Parte quindici

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La felicità non era il mio forte. A lezione di letteratura Layla notò la mia tristezza. E durante l'uscita di scuola corsi verso l'autobus senza notare nessuno. Salì sull'autobus con la musica a palla nelle orecchie. Non volevo pensare a Oliver. Ma questo entrò nell'autobus, insieme a Colin e Joseph. Mi nascosi all'angolo del mio sedile, ma erano saliti per me. Joseph si sedette accanto a me e gli altri due di fronte.

-Levati le cuffie- mi disse Colin.

-Non prendo ordini da te- dissi con voce tremante lasciandomi le cuffie ad un volume minimo.

Joseph allungò la mano e mi levò le cuffiette, mettendomele in tasca.

-Non voglio stare con voi, non mi sento bene- dissi guardando fuori dal finestrino.

Oliver mi guardava senza spiccicare parola.

-Invece stai con noi- disse Joseph.

-Non volevo che finiva così- disse Colin.

-Certo, come no- dissi voltandomi verso di lui -Mentre parlavo con Oliver sorridevi ed eri felice del fatto che stavamo discutendo-

-Be', non sapevo che sarebbe finita così!- quasi urlò Colin -Se magari tu non te ne fossi andata come una bambina offesa potevate chiarirvi-

Mi girai verso Oliver, che continuava a guardarmi con espressione triste.

-Alla prossima fermata devo scendere- dissi alzandomi.

-No, tu rimani qui- si alzò Colin.

-Lasciatemi stare- e mi incamminai verso l'uscita del bus.

-Moon torna qui!- continuò a urlare Colin, attirando l'attenzione di molta gente che stava tranquillamente viaggiando.

Mi chiusi in casa, andando verso la mia camera per farmi un bagno caldo. Presi dei sali a caso e li buttai nell'acqua calda. Accesi delle candele, chiusi la finestra e mi spogliai. Lasciai i capelli sciolti e mi immersi nell'acqua calda. Dicevano che dopo una brutta giornata ci voleva qualcosa che ti scacciasse via i pensieri. E cosa meglio di un bagno caldo? Dai capelli vedevo delle piccole scie azzurro chiaro mischiarsi nell'acqua. Era una tinta che andava via con l'acqua. Dopo la doccia andai a dormire. Il giorno dopo era sabato. Quindi non c'era scuola. Mi chiusi dentro le coperte, avvolta dal pigiama, e mi addormentai.

Mi risvegliai all'ora di cena, quando mia madre mi chiamò per avvisarmi che era pronta la cena. Mangiai evitando di spiccicare parola. Ma Layla continuava a farmi domande.

-Sto bene- dissi rispondendo al suo "Ti prego dimmi come stai".

-Non sembra-

-Cosa è successo?- chiesero i miei intromettendosi.

Mangiai l'ultimo boccone e dissi quasi in un sussurro -Fatevi i cazzi vostri- e salì le scale verso la mia stanza.

Aprì la porta sentendo le lacrime scavalcare gli occhi. Non sapevo perché avevo bisogno di piangere. Sentivo gli occhi bruciare senza motivo. Stava piovendo a dirotto e andai verso la finestra per chiuderla. Ma notai qualcosa fuori. Dalla mia finestra si poteva ammirare una delle chiome della quercia di mio padre. Stava gocciolando di pioggia, ma c'era qualcosa appoggiata al ramo che si univa alla mia finestra. Sgranai gli occhi alla vista di Oliver, bagnato come un cane randagio, aggrappato al ramo cercando di entrare nella camera. Mugolava qualcosa ma non riuscivo a capire. Si aggrappò al mio davanzale e lo aiutai ad entrare.

-Oliver cosa ci fai qui?- quasi sussurrai per non farmi sentire dai miei.

-Io... Non... Cioè- disse con voce lenta mentre sbatteva gli occhi lentamente.

Era ubriaco, probabilmente.

Gli tolsi la felpa bagnata e la posai sul termosifone.

-Stavo con Colin e Joseph e poi mi sono ritrovato qui- disse lentamente. Lo portai in bagno, aprendo l'acqua calda della vasca da bagno. Gli levai la maglietta mentre lui continuava a guardarsi in torno. Aveva il torso pieno di graffi rossi, che si vedevano non ostante i tatuaggi.

-Cosa hai fatto?- chiesi sussurrando.

Mi guardò negli occhi e deglutì.

Lo indirizzai verso la vasca da bagno e dissi -Fatti il bagno, almeno non muori di freddo-

Andai a chiudere la finestra e aspettai che Oliver finisse. Finì dopo molto tempo, uscendo dal bagno con i boxer addosso che si erano asciugati e i pantaloni in mano che erano ancora umidi. Si sedette sul mio letto lasciando i pantaloni da parte e mettendosi le mani sul viso. Mi sedetti accanto a lui, senza sapere cosa succedeva.

-Che succede?- levò le mani dal viso e mi guardò.

-Io non... So...-

-Sei stato in un pub con Colin e Joseph?- chiesi prendendo il phon per asciugargli i pantaloni.

Annuì giocherellando con il lenzuolo del mio letto.

-E vi siete ubriacati- completai la frase da sola.

-Sono meno ubriaco di prima, il bagno caldo mi ha fatto bene- disse con voce più sicura.

-Perché l'avete fatto?-

Accesi il phon, facendo calare il silenzio se non fosse per il rumore elettrico. Finì dopo cinque minuti, dando ad Oliver i suoi jeans neri asciutti. Se li infilò, e rimase in piedi, guardandomi mentre posavo il phon in uno dei cassetti. Avevo un pigiama estivo, non so perché. Canottiera nera e pantaloncini grigi. Mi avvicinai a lui guardando verso l'alto.

-Perché...- iniziò Oliver -Non volevo pensare a te-

Si fermò guardandosi in giro, per poi sedersi -Insomma, non volevo pensare a come ci sei rimasta male. E per il fatto di Charline-

-Non ti avevo ancora chiesto chi era- dissi mentre mi saliva il panico.

-Era la mia ex- disse mentre mi aiutava a sedermi -È morta l'anno scorso per un incidente d'auto, per colpa mia dato che stavo alla guida-

-Mi dispiace- dissi prendendogli la mano.

-Non c'è da dispiacersi- disse -Voleva suicidarsi pochi giorni dopo-

Non sapevo cosa dire.

-Colin voleva farti pensare che fosse una ragazza che mi stavo facendo mentre stavo con te- mi strinse la mano -Ma non farei mai una cosa del genere- e mi guardò -Scusa se ho dubitato di te-

-Non fa niente- dissi con le lacrime agli occhi.

-No ti prego- disse mettendomi le mani sulle guance, asciugandomi le lacrime -Non voglio più vederti in questo stato. Okay?-

Annuì guardandolo negli occhi.

-Ti amo- mi sussurrò, e si avvicinò per baciarmi.

Rimassimo a lungo in quello stato, per poi sdraiarci sul letto. Iniziò ad accarezzarmi i capelli, mentre io mi ero accucciata sul suo petto. Mi sentivo al sicuro e non volevo perderlo. Era l'ultima cosa al mondo che avrei desiderato.

DeadWhere stories live. Discover now