Donuts.

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«Ugh, ho mangiato troppo.» Il fantasma dai capelli neri è sdraiato sul divano rotto a due posti, con una mano sullo stomaco e i piedi incrociati sullo schienale.
«Calum, i fantasmi non possono mangiare!» Dice Michael, ormai stanco delle sue lamentele continue. Infondo non ha tutti torti, insomma quando si è morti non si sente l'esigenza di mangiare. O almeno credo.
Alza di poco la testa, quanto basta per guardarsi in torno con sguardo interrogativo. «E se non fossi morto?»
Ashton senza spiccicare parole afferra il mio coltellino svizzero diventato ormai di loro proprietà e lo lancia nella direzione del petto di Calum.
L'attrezzo affilato lo attraversa e la lama va a finire dentro la stoffa rovinata del sofà, senza lasciargli neanche un graffio.
«Okay, sono morto.» Appoggia nuovamente il suo capo, strofinandosi gli occhi neri.

Mi affaccio con discrezione alla finestra, notando un uomo in divisa blu che contorna la casa con un nastro nero e giallo.
«Quando se ne andranno quegli stronzi?» Sbuffa Ashton, riferendosi ai poliziotti che, dopo la strage fatta da loro, cercano tracce di DNA o qualunque indizio per scoprire gli assassini.
Se attaccassero nuovamente le loro indagini diventerebbero più accurate e più frequenti.
«Presto.» Mi limito a dire senza guardare i loro sguardi interrogativi su di me.
«Staranno qui un paio di giorni, massimo una settimana. E poi dimenticheranno tutto. Qui è sempre così.»
«C'è stata una strage colossale, perché dovrebbero abbandonare tutto?»
«Non si interessano. Questo quartiere è dimenticato da Dio, è uno dei più malandati e meno abitato. Non compare neanche su Wikipedia!»
Ashton alza le sopracciglia, «Cos'è Wikipedia?»
Scuoto la testa ignorandolo.

Appena cala il silenzio il rumore dei tacchi si fa sempre più vicino, rivelando nella stanza la figura alta, con le gambe lunghe fasciate dagli skinny neri e la camicia rossa sbottonata nella parte superiore.
Provo a non sentirmi in imbarazzo nel vederlo, ma nonostante ieri non sia successo niente, posso sentire le mie mani sudate e le guance prese da un calore improvviso.

Parla con i suoi compagni, ma io non ascolto quello che ha da dire e continuo a guardare fuori, non che ci sia qualcosa di interessante all'esterno.
Me ne accorgo quando la figura alta si pone vicino a me, sovrastandomi completamente e in qualche modo mi fa sentire impotente sotto i suoi occhi chiari.
«Sei in imbarazzo.»
«Prego?»
«Per ieri. Sei imbarazzata.» La sua non assomiglia per niente ad una domanda, è più sicuro delle sue parole.
«Non è vero.» Provo a dire, ma la mia voce mi tradisce.
«Non mi piace quando le persone mi mentono.»
Non rispondo, semplicemente perché non so cosa dirgli. Aspetto che sia lui a prendere la parola, o che se ne vada.
«Non illuderti. Io non sono una brava persona.»
«Pensi davvero che dopo ieri io speravo in un tuo qualche sentimento profondo nei miei confronti?»
«Sembri il tipo di persona che si fa abbindolare facilmente con qualche parola carina.»
«Di certo non da te. Cerchi di non essere così stronzo, ma dentro di te ci sarà sempre il male.»

«Tutti abbiamo un po' di male dentro di noi. C'è chi lo nasconde e chi lo manifesta. Non esistono persone buone Ana, c'è solo chi mente e chi non lo fa.»
È la prima volta che pronuncia il mio nome.
«Perché mi stai facendo questi discorsi?»
«Perché tu le persone non le capisci. E il tuo modo di vedere le cose mi altera altamente, perché sono tutte cazzate.»
«Non ho bisogno di lezioni di vita da te.»
«Non è il massimo farsi dare lezioni di vita da un morto.»
Mi viene da ridere, ma notando la sua espressione per nulla divertita capisco che quella non era una battuta, così resto zitta.

Il breve silenzio creatosi viene rotto dal mio stomaco brontolante, che non ingerisce qualcosa da troppo tempo. E Luke se ne accorge.
«Hai fame?»
Annuisco distrattamente, facendogli credere che non è una cosa importante.
«Possiamo cercare qualcosa da mangiare.» Propone.
«Se mi vuoi costringere a mangiare corpi umani, preferisco restare a digiuno.»
Gli scappa una breve risata, «Quanto mi manca essere crudele.»
Fa un cenno verso la porta, «Credo che gli sbirri abbiano lasciato qualcosa.»







Unlucky men // 5SOSTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang