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Dovrebbero abolire la sveglia alle sette e mezza del mattino di lunedì. E già che ci siamo tutti i giorni a seguire fino al venerdì. Ma chi me l'ha fatto fare di lavorare? Chi? Ah, giusto, mio padre nonché capo.

Devi costruirti un futuro, Chloè. Devi saperti mantenere, Chloè. Come darai da mangiare ai tuoi figli o ai tuoi gatti?

Già, nemmeno mio padre confida nel fatto che riuscirò a trovare l'uomo della mia vita, ma per arrivare alla conclusione dei gatti bisogna tornare indietro ancora una volta a Jamie Conrad in quanto tutto è partito da lui.
Jamie è stato il primo ragazzo che ho baciato e il primo stronzo che ho colpito nelle palle. Perché? Semplice, due settimane dopo avermi dichiarato il suo amore l'ho beccato con Jessica la troia nel bagno delle ragazze. Dopo aver pianto per almeno un mese, aver cambiato scuola e litigato con mio padre ho conosciuto Jeremy. Caspita, Jeremy era almeno mille volte più carino di Jamie ma anche più idiota perciò non è andata a buon fine nemmeno con lui. Dopo Jamie e Jeremy decisi allora che avrei chiuso con i nomi che iniziavano per J. Alle superiori conobbi Scott, con il quale persi la verginità, davvero un bravo ragazzo anche se quella volta fu colpa mia perché dopo aver visto Colton Bale... beh, non ci misi molto a mollarlo e accalappiare il quaterback. Finita male anche lui, ovvio. Arrivata all'università decisi che sarei diventata lesbica, ma mi accorsi che non c'era niente da fare, niente per me era meglio di due addominali e un... meglio sorvolare. Ebbi solo una relazione e poi, dopo la laurea conobbi Greg, lo stronzo degli stronzi. Sfiga? Certo. Gatti? Assicurati per il mio futuro.

A lavoro, tra una smaltata di unghie e l'altra, riesco ad aprire delle email e compilare qualche stupido documento. Come al solito litigo con Clarissa per la mia pausa pranzo e le ricordo quanto miseri siano i suoi capelli, poi ritorno a limarmi le unghie e parlare al telefono con Sofia che mi racconta ancora del suo professore sexy. Alle sei mi disfo dei tacchi e della gonna e indosso dei leggins e le scarpe da tennis, alle sei e dieci sono già fuori il palazzo e diretta a casa. Rabbrividisco per il freddo di inizio gennaio e mentre cammino do un'occhiata alle vetrine dei negozi. Molti dei quali hanno già tolto le decorazioni natalizie. Io non l'ho nemmeno fatto l'albero di Natale. Beh, non lo faccio da quattro anni ormai, ma pazienza.

Quando arrivo a casa mi dirigo in cucina per accendere il forno in cui giace la teglia di lasagne e poi filo dritta in vasca. Osservo la leggera peluria che ricopre le mie gambe e quasi vomito. Appunto mentale: prenotare dall'estetista domani. Non posso di certo ridurmi a fare il grizzly. Slego i capelli dal fastidioso chignon e, quando la vasca è finalmente piena, mi immergo. Emetto un basso gemito di piacere al solo sentire i miei muscoli che si rilassano e sospiro.

Bagno rilassante, vino e lasagne... che c'è di meglio?

Giusto.

Blake Sullivan.

*

Il giorno dopo non appena finisco di ozia- lavorare, entro nel primo negozio maschile che trovo. Ripenso alla maglia nera indossata da Blake e ne trovo una rossa più o meno dello stesso modello. Ad occhio e croce direi che una taglia media andrà bene, lui è leggermente più muscoloso di Dan ma le maglie calzano grandi quindi dovrei esserci. Al massimo la può sempre cambiare. Pago e chiedo al commesso di stamparci un bel fiocco rosso sul sacchetto, poi decido di incamminarmi verso il distretto. Poco fa ho chiesto a Dan se si trovasse ancora a lavoro e mi ha informato che oggi cominciava proprio alle sei perciò sono in perfetto orario. Prima di arrivare mi fermo a comprare delle ciambelle e mettere gli auricolari. Britney Spears mi accompagna per tutto il tragitto tanto che entro al distretto a ritmo di Ops, I did it again sotto lo sguardo incredulo di Carl o qualunque sia il suo nome.

"Chloè, che ci fai tu qui?" stacco gli auricolari dalle orecchie e sorrido a Frank. "Ciao, Frank! Ti ho portato qualcosa." poggio su una scrivania una decina di ciambelle glassate. "Sono ciambelle al cioccolato..." mormora estasiato Frank. "Le tue preferite. Servitevi pure!" quattro agenti di cui in questo preciso istante non ricordo i nomi mi salutano e poi si fiondano sulle mie ciambelle.

"Non mi hai ancora risposto, Sanders." Frank mi osserva. "Ieri sera ho sporcato la maglia di un tuo agente – no, non Dan – e gli ho preso una maglia nuova. Puoi dirmi dov'è Sullivan?" "Gli hai già messo gli occhi addosso." ride scuotendo il capo.

"Chloè? Che ci fai qui?" "Cercavi Sullivan? Eccoti accontentata, c'è pure Peck." sorride Frank prima di ritornare alla sua ciambella.

"Chloè. Sto parlando con te." mi volto mettendo su il sorriso più dolce che possiedo. "Ho portato le ciambelle." informo Aidan avvicinandomi. "E questo è per te." cedo il pacchetto a Blake. "Per me?" mi guarda confuso mentre afferra il pacchetto. "Perché non vai a soffocarti con una ciambella alla fragola, eh?" guardo Aidan. "Me ne vado per le ciambelle. Non perché me lo hai detto tu." sbuffa infastidito.

"Quindi? Posso sapere perché questo regalo se fino a sabato sera preferivi gettarmi coca-cola addosso?" "Già, è proprio per quello che... avanti, aprilo e basta. Non è nulla di che." borbotto. Blake apre il pacchetto con sguardo diffidente, poi qualcosa muta quando capisce cosa c'è dentro al pacchetto. Cos'è, pensava che gli avrei regalato un vasetto contente pipì di gatto? Beh, sarebbe di sicuro stato un regalo originale. "Sembravi tenerci a quella maglietta e così ho pensato che una nuova non avrebbe guastato. In più l'ho presa rossa perché si intona con i tuoi occhi e capelli e poi non penso ti sarebbe piaciuta verde pisello o rosa confetto, quin-" "Grazie, Chloè." mi interrompe. "Figurati. È aderente, posso vederti flettere anche il più minuscolo dei muscoli con questa addosso." gli faccio l'occhiolino. Poi Frank mi richiama non lasciandomi più la possibilità di ammirare il bel faccino di Sullivan.

"Grazie per le ciambelle, Chloè." ripetono in gruppo gli agenti appostati attorno al tavolo. "Ragazzi, mi fate arrossire! Ricordatevi delle mie ciambelle quando mi porterete di nuovo in cella." sorrido. "Vede, signore, le avevo detto che voleva solo comprarci." bofonchia Carl. "Senti, Carl, penso che ci finirò adesso in cella per aggressione a pubblico ufficiale perciò se vuoi risparmiarti un altro rapporto, taci." lo guardo male. "Io mi chiamo Kendric, non Carl!" esclama. "Vedrò di memorizzarlo, ma mi stai antipatico quindi non ti garantisco niente." la mia frase fa scoppiare il resto degli agenti in una sonora risata.

"Bene, tutti sfamati e felici, la mia coscienza è pulita e i miei occhi saranno felice di vedere Sullivan con quella fantastica maglietta rossa. Non lavorate troppo. Ciao, agenti. Ciao, Dan. Ciao, Blake!" saluto tutti in fretta notando l'ora.

"Perché scappi sempre via?" sbuffa Blake. "Perché il mio autobus sta per passare. Ci vediamo, bellezza!" lo saluto ancora una volta per poi correre verso la fermata.  

Tied Hearts.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora