Mi fai sciogliere

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«Sembri appena uscita da un film sugli zombie.»
Poso gli occhiali da vista sul piano della scrivania sedendomi sulla poltrona osservando il mio interlocutore che fresco come una rosa mi osserva dalla soglia con le mani nelle tasche dei pantaloni scuri e il solito sorriso da canaglia che riesce a darmi sui nervi e con gli ormoni a mille che circolano in corpo non sono niente amichevoli. Sbuffo massaggiandomi le tempie doloranti, vorrei davvero iniziare ad urlare fino a restare senza voce soltanto per sfogarmi un pò ma la galleria è piena di gente che sistema e organizza tutto per la mostra di sta sera.
«Sai, oggi, non sono per niente amichevole quindi sai che ti dico. Vai a farti fottere» dico acida bevendo un sorso d'acqua fulminandolo con lo sguardo «Non dovrei neanche essere qui in questo momento» borbotto osservando lo schermo del telefono, dovrei andare a prendere i bambini a scuola, tra poco usciranno ed io dovrei essere lì ed invece sono bloccata qui a coordinare questi stupidi idioti.
Mi toccherà chiamare nuovamente mia madre.
Questa settimana è un vero inferno.
Nathan è dovuto andare via circa quattro giorni fa per seguire un corso di aggiornamento ad Atlanta, dall'altra parte del paese, qualcosa per compensare il fatto che non tornerà di nuovo laggiù, lontano da noi cosí lei sta cercando di aiutarmi ma ultimamente è stata più lei con i bambini che io, sono una madre orribile.
Non doveva essere così quando ho pensato di aprire la galleria, io dovevo solo occuparmi delle cose burocratiche e Charlie di tutto il resto ma lei è dovuta partire per Londra, il matrimonio di non so quale parente e la mia assistente è volata via ed Aleksey in questo momento è utile quanto un tampax durante la menopausa.
«Nessuno di voi dovrebbe essere qui» continua sorridendo sedendosi su una delle poltroncine.
Oggi lo voglio proprio uccidere e di solito mi sta molto più simpatico si così.
«Oggi sei uno stronzo» gratto il ponte del naso «Si può sapere cosa ti hanno fatto nella madre patria?» alza un sopracciglio «Niente. Non è successo nulla» annuisco giocando con la stilografica da esposizione che mi ha regalato Meredith per Natale «Sai per essere uno che dovrebbe saper mentire bene stai facendo davvero schifo»
«Si può sapere che cosa vuoi da me oggi?» urla facendomi saltare in aria.
«Vorrei tornare a casa dai miei figli ma devo stare qui, dovrò chiamare mia madre o mia suocera per andare a prenderli quando dovrei farlo io» apre la bocca pronto a rispondere ma non dice una singola parola, continua a guardarmi per poi storcere la bocca «Scusa sono troppo nervoso. A casa è un vero delirio. Inizio ad odiare la madre patria» rido nascondendo il viso tra le mani, non riesco davvero a smettere, è come se fossi in preda ad un raptus, uno di quelli strani «Sono uscita completamente fuori dopo testa» dico tra uno spasmo e l'altro «È il lavoro» dice lui ridacchiando «Ci serve una bella vacanza» continua.
«So che è una cosa brutta da dire ma tu sei appena stato in vacanza anche se è stata uno schifo e Charlie è nella lontana Inghilterra quindi facendo due calcoli dovrei essere io a prendermi una pausa ma non posso perchè devo gestire il mio sogno senza riuscire a prendermi una dannata vacanza perchè ho capirà che tutto questo salti in aria ed io rimanda senza nulla» mi sfogo. Si allunga sul tavolo sfiorandomi il braccio con la punta delle dita «Angie tutto bene?» domanda.
«No» le lacrime scendono veloci sulle guance macchiandole con il mascara «E odio anche piangefe ma non ne posso fare a meno, è da una settimana che lo faccio per ogni maledetta cosa» asciugo tutto con dei tovagliolini   guardandolo dritto negl'occhi «Stai calma, qui ci penso io. Vai a prendere i tuoi figli e riposati» schifo la testa guardandomi allo specchio, come ha detto lui sembro uscita da un film di zombie, dovrò rifare il trucco con sicurezza e ordinare qualcosa per pranzo che mi faccia arrivare fino all'apertura delle porte «Per quanto dovrò accettare la tua proposta devo restare qui e coordinare questi stupidi idioti la cosa peggiore e che deve arrivare ancora un maledetto quadro perchè uno dei miei artisti di punta ha deciso di aggiungere un quadro all'ultimo momento» annuisce mordendosi il labbro inferiore, vorrei farlo anch'io ma le mie labbra assomigliano ad un campo di battaglia.
«Va bene allora io resto qui con te a farti compagnia e ti aiuterò» annuisco prendendo tra le mani il telefono «Grazie adesso devo chiamare mia madre» si alza, fa un cenno appena accennato choudendosi la porta dietro. Basta respirare e avviare la chiamata.
«Pronto» risponde contenta «Ciao mamma. Ti disturbo?»
«Certo che no tesoro. Cosa succede?» chiudo gli occhi ispirando a fondo «So che te lo sto chiedendo spesso negli ultimi giorni ma potresti andare a prendere i bambini a scuola?» sta un attimo in silenzio «Certo tesoro, non preoccuparti, vado io»
«Grazie mamma, senza di te o papá in questi giorni sarei stata nel panico più assoluto» sento la sua risata tenue «Non preoccuparti, pensiamo noi a loro, tu devi concentrarti sulla mostra di sta sera»
«So di essere un pessima volta alcune volte ma grazie»
«E io di essere una pessima madre ma ti aiutato sempre» restiamo in silenzio per alcuni secondi «Adesso vado a prendere i miei nipoti. Ti chiamo quando siamo a casa»
«Va bene» ispirato a fondo «Da loro un bacio da parte mia e di loro che la mma gli vuole bene» dico chiudendo la chiamata osservando il soffitto, sento le lacrime pungere agli angoli negl'occhi, non di nuovo. Non ne posso piú di questi ormoni sotto sopra.
Bussano un paio di volte alla porta «Angie è arrivato il quadro» sussurra Alek dall'altra parte, ispira ed espira, una cosa semplice e poi la giornata saprà finita.
«Arrivo.»

L'amore non mi bastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora