Sulle montagne russe

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«Dovresti decisamente dormire nella tua parte di letto, non voglio essere costretta a darti qualche calcio sta notte» mi lamento scendendo le scale addormentata per metà.
«Non lo faresti davvero» commenta il mio compagno di sventura camminandomi praticamente attaccato, riesco a sentirlo vicino, il calore del suo corpo scagliarsi contro il mio fondendosi in un modo al quanto strano.
«Puoi scommetterci il tuo fondoschiena d'oro che lo faccio. Sta notte stavo per finire sul pavimento»
«Melodrammatica» sputa fuori accendendo la macchina del caffè senza neanche guardarmi ma è tutta una falsa, è come se fossimo tornati ad essere adolescenti. Un mese assolutamente pazzesco, una luna di miele senza matrimonio e con i figli ma molto romantica ed è la cosa che amo di più. Lui sta mantenendo la promessa ampiamente anche se di discussioni ancora non ne abbiamo avute ma noi ci conosciamo e prima o poi succederà, dal mio canto anch'io mantengo cosa gli ho detto con molta meno foga di certo, tutto a piccoli passi.
Sobbalzo sentendo le sue mani solleticarmi i fianchi, sono passata dal preparare la colazione a non riuscire a pensare con lucidità in meno di dieci secondi e ci sono tante cose da fare come svegliare i bambini e sistemarli. Sarà pure domenica ma non possiamo rilassarsi neanche oggi, dobbiamo andare a pranzo da mio fratello. Lui sa quanto odio arrivare in ritardo ma sembra non volersi staccare dal mio corpo e se da una parte la cosa mi infastidisce, e non poco, dall'altra manda la mia libido alle stelle.
«Io adoro dormire vicino a te, insieme a te» giro la testa di lato osservandolo con la vodafone dell'occhio «E a me vicino a te ma vorrei avere lo spazio per potermi girare e non finire con il culo per terra.» 
Sbuffa lasciando il mio corpo e sedendosi sul bancone con i suoi miseri short a dosso a mangiare le gocce di cioccolato che dovevo usare per i pancake sorridendo compiaciuto «Se vuoi sta notte puoi dormire sopra di me cosí avrai tutto lo spazio che vuoi»
«Alcune volte penso tu dica parole senza senso e le metta insieme» mi lamento mettendo la mano dentro il sacchetto della farina prendendone un pugno lanciandoglielo a dosso e macchiando il petto dal colore dell'ebano facendolo smettere di ridere per cinque secondi, inquietante, ma poi torna a ridere piú forte di prima scendendo dal ripiano e infilando entrambi le mani sporcandosele con un sorriso compiaciuto sul volto.
«Hai iniziato un gioco pericoloso amore»
«Dai, era solo uno scherzo» batto un paio di volte le palpebre cercando di intenerirlo ma trovo solo uno sguardo divertito.
«Oh, lo si ma io amo vederti sporca»
«Dai Nate» provo a bloccargli i polsi ma le sue mani si poggiano sul mio collo per poi scendere giú verso il petto «Eccitante» commenta.
I palmi sfiorano i seni coperti dal tessuto della maglietta scendendo verso lo stomaco e spostandosi sulla schiena «Non adesso, abbiamo delle cose da fare» ma lui non sta realmente ascoltando quello che dico, si potrebbe dire che è la sua peggiore qualità, poggia le labbra sul profilo della mascella seguendone il profilo, bacio dopo bacio, per poi passare la lingua sulla giugulare che pulsa in maniera anomala scendendo verso le clavicole esposte mordendole un paio di volte con forza moderata ed infine insinuando il naso nel solco dei miei seni e risalire con la stessa lentezza con cui è sceso.
Balbetto qualcosa di incomprensibile anche alle mie orecchie reclinando la testa all'indietro stringendo il bordo del marmo dietro di me con le mani tremanti.

Parlando di mani.

Impavide sono le sue che s'intrufolano in posti oscuri e accarezzano la pelle della schiena, delle cosce facendomi premere contro il suo eccitato e smanioso di ricevere l'appagamento che desidera e pretende, lo stesso appagamento che ha ricevuto la notte scorsa e quella prima, l'appagamento che mi ha regalato molto volte perchè tutto si può dire di questo Anderson ma è un amante generoso.
Lo sento arrivare, si espande lentamente in un formicolio che parte dalla base della spina dorsale per espandersi in ogni punto del corpo.
Mi aiuta a salire sul bancone per poi fare la stessa identica cosa schiacciandomi sotto di se, sono in sua completa balia tra il caldo che emana e il freddo marmo.
«Facciamo l'amore qui, sul nostro bancone.»
Acqua gelata in una torrida notte in Egitto.
Sbarro gli occhi con la salivazione al massimo e il cuore che continua a battere imperterrito nel petto, un tamburo dai forti suoni.
«Spero tu stia scherzando» di allontana una decina di centimetri dal mio viso con un sopracciglio alzato «Perchè dovrei?»
«Siamo nel bel mezzo della nostra cucina con Lexie che potrebbe raggiungerci in qualsiasi istante. Immagina lo schock della nostra  bambina. Cosa le diresti se ti chiedesse cosa stavamo facendo?» alza le spalle trattenendo a stento un sorriso «Che sto giocando con la sua mamma e poi non saprebbe neanche cosa facciamo» torna a baciarmi facendo scontrare i nostri bacini, il corpo si irrigidisce, è davvero piacevole ed ho il cervello completamente annebbiato da questo piacere sempre piú intendo che mi percorre e tra poco non avrò piú freni inibitori.

L'amore non mi bastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora