascio davanti alla tavoletta del water... un water che non è quello di casa mia. Rigetto tutto quello che ho bevuto e mangiato e mi ritrovo a desiderare di rigettare tutti i ricordi di cinque anni fa ma quelli sembrano essere marchiati a fuoco e non ne vogliono sapere nulla di andarsene via.
Mi sollevo dal pavimento e mi avvicino al lavabo dove sciacquo bocca e faccia. Ho un aspetto terrificante ma di sicuro non mi importa chissà quanto. Noto dei profumi e un pettine, poi ricordo di ieri sera e capisco di essere nel bagno di Blake. Non ho idea di che ore siano... sospiro e faccio per uscire dal bagno ma la sua figura mi blocca. "Ti ho vista uscire fuori a razzo dalla camera. Come ti senti?" domanda portando una mano sul mio braccio. "Male, ma sto bene, grazie." "Dopo questo controsenso ho capito. Vai a metterti a letto, ti porto una pasticca e poi puoi tornare a riposare." dice. "Perché, che- che ore sono?" domando. "Le cinque del mattino. È ancora presto." "Sto sul divano, ho già approfitta-" "Fila in camera, Sanders." mi interrompe. "Lo hai voluto tu." sospiro facendo come mi ha detto.

Raggiungo la sua camera da letto e prendo posto sul materasso morbido, tiro su le coperte fino al petto e aspetto Blake. Il moro entra dopo qualche minuto, mi cede un bicchiere d'acqua e una pillola che mando giù all'istante. Mi distendo posando la testa sul materasso e sospiro. "Mi dispiace che tu, tra tutti, mi abbia trovata in quelle condizioni e sia stato costretto a portarmi a casa tua." mormoro. "Non è questo che dispiace me. Ma più il fatto che tu ti sia ridotta in quello stato." poggia il bicchiere vuoto sul comodino. "Magari non oggi e magari non ti importerà nemmeno ma un giorno ti dirò perché... la gente fa fatica a starmi accanto." bisbiglio stanca. "Ti lascio riposare." sussurra. "Puoi... restare fino a quando non mi addormento? Mi piace il tuo profumo." so di essere arrossita soprattutto per il fatto che non sono più ubriaca per questo non apro gli occhi. "Certo." sistema le coperte e poi si siede meglio sul materasso. Volto il capo non capendo più niente, lo sento mormorare qualcosa ma il mio cervello fa troppa fatica e così ritorno nello stato incosciente di qualche ora fa.

Tied Hearts.Where stories live. Discover now