Capitolo 18 - Tutti pazzi per Mari (Sei anni prima)

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-Sono arrabbiata anche con te, accidenti-, gli stava rimproverando dopo aver ripreso un po' di forza, -Era necessario mettere così espressamente in chiaro la situazione? Lo sapevi che lui ci sarebbe stato male-.

Adrien la guardò corrugando la fronte: davvero era seria? Proprio lei che lo aveva aiutato a dare una lezione a Chloe, giusto poche ore prima? Che cambiava? Loro due stavano insieme e doveva essere chiaro a tutti, no?

-Ti avevo avvertita, comunque-, si limitò a dire in sua discolpa e non immaginò che quel piccolo diverbio, così come velocemente era calato su di loro, altrettanto velocemente potesse dissolversi: -È da stanotte che fantasticavo su cosa intendessi per "il gatto marca il territorio"... Beh, se vuoi, possiamo riprendere il discorso quando siamo soli, ma forse dovremmo essere più cauti, qua a scuola...-, un guizzo elettrico negli occhi azzurri, un brivido lungo la sua schiena.

Adrien si sciolse da lei alzando le sopracciglia con un rapido cambio d'espressione, la guardò cercando di rimanere serio per molti secondi, quindi si avvicinò al suo orecchio: -Principessa, devo ammettere che riesci sempre a stupirmi, io... sinceramente non ti avrei mai fatta così spudorata... Ma ti garantisco che se l'avessi saputo prima, cavolo... te l'avrei chiesto da mesi di metterti insieme a me!-, si allontanò e riprese l'espressione seria, come una faccia di bronzo. Senza muovere altri muscoli, strizzò l'occhio e si allontanò da lei, mentre la campanella annunciava che le lezioni stavano ricominciando.

Si ritrovarono pochi istanti dopo di nuovo seduti a fianco, a scanso di equivoci entrambi con le mani occupate da penne, libri o quel che trovarono.

Poco prima che il professore di Storia dell'Arte entrasse, Alya si voltò verso Adrien: -Ascolta, biondo: lo so che sono fidanzata con Nino e che voi due state insieme, ma riprovati a fare eccitare così Marinette alle mie spalle durante una lezione e ti prometto che voi due vi ritroverete a consolarvi a vicenda-, con il dito indicò lui e Nino, buttando un bacino verso la sua amica.

Marinette si allungò su Alya e le colpì il capo con le nocche di una mano: -Scema!-, le disse piccata.

Ma per cosa l'avevano presa tutti? Era la giornata nazionale dell'ormone a piede libero?

-Adesso dovrebbe arrivare Ladybug a salvarmi dall'interrogazione vero?-, chiese Adrien sottovoce dopo un po', ricordandosi le parole della ragazza di quella notte, mentre il prof scorreva l'elenco dei loro nomi con il dito e il silenzio era asceso tra i suoi alunni. Marinette gli sorrise dolcemente, in fondo era preparata, avrebbe seriamente potuto offrirsi volontaria per l'interrogazione su Renoir e risparmiare un rischio al suo amato.

In qualche perverso modo fu quello che avvenne realmente: il professore non aveva neanche finito di sistemarsi alla cattedra che un urlo di terrore squarciò il silenzio della scuola.

Adrien e Marinette ci misero un istante per capire di cosa si trattasse, nel momento in cui un mostro dalle fattezze umane (e che fattezze, pensò tutta la parte femminile dell'istituto!) divelse la porta della loro classe e puntò un dito nella loro direzione.

-Tu. Sei. Mia-, tre parole rivolte a Marinette che non fece in tempo neanche a muoversi, così come il suo ragazzo: il mostro dalla lunga chioma rossa colpì con violenza Adrien scaraventandolo con forza micidiale sul muro alla sua sinistra. Dopo si gettò su di lei.

-Adrien!-, Marinette urlò attonita per il colpo violento che il ragazzo aveva preso: era immobile a terra, il sangue che gli imbrattava il viso, -Adrien!-, ripeté mentre veniva caricata sulla spalla dal mostro. Non avrebbe potuto in nessun caso trasformarsi, dal momento che Tikki era lontana da lei, chiusa nello zainetto rimasto in classe. Sarebbe stata la fine...

Ivan e Nino erano accorsi immediatamente accanto al loro amico che stava riaprendo gli occhi; Alya invece era corsa dietro al mostro inseguendolo fuori dall'aula, seguita dal professore che urlava ai suoi alunni di mantenere la calma e a tutti quelli fuori di mettersi in salvo.

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