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Alma

Eravamo arrivati ad Anzio alle prime luci dell'alba, all'entrata del paesino era stato appeso uno striscione nero con il nome di mia madre scritto in bianco; il sole si stava alzando e proiettava la sua luce sugli alberi rendendo il paesaggio spettrale.

Una volta essere entrati nel garage della mia vecchia casa scesi dall'auto quasi correndo per poter assaporare nuovamente l'aria della mia città.

Con la mia famiglia vivevamo in una villetta indipendente sulla striscia di terra che divideva il mare dall'aperta campagna; era stata costruita interamente di mattoncini dai miei genitori un anno prima della mia nascita, aveva un ampio giardino con degli alberi e dei cespugli (di cui non ricordo il nome) sempre curati alla perfezione dal giardiniere che veniva ogni due settimane.

Schiavai la porta con una lentezza inesorabile, osservai l'ingresso immerso nell'oscurità cercando di trovare l'interruttore. Quando lo trovai scacciai un urlo saltando in aria.

<Alma che succede?> domandò preoccupata Vittoria

<Un r-ragno!> balbettai terrorizzata.

Nel mentre Sabrina era riuscita ad accendere la luce e ora, oltre ad avere illuminato tutto l'ingresso, potei guardare in faccia tutti i presenti ridere a crepapelle. Non risposi limitandomi ad uno sguardo fulmineo.

——————-

Le tre arrivarono presto, di conseguenza arrivò presto il momento del funerale, tutti i miei parenti, amici e conoscenti di mia madre.

Entrammo nella Chiesa di Santa Teresa uno di fianco all'altro in fila per due; da subito tutti gli sguardi furono rivolti verso di me e quando arrivai nella prima fila (riservate ai familiari) delle panche a sinistra, notai la presenza del comandante dell'esercito che mi guardava con uno sguardo malizioso.
Dovetti distogliere lo sguardo dal suo perché era troppo pesante, passai altrove e questa volta cadde su mia cugina Sofia che mimò con la bocca
«Assassina», mi destabilizzò completamente.

Alex doveva essersi accorto di qualcosa perché, prendendomi per mano, mi condusse fuori lontano dagli sguardi indesiderati così da poter parlare liberamente.

<Alex andiamocene> dissi con voce crinata <Ho sbagliato a venire. Andiamo via>

<Amore> affermò dolce <Alma guardami> vedendo che non obbedivo, appoggiò due dita sotto al mento per poi alzarlo delicatamente <Ho visto come ti guardava il comandante, ho visto cosa ti ha detto tua cugina, giusto?> annuii <Bene. Io, invece, ti dico che non sei un'assassina, tu sei una ragazza fantastica, una ragazza con un passato difficile ma che è una roccia e ora torniamo dentro perché questo sarà il tuo ultimo saluto a lei. Non fare il mio stesso errore, perché fidati io mi pento ogni giorno. Ti amo> percepii nei suoi occhi un'ombra, quell'ombra che si insediava fra le sue iridi cristalline ogni volta che parlava di sua sorella.

<Ti amo> lo baciai.

Il Mio Nuovo Prof. Di Tedesco [COMPLETA]Where stories live. Discover now