Parte uno

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La cosa bella dei negozi di musica era che potevi starci all'infinito. Dall'apertura alla chiusura. Specialmente se il direttore del negozio era tuo zio. Ormai la mia famiglia era diventata una famiglia alternativa. Mio zio, single a quarant'anni, direttore di uno dei più famosi negozi di musica Londinesi, pieno di tatuaggi e con una casa abbastanza grande. I miei genitori, per la prima volta visti in un concerto di Michael Jackson, si erano sposati dopo cinque anni, e avevano dato alla luce me e la mia sorella gemella, Layla. Aveva, come me, sedici anni, ma pur essendo la mia gemella non ci assomigliavamo. Lei era alta quanto me, capelli biondo cenere (presi da mio padre) corti e lisci, occhi verdi e pelle color bronzo. Io ero pallida, occhi color ghiaccio, lentiggini ovunque e capelli castani, lunghi e mossi. Ci volevamo tantissimo bene, e ci confidavamo l'una nell'altra.
Le cuffie nere della Sony oscuravano il nuovo dilatatore in acciaio che avevo comprato. Ma non importava, stavo ascoltando i Green Day, e mentre ascoltavo i Green Day nessuno doveva opporsi tra me e le mie cuffie.
Entrava molta gente al negozio di mio zio, e la maggior parte delle volte erano ragazzi alternativi per cui stravedevo. Nella mia scuola c'era un gruppo (di cui facevo parte) di venti persone che si distinguevano dalla massa di oche che si vantavano delle borse di marca. In quel gruppo c'era il mio migliore amico, Joseph, anche lui amante dei miei stessi generi. Avevo avuto una storia di tre mesi con lui, ma finì ben presto. C'era anche un nuovo ragazzo che mi interessava. Era alto, capelli castani, occhi del medesimo colore e il corpo pieno di tatuaggi. Aveva diciotto anni e stava nei miei stessi corsi. Era stato rimandato di due anni. Si chiamava Oliver.
Era appena entrato nel negozio, vestito tutto di nero, eccetto una giacca in jeans chiara con numerose spille di bands. I capelli erano disordinati, come ogni giorno. Salutò mio zio, che era alla cassa, e gli chiese qualcosa. Avevo American Idiot a palla e non sentivo niente. Mio zio indicò verso di me, e mi tolsi le cuffie velocemente. Mi ero scordata di essere un aiutante. Oliver annuì e si avviò verso di me. Mi alzai dalla panca in cui ero seduta, e lui mi guardò negli occhi. Mi ci ero persa molte volte, durante i corsi di musica e canto.
-Ciao, erm- guardò il tesserino appeso al mio collo -Moonlight- sorrise e mi guardò -Okay la smetto di fare il figo; ciao Moon-
Già avevamo parlato durante i corsi, ma probabilmente non si ricordava il mio nome.
-Ehy Oliver- dissi mettendo le mani nelle tasche della gonna scozzese che indossavo.
-Speravo di incontrarti qui- si guardò in torno -Mi serve il nuovo album dei Green day-
-Seguimi- dissi incamminandomi verso la sezione "rock -G-".
-Eccolo qui- dissi prendendo dal tavolo la custodia -Sono nove pounds-
-A me non lo fai uno sconticino?- disse sbattendo gli occhi.
-Vai a pagare!- dissi scherzando.
Prese la custodia dalle mie mani sorridendo e si incamminò verso la cassa. Sospirai, incamminandomi verso la panca con le mie cuffie.

Era Lunedì, e dopo un week-end passato con Joseph e Layla a vederci film horror, le mie vans stavano camminando per il giardino di scuola. Era ricreazione, e stavo andando verso il mio gruppo. L'unico gruppo in cui le persone mi capivano. Un po' distanti dal gruppo c'erano Joseph e la sua ragazza, Emile, su una panchina a parlare. Nel gruppo c'era Olver, seduto per terra con una sigaretta quasi finita in bocca. Presi anche io il mio pacchetto di sigarette e me n'è accesi una.
-Giorno- dissi unendomi al gruppo.
-Guarda chi si vede- disse Oliver alzando lo sguardo -"Vai a pagare"- disse imitando la mia voce.
-Ragazzi non vi capisco- disse Steven, un ragazzo più piccolo di me di un anno, biondo con gli occhi azzurri, amante del Rock.
-Niente, una cosa che è successa al negozio di mio zio- dissi sedendomi tra Steven e Oliver.
-Non mi ha fatto lo sconto sull'album dei Green Day-
Steven rise.
-Non c'è niente da ridere, biondino- e poi mi guardò -Se ci fosse stata tua sorella mi avrebbe fatto lo sconto-
Layla non stava con noi in quel momento. Probabilmente stava in giro con Sebastian, il suo ragazzo da ormai quasi due anni.
-E anche un pompino- scherzai io.
Tutti risero.
-Ah, non mi farebbe male- disse incrociando le braccia tatuate.
-Demente- sussurrai.
-Guarda che ti sento!- mi sussurrò lui.
-Ehy voi smettetela di sussurrarvi, vogliamo sentire anche noi!- dissero Alexis e Esther, due migliori amiche dall'asilo esperte nello spaccio di droghe. Alexis era scura di carnagione (non troppo), i capelli ricci e castani. Esther aveva la pelle color bronzo, capelli castani chiari e le guancia paffute.
-Non ci stiamo dicendo niente- dissi io facendo l'ultimo tiro alla mia sigaretta, prima che Oliver me la prese per fumarsela lui.
Dopo aver aspirato guardò la sigaretta sorridendo -Il tuo rossetto sa di fragola-
Sentì le guance arrossire, ma guardai verso il basso per coprirle con i capelli.
Alcuni del gruppo fecero versi abbastanza inquietanti, poi la campanella suonò, e ognuno tornò in classe.
Avevo il corso di arte, in quell'ora, e per fortuna la dividevo con Steven.
Iniziammo a scriverci sui foglietti di carta, causa: noia.
"Ma tra te e Oliver c'è qualcosa?"
"No... Mi ha solo commentato il rossetto"
"E come faceva a sapere il sapore?"
"Tramite la sigaretta"
"Be comunque sono un suo amico potrei avvicinarvi"
"Tranquillo. Non voglio una relazione con lui. È simpatico e molto carino ma non lo penso in quel senso"
Mi morsi un labbro rosso, Oliver lo trovavo tremendamente interessante. Ed era da molto che volevo una storia con lui. Ma non avrei chiesto aiuto a Steven.

Stavo sull'autobus che mi avrebbe portata a casa. Le cuffie con la musica a palla. Le vans che chiedevano aiuto per via della lezione di educazione fisica di quel giorno. Il nuovo Labret nero che contrastava le labbra rosse. Picchiettavo le dita sul finestrino a ritmo di musica, con la pioggia che scendeva lenta. Si stava avvicinando il mese di Novembre. E già avevo il presentimento che quel mese sarebbe stato fantastico.

DeadWhere stories live. Discover now