Cosa cerca un editore?

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E' una domanda stupida, cui si può rispondere solo in modo approssimativo. Tuttavia, poiché cominciano a moltiplicarsi le richieste di utenti wattpad che mi domandano "il mio romanzo ha qualche possibilità di essere pubblicato?", sento il bisogno di fare alcune considerazioni generali

1) in editoria tutto è possibile, le eccezioni ci sono sempre e le richieste delle case editrici sono in divenire, quanto i gusti del pubblico. Malgrado queste variabili, è possibile individuare delle tendenze (non regole assolute, ma probabilistiche).

2) Per un esordiente la pubblicazione è un punto di arrivo, per l'editore un punto di partenza. L'editore deve poter immaginare la collocazione del romanzo, un target di riferimento, un ciclo vitale, una sua comunicabilità.

3) Il web pullula di consigli su come presentare un romanzo a un editore. Ma provate per un istante a mettervi dall'altra parte della scrivania: anche l'editore dovrà presentare il vostro libro. Con una cartella stampa. Le storie più facili da vendere, sono quelle di cui un giornalista può parlare senza avere letto il libro, ma solo quarta, bandelle e dintorni. E' più facile comunicare "un romanzo che per la prima volta parla di", "un autore che per la prima volta scrive su". Per questa prima volta, non serve necessariamente una trama originalissima, basta un'ambientazione, un quartiere, un'epoca, un ceto (penso a Piperno, Con le peggiori intenzioni. Chi prima di lui aveva parlato dei palazzinari romani?). Quando la prima volta non c'è, non per questo il romanzo è da cestinare. Ma un editore la domanda se la pone: come potrei comunicare il testo che sto leggendo? Più è facile farlo, più chance di pubblicazione ci saranno

4) E' più facile comunicare una storia semplice che una storia con un eccesso di trama

5) se è difficile dire in assoluto cosa cerca un editore, è più facile elencare cosa è statisticamente più arduo collocare:

- storie con un finale triste: resta diffusa l'idea per cui la lettura sia un momento di evasione, tanto è vero che leggiamo nel tempo libero. Il finale tragico mal si sposa a questo spazio. A meno che non sia bilanciato da un alone di speranza (Colpa delle stelle, molti dei romanzi di Nicolas Sparks). E' più facile piazzare un romanzo con un finale commuovente che un finale triste. Triste e commuovente non sono sinonimi. Sto dicendo che un romanzo dal finale tragico non ha chance di arrivare in libreria? No, dico che è più difficile ci arrivi.

- storie ambientare nelle high school/college americani scritti da esordienti italiani: un editore punta a storie autoctone, e se cerca un romanzo ambientato negli Usa compra i diritti di un autore americano. Su wattpad, invece, queste storie sono tantissime. Ma essere credibili avendo studiato un'ambientazione solo sul web, o durante un viaggio breve, è dura. Ricordo di un utente che aveva scritto un romanzo su un ex detenuta. Aveva fatto un mucchio di ricerche sulla prigione da cui veniva rilasciata la protagonista e il testo si apriva proprio con la riconsegna  dei suoi affetti personali. Le ho chiesto: come glieli consegnano in quella prigione? Una busta, un sacchetto, la federa di un cuscino? La detenuta deve essere in grado di portare quegli affetti fuori di lì, e nessuno era venuto a prenderla, e la scena sorvolava sulla cosa. L'autrice non sapeva rispondere. Per dire: non basta google maps per conoscere un luogo, o una serie Netflix per conoscere un college. 

- storie troppo banali e storie troppo inverosimili(rimando al capitolo MEGLIO SEMPLICI CHE MALE ROMANZATI)

- storie di adolescenti con drammi sociali eccessivi: i libri destinati a un pubblico giovane sono libri cauti. Il famoso Hardin di After si ubriaca ma non è alcolista. E' violento ma non picchia le donne. Il protagonista è quasi sempre bello e dannato, ma la sua dannazione è relativamente contenuta. Scrivere una storia dove lei è tossicodipendente, violentata dal padre, bulimica, lui è un alcolista, ex galeotto, ora senzatetto è un rischio. Se volete inserire un dramma sociale nella storia, fatelo, ma senza strafare, specie se il vostro target di riferimento è young adult. 

- i fantasy. Già vi vedo: no, ma come, sono tantissimi! Ok. Tornate a sedervi, fate un respiro e chiedetevi: quanti scritti da italiani, per di più esordienti? In percentuale, tra tutti i libri di quel genere? Ci sono, eh, penso alla Troisi... ma parliamo di mosche bianche. Per un editore, fantasy già rodati all'estero, tradotti e importati sono più allettanti.

- le scritture sperimentali, i flussi di coscienza, ecc... esistono, alcuni hanno anche venduto parecchio, ma restano difficili

- i romanzi troppo lunghi (oltre le 400-500) pagine

- le saghe in più volumi SE (sottolineo SE) i singoli volumi non possono essere letti anche singolarmente e risultare comunque comprensibili

Si tratta ovviamente di indicazioni di massima, generali e non vincolanti. Tendenze, non regole. Ma possono dare qualche coordinata in più per aiutarvi a inquadrare le probabilità di pubblicazione che avete.



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