Capitolo 27 - This is the End (Sei anni prima)

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-L'aereo parte tra quattro ore e noi saremo a bordo-

-Tu sei folle! Non andremo da nessuna parte senza quel Miraculous e senza Ladybug!-, Gabriel, furibondo, scaraventò per terra il suo tablet con un colpo secco del braccio. Davanti a lui Chat Noir lo guardava più determinato che mai a portarlo via di lì: ma come avrebbe potuto avere un senso andarsene senza poter usare quel Miraculous, senza avere la certezza che la merce di scambio fosse effettivamente valida?

-Tua madre è viva e se tu non mi lasci prendere quegli orecchini non la ritroveremo mai!-, tuonò portando una mano alla gola e liberandosi del foulard che, senza la sua spilla, non aveva più senso di essere indossato. Si sentiva soffocare, aveva un mal di testa furibondo, segno che Nathalie, la buona, cara, fidata Nathalie, aveva usato il suo potere su di lui.

La donna lo fissava da un angolo in ombra, il più lontana possibile da lui nella grande sala della sua villa, colpevole e consapevole di esserlo. Era l'unica che avrebbe dovuto tenere a freno, considerò con rabbia Gabriel, e non l'aveva fatto. Era stato uno stupido.

-Se la mamma è morta, e lo sai bene, usare i due Miraculous sarà un suicidio!-, sbraitò Chat Noir, balzando davanti al viso del padre, puntando gli occhi felini ridotti a minuscole fessure in quelli dell'uomo.

-Non mi fai paura, anche se sei trasformato-, lo affrontò lo stilista, allontanandolo da sé con una mano.

-Ho il Cataclisma...-, gli ricordò il figlio, muovendosi silenzioso fino alle sue spalle, -E Nathalie ha il tuo Miraculous: o vieni con noi o rimarrai solo, senza poteri e infelice per l'eternità.

-Non useresti il Cataclisma su di me: tu sei un codardo, Chat Noir! Ti ho studiato a lungo in questi mesi e so perfettamente di che pasta è fatto il biondo micino che salta di tetto in tetto. Tu sei buono solo a penzolare dalle labbra della tua bella coccinella, senza uno scopo, senza una meta, senza una vera ragion d'esistere!-, pestò il tablet, ormai in briciole sul pavimento.

Chat Noir si bloccò, rimuginò sulle parole del padre, si avvicinò a lui: il suo sguardo era cupo, la volontà ormai ferrea.

-Hai ragione-, gli sibilò in un orecchio, -Io non ho alcuna vera ragione di esistere: non ho più una madre, non ho l'affetto di mio padre e ormai non ho neanche più quello della ragazza che amo-, lo spinse indietro fino a farlo sedere di schianto su una poltrona. Un tremito nella sua mano chiusa a pugno a pochi centimetri dal volto del padre tradì la sua paura.

Si allontanò repentinamente dall'uomo di molti metri ed estrasse dalla tasca sul suo fianco qualcosa. Nathalie trasalì e immediatamente attivò la sua trasformazione, lasciando basito e impietrito Gabriel che li guardava, per una volta senza capire cosa stesse accadendo.

Chat Noir avvicinò le mani ad un orecchio e fece qualcosa nella penombra. Gabriel non riusciva a vedere, si alzò per avvicinarsi al figlio che gli ruggì contro: -Sta' seduto!-

Era sofferenza quella che permeava dalla sua voce roca? Che cosa stava...? Gabriel scattò verso la parete e sollevò con un colpo solo tutti gli interruttori dell'illuminazione, inondando la stanza di luce.

Sangue.

Notò il sangue per prima cosa, mentre la testa pulsava e qualcosa di incomprensibile lo faceva restare immobile, come ipnotizzato dalla sottile striscia scarlatta che scivolava lungo il collo del figlio e si perdeva nel colletto della tuta nera. Non parlò, non chiese, comprese immediatamente quando Adrien, con un gemito sopito, allontanò le mani dal secondo lobo, anch'esso sporco di sangue e una potente luce si frappose tra loro. Una enorme coccinella confusa apparve fluttuando davanti al ragazzo, guardandosi intorno per comprendere la situazione.

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