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Canticchio ignorando l'ennesima chiamata di Greg lo stronzo e piuttosto noto un messaggio da un numero sconosciuto.

'Sono Sofia, la gemella gnocca, chiamami!'

Ignoro il controsenso della sua frase e decido di farlo. Al terzo squillo la voce pimpante di Sofia mi perfora un timpano. "Che bello sentirti! Come stai?" "Ciao, gemella Kessler. Sto bene. Voi?" "Stiamo bene. Sel ha smaltito la sbornia e adesso è a lavoro." "E tu?" "Io frequento un corso di pittura al momento. Sono un'artista." spiega. "Mmh, interessante." scrollo le spalle. Mi guardo un po' intorno mentre l'ascolto parlottare del professore arrapante che insegna al suo corso e quando trovo la paletta in legno esulto. "Scusa, ho trovato la paletta. Non sapevo con che girare il sugo." spiego. "Comunque, ti stavo dicendo che stasera c'è una festa. Tutto in regola, ovvio." "Certo. Dopo questa frase si scopre che il proprietario è pieno di droga, gli invitati sono mafiosi e che in cucina sono state trovate donne messicane che nemmeno ci dovrebbero stare in quella casa." "Tu sei proprio pazza." ride Sofia. "Sul serio, non possiamo permetterci di finire in cella. A mia sorella serve quel lavoro e io ho bisogno di vedere il professore sexy. Ti assicuro che sarà qualcosa di tranquillo." tenta di convincermi. "Come posso fidarmi di una sconosciuta che ho incontrato una sola volta in cella?" sbuffo. "Non lo so, inventati qualcosa. Ti passiamo a prendere noi stasera. Mandami l'indirizzo. Ciao, bellissima!" non mi da il tempo di ribattere ché ha già attaccato. Scuoto il capo sconvolta dalla chiamata ma poi scrollo, ancora una volta, le spalle e le mando il mio indirizzo. Festa uguale alcol. Alcol uguale ciao ciao Greg.

All'ennesimo squillo del mio cellulare accetto la chiamata infastidita da lui e la sua voce. "Senti, stronzo, per colpa tua sono finita in cella ieri sera quindi smettila di rompermi le palle con queste stupide chiamate perché non ne posso più! Non ti perdono, non ti voglio più né sentire né vedere, quindi vaffanculo Greg!" esclamo incazzata. "In realtà – una voce profonda blocca i miei passi – sono Blake, il collega di Aidan. Volevo sapere come c'è finito il tuo numero nella mia rubrica." dice. "Non ne ho idea, ma sono felice di avere il tuo numero." "Davvero non ne hai idea?" è scettico. "No, parola di scout." sorrido mentre mi fermo davanti al mio armadio.

"Piuttosto ho bisogno di un aiutino. Stasera vado ad una festa, che consigli: vestito rosso oppure una tutina nera?" arrotolo una ciocca di capelli attorno al pollice. "Mi stai davvero chiedendo... oddio." lo sento sospirare. "Sì. Allora?" "Non ne ho idea, Chloè." oh, merda. Il mio nome pronunciato dalle sue labbra suona così sexy e invitante. "Su, è semplice! Vestito o tutina?" "Tutina – sbuffa – almeno non sarai ad alto rischio di stupro con un vestito e ubriaca." "Che carino, ti preoccupi già per me! Ti assicuro che faremo crescere nostro figlio con gli stessi valori." sospiro estasiata. "Tu non sei normale. Comunque dov'è questa festa?" indaga. "Così poi potrai arrestarmi di nuovo? Non te lo dico." tiro fuori la tuta dall'armadio e la poggio sul letto. "Chloè." "Grazie dell'aiuto. È sabato sera, divertiti, ma non scopare! Dirò a nostro figlio quello che hai fatto mentre non sapevi ancora che sarei stata l'amore della tua vita. Ciao ciao!" attacco la chiamata lanciando il cellulare sul mio letto per poi dirigermi in bagno. Sono già le otto e un quarto, per le nove e mezza le gemelle saranno qui e io devo essere uno schianto semmai dovessi rivedere Blake Sullivan. 

Tied Hearts.Where stories live. Discover now