Capitolo 24: Bonfire

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Una raffica di vento mi fa scorrere un brivido lungo la schiena

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Una raffica di vento mi fa scorrere un brivido lungo la schiena.

«Aubree, chiudi la finestra», mugolo con la voce ancora impastata dal sonno.
Dal momento che, come previsto, non ottengo risposta, tasto il materasso con le mani alla ricerca della sua figura, ma siccome non sfioro nulla di concreto, mi degno di aprire per lo meno un occhio.

Il suo lembo di letto è vuoto. Le lenzuola sono ammassate ai piedi del letto e la finestra è aperta.
Non ci credo, è davvero sgattaiolata via senza nemmeno salutare?

Bé, ottimo ringraziamento, Aubree Houston.

Con l'umore a terra già di prima mattina, decido di darle ancora una chance: Forse si sta semplicemente lavando i denti in bagno.
Ovviamente, le mie congetture si rivelano errate, poiché la porta del bagno è spalancata, e all'interno scorgo mia madre, dubbiosa, analizzare lo zainetto nero di Aubree.

Accidenti!

Quando si accorge di me, sobbalza, portandosi una mano al petto.
«Dio, Wayne. Per poco non mi viene un infarto!», esclama.
Sorrido, mascherando la preoccupazione. Lo zaino è ancora chiuso, perciò non deve essere a conoscenza del contenuto, che potrebbe trattarsi di un reggiseno, una mutandina, o chissà cos'altro, conoscendo la proprietaria.

«E' tuo, questo?», domanda.

Annuisco, acchiappando il mio spazzolino blu elettrico e spargendoci sopra un poco di dentifricio.
«L'ho preso al nuovo negozio del quartiere...», mento, cercando di mostrarmi convinto.
«Oh, non sapevo avessero aperto un nuovo negozio», si porta una mano al mento.
«Sì... Must... Must qualcosa, insomma», invento mentre le setole si sfregano contro gli incisivi.

Alza le spalle e lascia andare lo zaino a terra, poi osserva il suo riflesso nello specchio, per sistemarsi la spilla dorata che tiene saldo l'elegante chiffon sulla sua testa.
«Bé, buona giornata tesoro», mi schiocca un bacio sulla guancia e si toglie qualche pelucco dalla gonna a tubino nera.
Di rimando, le sorrido, e la osservo dirigersi verso il piano terra.

Bene, via libera!

Sputo tutta la schiumina accumulata nel mio cavo orale, e dopo aver acchiappato lo zainetto, mi precipito in camera e lo nascondo sotto il letto. Così sarà sempre lì, qualora la ragazza volesse tornare.

Sbuffo, richiudendo le ante della finestra.
Tiro fuori le prime cose che trovo dall'armadio, e mi lascio andare sulla sedia girevole della scrivania.
Accendo il PC, e scarico il materiale per la ricerca di filosofia richiesta dal signor Tunner.

Tra un click e l'altro però, noto un piccolo post-it arancione appostato proprio sotto la tastiera.
Spalanco gli occhi: Un nuovo biglietto?

''Falò all'East-Beach, stasera. Non fare tante storie... Noi ti aspettiamo.
-A.''

Forse dovrei dire che sono deluso, dal fatto che non si tratti di una lettera di mio zio, no?
Eppure, inspiegabilmente, sto sorridendo come un ebete.
''Noi ti aspettiamo...'', rileggo. Spero si tratti di Savannah e Benjo.

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