Parte sei

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Potevo confermare che Oliver era uno dei pochi ragazzi che riusciva a farmi ridere con poco. Stavamo sull'autobus, uno di fronte l'altra. E parlavamo di cose varie che ogni volta ricadevano sulla musica.
Entrammo a casa e andai a preparare due sandwich.
-Vai in camera mia e prendi il pc- dissi mentre friggevo due uova.
Oliver non disse niente, sentì solo i suoi passi lenti sopra le scale.
Finì di friggere le uova, e Oliver ancora non era tornato.
Presi un vassoio, ci misi i sandwich alle uova e presi dal freezer due bottiglie di birra. Salì le scale pregando mentalmente di non far cadere niente. Aprì la porta con un calcio, con i tovaglioli tra i denti.
Oliver stava seduto sul letto col mio computer, non su Youporn questa volta.
Posai il vassoio sulla mia scrivania e incrociai le braccia -Cosa stai facendo?- chiesi quasi sibilando.
Oliver si schiarì la voce -Ventisette Ottobre Duemilaequattordici, Caro Diario...- iniziò a leggere.
Fu un attimo, mi buttai sul letto e gli sfilai il pc prima che leggesse tutto.
-Ma ti vuoi fare i cazzi tuoi?- strillai.
-Ma dai! Con la coda dell'occhio avevo già letto il mio nome-
Sbuffò e si alzò aprendo qualche cassetto. Non ci feci caso, stavo controllando se avesse messo qualche virus sul mio adorato pc.
-Oh, ti vedo preparata- disse sventolando una scatola davanti i miei occhi.
Arrossì violentemente alla vista di un pacco di preservativi tra le sue mani.
-Non sono miei! Cioè non li ho comprati io!- esclamai senza saper cosa dire.
-E allora chi? Il tuo fidanzato immaginario?-
-No, li aveva comprati Joseph quando stavamo insieme- sbottai -E poi non ho bisogno di un fidanzato immaginario! Riesco a farmelo un fidanzato non ho bisogno di inventarmelo!-
-Mh si dicono tutte così-
Aprì iTunes per vedere qualche canzone che avrei potuto suonare, dato che mentalmente avevo già deciso che come cantante Oliver era migliore di me.
Oliver si era già finito la bottiglia di birra e mezzo sandwich, e stava cazzeggiando in mezzo alla stanza. Canticchiava ogni singola canzone che mettevo, però alla fine diceva -No, questa non mi piace-.
Alla fine optammo per una delle numerose canzoni che aveva scritto lui. La stava scrivendo sul mio pc, ed io ero pigramente sdraiata sul mio letto, a giocare col cellulare. Era strano non sentirlo parlare. Lo osservai mentre scriveva: si era alzato il maglioncino grigio fino ai gomiti e teneva gli occhi fissi sul pc. Sembrava uno studente modello; eccetto per i tatuaggi che lo rendevano un trasgressore di regole.
Mi sedetti al limite del letto -Hai finito?- chiesi.
Stava per parlare quando sentì la porta d'ingresso sbattere rumorosamente. Era mia madre.
-Resta qui- dissi velocemente, scendendo dalle scale.
-Ciao mamma!- dissi felicemente -Come è andato il lavoro oggi?-
Aveva gli occhi stanchi e la faccia incazzata. Era arrabbiata perché aveva litigato con papà. Era strano, perché loro erano sempre in armonia. E col fatto di essere arrabbiata non avrebbe accettato l'ospite di quel giorno.
-Erm, mamma... Di sopra, nella mia stanza c'è Oliver, un mio compagno di classe, stiamo facendo un compito che ci hanno assegnato oggi e...-
-Dovevi avvisarmi!- sbottò lei -È possibile che non avvisi mai?- urlò. Oliver scese le scale lentamente.
Mamma lo guardò a lungo -Tu saresti Oliver?-
-Si- disse Oliver, teneva già lo zaino di scuola dietro su una spalla.
-Bene, vai via- disse girandosi verso la cucina -E vai via pure tu!- disse indicandomi -E non fatti vedere per un po' di ore!-
Sentivo le lacrime chiedere l'okay per scavalcare gli occhi. Ma piansi solo quando salì le scale per prendere il pc e metterlo dentro lo zaino di scuola. Scesi velocemente le scale e uscì di casa, con Oliver dietro di me.
-Forse era meglio andare da te-
Oliver mi fermò qualche metro prima la fermata dell'autobus -Stai piangendo- mi disse guardandomi gli occhi con tristezza -È colpa mia, non piangere-
Scossi la testa, sorridendo e bevendo qualche calda lacrima -Non è colpa tua. È colpa di quella donna con la menopausa- dissi voltandomi verso la panchina della fermata.
Oliver si sedette accanto a me, allungando il braccio intorno le mie spalle, facendomi appoggiare la mia testa sul suo petto. Volevo continuare a piangere, ma non ero un tipo che piangeva per tutto. Quindi mi asciugai le lacrime, e mi accucciai su Oliver.

A casa di Steven c'era il padre di quest'ultimo che si stava guardando una partita di football in TV. Lo salutai, per poi essere accompagnata da Oliver nella sua stanza. Mi buttai sul suo letto che trovai tremendamente comodo. Volevo riposarmi, urlare, rompere qualcosa.
Oliver si sdraiò accanto a me, accarezzandomi i capelli per tranquillizzarmi -Ehy, stai bene?- quasi sussurrò.
Mi girai verso di lui e lo abbracciai. Rimanemmo abbracciati sul suo letto per molto tempo, ed erano stati i minuti più dolci della mia vita.
-Alla fine Colin aveva ragione- dissi sorridendo.
-In cosa?-
Diedi qualche pacca al letto -Sei riuscito a portarmi a letto-
Scoppiammo a ridere per la tremenda e triste battuta e rimanemmo a parlare un po'.
Poi Oliver si addormentò come un piccolo koala, e mi venne un idea.

DeadWhere stories live. Discover now