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29 settembre 1988

La squallida tappezzeria delle sale dove si svolgono le feste proibite, quelle in cui l'aria è impregnata di sudore, alcol ed essenze di profumi costosi, che si librano nell'ebbrezza atmosferica con corpi mossi da danze confuse, tutti avvinghiati l'uno all'altro, nel rosso fiammeggiante della gioventù bruciata.
Quelle tende dai colori fuori luogo nelle case di vecchie prozie, che non riesci mai a capire se siano scelte intenzionalmente per darti un pugno in un occhio o comprate in un bazar dell'usato, talmente sono brutte.
La squallida tappezzeria di cui mi sento ricoperto, che sento appoggiata su ogni mio centimetro di pelle, da cui mi sento avvolto come un sottovuoto. Mi spingo in alto cercando ossigeno, ma mi accorgo di essere troppo basso ed esile per abbattere il velo dell'imbarazzo che si dirama lungo il mio corpo fino al soffocamento; così mi sento, mentre il corridoio è un gregge informe di animali in movimento, e la fiumana di pelo e ossa si dirige scompostamente verso il cancello del recinto. È venerdì; il weekend inizia ora. Ragazzi e ragazze si abbracciano, si salutano, si baciano, si scambiano brevi parole per programmare il sabato sera, per dirsi futili convenevoli o limitarsi ad un "ma hai visto come è vestita quella?", citando Sarah, il capo delle cheerleaders del liceo, che si sgomita per attirare l'attenzione delle sue migliori amiche mentre con lo sguardo punta Jamia, dal lato opposto del corridoio.

«Scusa? Ti sembra il caso di giudicare una ragazza solo per come si veste? Fossi in te mi tapperei la bocca con quell'inutile stoffa firmata che ti metti addosso.» le dico, dunque. (Mi sono accorto solo adesso di star usando il presente mentre scrivo, ma la descrizione è più convincente così, no?)

La bionda con i tacchi esuberantemente alti mi guarda come se le avessi appena detto che mia madre è un ornitorinco. Ma ha il fieno, nel cervello, o sa parlare?

«Che fai? Non rispondi?»

Silenzio; piccole nubi di fumo escono dalle sue orecchie, il suo cervello mutatosi in materiale liquefatto di dubbia provenienza, che scivola fuori dalle sue narici e cade sul pavimento grigio chiaro. Ah, no! Non è andata così. Ma bisogna ammetterlo, sarebbe stato divertente.

Jamia interrompe la 'conversazione' avvicinandosi e posandomi una mano sulla spalla.

«Frank! Da quando tu e Sarah vi conoscete?» mi dice, sorridendo ingenuamente.

«Da mai. Lei ti stava prendendo per il culo con le sue amiche e io l'ho zittita.»

Mi infilo le mani nelle tasche, inclinando la testa lievemente indietro per osservare dall'alto l'espressione fumante della bionda.

«Ahah! Iero, che simpatico! Mi stava parlando dei suoi programmi per il weekend, Jamia, che credi?»

Salvata in corner.

«Figurati. Ahah, Frank è sempre stato molto sarcastico.»

Decido di non introdurmi più a fondo nella questione e rivolgo un cenno di saluto a entrambe, dirigendomi verso la porta sul retro, direzione opposta a quella che seguono tutti. So benissimo chi sto cercando, so benissimo di avere tanti dubbi e di non volerli davvero confermare, solo per la paura dell'ovvio.
Ma che tipo di ovvio?
Non so spiegarmi cosa sia accaduto in casa dei Way ieri, non so spiegarmi di chi fossero quelle urla e non so porre risposta alle domande che sostituiscono i miei pensieri più frequenti e comuni. Ma chi era? Perchè urlava?

Sicuramente non l'ho scoperto oggi, ma è stato comunque a dir poco mistico passare venti minuti (signori e signore, venti minuti di assurdità) nel doposcuola con Gerard Way, per gli amici frocio sottiletta, per Frank Iero velo di neve candida.
E quando lo paragono alla neve non sono nè sarcastico, nè iperbolicamente poetico; descrivo la realtà.
C'era da vederlo, oggi, quando l'ho fermato mentre camminava verso il cancello sul retro, per evitare il casino di persone, l'ho fatto girare verso di me e lui ha accennato un sorriso timido mentre cercava di prevedere le mie intenzioni con lo sguardo. Io ho sorriso di rimando e gli ho proposto di fare la strada verso casa insieme. E perchè mai, verrebbe da chiedersi? Schiarimento di voce:
punto 1) Perchè sono un fottuto ficcanaso e non perdo alcuna occasione di farmi i cazzi degli altri, e in questo caso ho un mistero da scoprire molto succulento, e forse anche molto, molto pericoloso;
punto 2) perchè Gerard è un fiocco di neve, una nuvola di zucchero filato,- e io veramente ridicolo a descriverlo come tale - emana dolcezza da tutti i pori e volevo godere ancora per un po' dell'agrodolce sensazione che la sua presenza mi dona, ogni volta che lo incontro.

E, al contrario delle mie aspettative, abbiamo parlato. Abbiamo persino riso - se i suoi brevi ghigni sognanti possono essere considerati delle risate - per tutto il tragitto, e lui non si è neanche preoccupato di chiedermi perchè lo volessi accompagnare fino a casa. Abbiamo conversato di musica, di teatro, di cinema...ci sono state anche discussioni interessanti sulla Davidson! Non credevo nemmeno possibile una sua apertura così ampia con me, che lo conosco appena, quando tutti i giorni lo vedo schivare e allontanarsi da chiunque si trovi nel suo raggio d'azione. Sembrava sereno, forse anche spensierato, mentre parlava di Martin Scorsese e canticchiava qualche verso di Tie Your Mother Down dei Queen, mentre soffiava dalle labbra piccoli sospiri che mitigavano la leggera aria frizzante, prodroma di un autunno anticipato, e guardava gli alberi che coloravano i viali spenti e vuoti d'animo.
Quando siamo arrivati nel viale di casa Way, però, ho visto cambiare il suo umore, da gioioso a titubante, nel giro di cinque buoni secondi.
Mi ha detto "ciao Frank, è stato un piacere parlare con te" e si è dileguato, non ricordo nemmeno di averlo visto andare via.
Ho sospirato e mi sono promesso, tra me e me, che avrei rimandato la scoperta del mistero ad un altro giorno, perchè tra pochi giorni ho un test importante e, se non prendo almeno una C, Linda Pricolo potrebbe rinnegarmi come figlio e testare l'adrenalina dell'omicidio sulla sua prole.
Speriamo di non fare la fine di Randy, il gatto dei vicini, che veniva sempre a fottere cibo e oggetti vari da casa nostra e ha continuato indisturbato per mesi, finchè la mamma non gli ha fatto una sorpresa - ma questa perla la riservo per i miei, ovvi, prossimi incontri con Gerard Way, perchè è troppo esilarante e letta su un cencio di carta non dà lo stesso effetto.
Ora vado a studiare, chè sono nella merda.

l'ultima frase rappresenta me in questo periodo ----
era da parecchio che non aggiornavo, ma ho avuto diversi impegni tra cui un trasloco, la scuola e la mancanza di connessione internet che mi hanno portato via molto tempo e non mi hanno permesso di fare cose un po' più piacevoli, come scrivere e avere una vita sociale (grazie amici per sopportarmi anche durante i miei periodi di disagio più intensi)
spero qualcuno stia apprezzando questi deliranti capitoli
au revoir
-sara

latibulum - frerardWhere stories live. Discover now