Capitolo 26 - Non è un addio (Sei anni prima)

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-Che sta succedendo???-, domandò Marinette tirando per una mano il suo ragazzo, una volta che ebbero chiuso dietro di loro la porta dell'edificio. Era tutto così strano, esigeva una spiegazione, o almeno sperava di averla... Esigeva anche un bacio, quello sì, ma la tristezza nel suo animo sapeva che era finito il tempo dei baci.

-Taaa Daaan!-, esclamò Adrien, mostrando rapidamente la sua mano destra alla ragazza: sul dito anulare faceva di nuovo mostra di sé uno scintillante anello argentato. Marinette strinse la mano del ragazzo tra le sue, portandola al petto: -L'hai riavuto!? Come hai fatto!-, era emozionata, tanto che Adrien poteva sentire attraverso la stoffa il cuore che le batteva furiosamente.

Il ragazzo portò la mano alla nuca, alzando lo sguardo verso destra: -Beh, alla fine sono suo figlio... E' bastato chiederglielo civilmente...-, sciorinò velocemente.

Marinette aggrottò per un attimo le sopracciglia, vagamente perplessa.

-Hai affrontato da solo Papillon?-, domandò liberando la mano di Adrien, -Un'altra volta?-, esasperata sul punto di scoppiare, si voltò di spalle al ragazzo.

-Non l'ho affrontato, gli ho semplicemente parlato-, le disse lui, posandole una mano sulla spalla con tono addolcito e di colpo serio; -E adesso vorrei parlare a te...-, confidò mentre Marinette si voltava verso di lui, di nuovo con il cuore in gola.

-Andiamo sulla nostra panchina-, le disse abbozzando un dolce sorriso e la prese per mano, facendo cenno all'autista che poteva andare via, mentre passarono davanti all'auto di famiglia Agreste.

In quei pochi minuti che trascorsero prima di giungere al giardino vicino alla scuola, dove si erano scambiati le prime vere promesse d'amore e dove si erano ritrovati al termine della furiosa battaglia contro Nathaniel, entrambi rimasero in silenzio. Adrien stava pensando alle parole migliori per far accettare alla ragazza la sua decisione, Marinette invece aveva una paura matta che tutto stesse per finire. In un attimo, in una bugia, in qualcosa di inspiegabile e troppo, troppo atroce.

Le ci vollero pochi minuti per comprendere che le sue paranoie erano reali.

-Ho convinto mio padre a lasciar perdere la caccia al tuo Miraculous-, esordì il giovane, sedendosi a cavalcioni della panchina di pietra, vicino a lei, -Lui... mi ha spiegato il vero motivo della sua ricerca e io non posso che comprenderlo-, ammise abbassando lo sguardo.

-E quindi?-, domandò Marinette, sentendo la voce uscire dalla sua bocca fin troppo nitida e cristallina, in netto contrasto con la tempesta che stava agitando il suo cuore. Papillon l'aveva irretito, ecco quello che era successo davvero, mentre lei dormiva, andava a scuola, viveva una vita normale! Maledizione... Lei era Ladybug, doveva proteggere la sua città e quelli che amava, non dormire e fare la brava ragazza!

-E quindi... Il libro: te lo ricordi il libro di mio padre?-, chiese Adrien mostrando un palmo verso l'alto, Marinette si sentì avvampare: come faceva Adrien a sapere che lei sapeva del libro di suo padre?

-Lo so che avevi dubbi sulla sua identità già da tempo, credi che non ricordi il nostro scontro con Il Collezionista? Io e Plagg parliamo, e Plagg parla anche con Tikki... Insomma, il libro...-

Era inutile fingere di cadere dalle nuvole a quel punto, Marinette annuì, il ragazzo riprese: -Sul suo libro c'è scritto che se... userà due Miraculous in un luogo prossimo alla cosa che si desidera, quella potrà apparire davanti a lui: e lui ha già due Miraculous, il suo e il mio-, si inventò Adrien, cercando di apparire il più convincente possibile.

Marinette rimase zitta, fissando un punto davanti a sé: si sentiva come nell'occhio del ciclone, era l'attimo della calma, del riprendere il fiato, della consapevolezza: Adrien mentiva.

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