Amore e Misteri

Capitolo terzo: Sigarette

Chiara era seduta in silenzio sulle scalette fuori dall'ingresso del suo palazzo. Cacciò dalla tasca della sua giacca di pelle nera un pacchetto di sigarette Marlboro e un accendino rosso. Poggiò il tubicino mortale sulle sue labbra chiare e prima che lo accendesse gliela presi e la gettai sul lastricato. "Quando la smetterai di intossicati i polmoni con queste schifezze?" le dissi con rabbia"Uff" fu la sua risposta guardando al cielo. Decidemmo di andare nella zona verde della città. Era un piccolo prato con qualche betulla qua e là e alcune panchine all'ombra degli alberi. Da piccoli io e lei andavamo sempre lì in autunno con le nostre mamme a giocare con le foglie e a rotolarci sull'erba. Che bei anni quelli, vivere spensierati e senza preoccupazioni. "Sta peggiorando" esordì Chiara dopo qualche minuto che eravamo seduti su una panchina in fondo al parco ancora verdeggiante nonostante l'imminente arrivo dell'autunno. "Ora litigano anche più di una volta al giorno" continuò fredda."Mi dispiace" dissi prendendole dolcemente la mano." Di recente ho trovato spesso mamma o con un occhio nero, o con dei lividi sulle braccia. Una volta con il labbro spaccato. Lei mi risponde o che ha sbattuto contro una porta o che è cascata dalle scale..." disse ancora più cupa. "Aspetta, mi stai forse dicendo che..." chiesi leggermente spaventato,. "Si, la picchia" mi interruppe prima che potessi finire la frase. "O mio Dio non posso crederci! Ne sei proprio sicura?"
"Purtroppo si" mi rispose con una lacrima che le attraversò la guancia sinistra. "Vieni qui" l'avvolsi in un caldo abbraccio che scatenò un pianto che sembrò senza fine. Nella mia testa era tutto confuso, ma una cosa era chiara.
Siamo tutti come sigarette.
Ci accendono facendoci sentire importanti, il nostro sapore attrae le persone e le aiuta a star bene, ci consumano, ma quando non serviamo più o si stancano del nostro sapore ci buttano e ci schiacciano come spazzatura.