Capitolo 31 ~ Usami!

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Quattro anni prima
San Francisco

Dicono che la morte sia come un buco nero che ti inghiotte. Lascia una voragine nel petto di chi resta capace di guarire solo con il tempo, ma mai in grado di chiudersi per davvero. 

Ho sperimentato questo dolore in passato, più di una volta a dire la verità. Sento che ora è diverso però. Quel vuoto che ho nel cuore mi sta consumando gradualmente, giorno dopo giorno, fino a far scomparire la mia vera essenza. E se è vero che il tempo è l'unico rimedio, allora ho davanti a me una strada ancora lunga e sofferente da percorrere. Non pretendo certo di superare un lutto tanto grande nel giro di otto giorni, ma ho paura di non riuscire a rialzarmi. Sento di essere sprofondato troppo in basso stavolta e da certi pozzi bui non puoi venirne fuori così facilmente.

Il pensiero di poter condividere questo dolore con Anita dovrebbe rincuorarmi e invece ripensare a lei e alla sua crisi di pianto pare avere l'effetto contrario. Ricordo ancora quando quella maledetta notte, dopo aver versato tutte le mie lacrime, Tiffany mi ha spinto ad andare da lei. Mi stringeva sul suo seno e tra un carezza e l'altra mi diceva: «Dovresti fare un salto nella sua stanza e starle vicino. Sta soffrendo quanto te in questo momento e nessuno può capirti meglio di lei». Non volevo allontanarmi dalle sue braccia. In qualche modo il suo profumo e il suo calore riuscivano a cullarmi verso la tranquillità, ma sapevo che aveva perfettamente ragione per questo le ho dato ascolto.

Mi chiedo quale donna al suo posto mi avrebbe spinto a consolare la propria avversaria. Credo che nessun'altra si sarebbe dimostrata matura quanto lei.

Anita comunque non meritava di certo il mio appoggio, ma era pur sempre umana e stava patendo la perdita di Daniel nel mio stesso modo. Trovarla in un mare di lacrime con il volto straziato, gli occhi verdi arrossati e vittima di singhiozzi che le scuotevano il corpo, è stato devastante. Non sapevo cosa dirle né tanto meno come comportarmi. Forse avrei dovuto provare odio verso quella donna che aveva manovrato la mia vita, stravolto la mia visione del mondo e poi mi aveva portato via la felicità subito dopo avermi permesso di cominciare a gustarla. Un po' la odiavo davvero per quello, ma in fondo sapevo che non era colpa sua se Daniel non c'era più.

Mi sono limitato ad avvicinarmi al suo letto e senza pronunciare una sola parola l'ho stretta sul mio petto, lasciandola singhiozzare addosso a me per minuti interminabili. Avevamo avuto un figlio insieme e questo non sarebbe mai potuto cambiare, in qualche modo quella vita ormai spenta univa i nostri cuori in un dolore profondo.

«Ti ho portato una camomilla, pensavo che potesse esserti utile» mormora Tiffany riportandomi al presente, avanzando lentamente nella mia stanza. Delicatamente richiude la porta alle sue spalle e si avvicina al mio letto, poggiando la tazza fumante sul comodino alla mia destra.

«Grazie» mi limito a sussurrare, riportando il mio sguardo perso verso il soffitto buio.

Ultimamente non sono di molte parole e lei lo rispetta, anche se è innegabile dal suo sguardo che preferirebbe condividessi il mio dolore con lei invece di tenermelo dentro.

Con la coda dell'occhio intravedo i suoi movimenti mentre cauta si distende al mio fianco, sul materasso, abbracciandomi.

Delicatamente lascia scorrere le dita tra i miei capelli e mi dona un minimo di sollievo, intanto che istintivamente i miei occhi si chiudono a seguito di un lungo sospiro.

«Va un po' meglio se ti accarezzo?» mi bisbiglia all'orecchio, prendendo a sfiorarmi il torso privo d'indumenti con tocchi brevi e regolari.

Annuisco e tengo gli occhi socchiusi, lasciandomi cullare dal suo amore.

 The Faded Memories  ~ Ricordi Sbiaditi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora