Tears.

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Il ragazzo dai capelli rossi mi spinge violentemente buttandomi sul pavimento sporco. «Era davvero necessario legarmi?» Il mio busto è legato più volte da una corda di canapa, bloccandomi le braccia e anche la circolazione. Con fatica mi metto seduta, guardando tutti e quattro, in piedi davanti a me.
«È più divertente.»
«E più umiliante.» Si intromette Calum.
«Almeno non farai la stronza e non cercherai di scappare o di ribellarti.» L'ultima volta che ci ho provato ho rischiato di fare la stessa fine di Tate. Non credo ci avrei provato una seconda volta.

Michael si inginocchia iniziando a frugare nelle tasche dei miei skinny neri.
«Wow attenzione, potrebbe farci male.» Prende il mio coltellino svizzero rigirandolo in mano. È solo un regalo di mio zio, di certo non lo uso per far male a qualcuno. Ma non mi sento di darli spiegazioni.
Ashton lo prende iniziando ad aprirlo, «Controlla le tasche posteriori.» Ordina.
«Oh no, non sarai serio.»
«Non ti stupriamo. Anche se questo probabilmente ti farebbe piangere. Ma non ne abbiamo voglia» Spiega mente mi gira a pancia in giù iniziando a cercare. Questo è terribilmente imbarazzante, ma sono in ostaggio da quattro pazzi che vogliono uccidermi, di questo non dovrei di certo preoccuparmi.
«Telefono.» Quando si allontana da me posso finalmente mettermi seduta.
«Qual è il codice di accesso?»

Comunemente chiamata password Michael. Mi verrebbe da dirgli.

Il mio silenzio gli fa alzare gli occhi dallo schermo, lo prende quasi come una sfida.
«Non abbiamo tempo da perdere. Qual è il codice?»
Continuo a tacere.

In risposta, Ashton si inginocchia davanti a me puntandomi la lama più grande del coltellino a pochi centimetri dal mio occhio sinistro.
«Vuoi che ti stacchi tutti e due gli occhi? Fai quello che diciamo.» Mi minaccia.
«Sei quattro zero otto.» Rispondo subito impaurita. È inutile, ormai mi hanno in pugno.
Inizia a controllare il telefono, cercando cosa non lo so.

«Okay, ora che sono intrappolata e legata, potete dirmi se questa storia è vera o no?»
«Non ti dobbiamo alcuna spiegazione.» Risponde acido il biondo.
«Perché siete finiti all'inferno?» Rotea gli occhi infastidito, «Fai troppe domande. Vuoi sapere cose che non sono affar tuo.»

«Sono intrappolata con quattro pazzi che dicono di essere morti e che uccidono persone innocenti. Qualche spiegazione me la merito, no?» I loro sguardi accusatori mi dicono che ho esagerato con le parole. Non credo di aver nient'altro da perdere ormai.
«Che sfacciata.» Commenta disgustato Calum. Non che il loro comportamento sia più educato e rispettoso del mio.

«Per l'amor dell'inferno. Qualcuno gli spieghi tutto e la faccia stare zitta.» Ordina Ashton continuando a studiare distrattamente il mio coltellino. Controvoglia, il ragazzo dai capelli biondi e lunghi inizia a parlare.

«Abbiamo commesso peccati gravi, guadagnando un biglietto di sola andata per l'inferno.» Spiega.

«Ashton era un ricco imprenditore nel 1925. Quando ha scoperto che la moglie lo tradiva l'ha sparata nella loro villa. Il traditore quando ha sentito gli spari è entrato e dopo avergli assestato un paio di pugni l'ha sparato con la stessa arma da fuoco.»
«Ho ancora il sangue dal naso per colpa di quello stronzo.» Sbraita.

«Io sono del 1940. Ero abituato ad andare a letto con molte prostitute. Presi il vizio di picchiarle, mi facevano incazzare quando mi rifiutavano o cercavano di avvinghiarsi troppo a me. In quel periodo stavo perdendo molti soldi per colpa del gioco d'azzardo. Così ogni volta che andavo con una puttana, dopo averle picchiate per sfogo, le denunciavo per aggressione. Riuscivo a vincere le cause, nessuno era disposto a credere ad una donna, per giunta una prostituta. Così riuscì a pagare i miei debiti. Una notte, dopo aver giocato e bevuto un po' mi scontrai contro una macchina. Sono morto in un incidente stradale il 19 Agosto. E quello stronzo è anche sopravvissuto.»

Unlucky men // 5SOSWhere stories live. Discover now