Capitolo 10 - Togheter is better than alone (Sei anni Prima)

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Quando aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu Tikki, troneggiante sopra di lei, braccia conserte ed espressione truce.

-Stanotte hai pronunciato due volte nel sonno il nome "Adrien", e ben tre volte il nome "Chat"-, esordì, -E' mio dovere di amica e guida spirituale farti notare che se vuoi davvero sostituire nel tuo cuore Adrien con Chat Noir, dovresti almeno prima sapere chi è. E dopo dimenticarlo!-

Marinette aprì bocca per protestare, ma fu zittita, -E intendo metterti in guardia con tutta me stessa dalla totale inattendibilità di quel gattaccio, dal suo doppiogiochismo e dalla sua faccia da schiaffi.-

La ragazza inspirò, stava iniziando a scocciarsi di quella paternale.

-Chat Noir ci ha provato per mesi e mesi con Ladybug, fino a strapparle un... bacio?, e quindi ha prontamente dimostrato la sua fedeltà correndo tra le braccia di un'altra due dotti dopo-, concluse, aprendo le braccia come a lasciare il palcoscenico alla ragazza.

Marinette soppesò con cura le parole che avrebbe voluto dire a Tikki per farle capire che non era minimamente interessata a Chat Noir in quel senso. Ed era convinta che fosse lo stesso per lui.

Inoltre... si era immaginata tutto, quindi cosa c'era da parlarle in quel modo?

Allagò le braccia per tirarsi su e urtò qualcosa accanto a lei, e le parole dell'arringa che si stava apprestando a dire le morirono in gola.

-Ah, già, il gattino ti ha lasciato un regalino, stanotte-, chiosò Tikki.

-Com'è possibile?-, domandò Marinette rigirandosi tra le mani il campanello dorato della tuta di Chat Noir.

-Come ti ho già spiegato, non tutte le vostre trasformazioni funzionano allo stesso modo-, azzardò Tikki. In effetti il campanello avrebbe dovuto scomparire assieme a Chat Noir, o ancora prima non sarebbe stato possibile staccarlo dalla tuta.

Marinette era incredula: non era stato un sogno, Chat era stato veramente in camera sua, avevano davvero parlato e giocato... Tikki parlava, parlava, ma lei non la ascoltava più: non se l'era immaginato, era... era tornato davvero da lei!

-Tu. Sei. Ladybug!!!!!!!-, tuonò la bestiolina, colpendo il campanello e facendolo cadere.

L'oggetto rotolò giù dal soppalco e terminò la sua corsa arrestandosi alla botola. Marinette lo seguì con occhi spaventati e rimase a fissarlo in silenzio.

La kwami si gonfiò d'aria, la sbuffò via, scosse la testa e avanzò agitata verso la sua amica. Aveva esagerato...

-Scusa, non volevo...-

Gli occhi azzurri di Marinette la catturarono, al loro interno una tempesta.

-Hai ragione. Io sono Ladybug-, disse in un soffio spezzando il silenzio. Doveva davvero chiarire qualcosa che riguardava quel gatto.

-Tikki, trasformami-, pronunciò e davanti ai suoi, sfilarono per un attimo gli occhi increduli di Tikki.

L'aveva fregata.

Ladybug osservò la sua tuta, allungando le mani avanti al viso e percorrendo con i palmi tutta la superficie dell'abito. Non c'erano cuciture, né zip, né bottoni. Si chinò a raccogliere il campanello e lo soppesò.

Era un normale campanello di metallo, non qualcosa di magico, non un giocattolo.

Chiuse gli occhi e lasciò che fluisse dentro di sé l'energia che le parole di Tikki avevano fatto scaturire.

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