Sai cosa leggi?

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Avevo otto anni quando lo conobbi. Lui, che avrebbe cambiato la mia vita per sempre e ora mi manca da morire. Era estate, i miei lavoravano da mattina a sera, così io e mio fratello eravamo sempre da soli. Non potevamo uscire di casa, perchè l'avevamo occupata abusivamente e se fossimo andati fuori qualcun altro avrebbe potuto occuparla a sua volta, senza che noi avessimo titolo legale per chiamare le forze dell'ordine e farcela restituire. In casa ci annoiavamo. Per passare il tempo suonavamo i campanelli dei vicini, tutti tranne quello che abitava al quinto piano e non sorrideva mai.


Hai letto fin qui? Probabilmente un editore no. Ho scritto queste righe deformando un estratto del primo romanzo di Valentina d'Urbano, Il rumore dei tuoi passi. Il brano originale è nel capitolo 2, si trova anche nei webstore all'interno dell'anteprima gratuita.

L'ho riscritto facendo volutamente alcuni errori di grammatica narrativa piuttosto ricorrenti tra i dilettanti:

1) Ho detto troppo subito (Lui, che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Anticipare non vuol dire incuriosire)

2) Ho bruciato un'informazione senza trattenerla insieme al lettore (la spiegazione del perchè l'io narrante e il fratello non uscivano mai di casa. Tutto in un unico periodo, laddove sarebbe stato possibile dilazionare il dato creando una micro suspence)

3) Ho affossato qualunque curiosità riguardo al vicino del quinto piano, che viene menzionato immediatamente senza creare alcun crescendo.


Per vedere la versione adulta e narrativa di queste righe, potete andare a leggere il brano originale. Oppure, per esercitarvi, potete provare a riscriverlo evitando gli errori che vi ho menzionato, per poi confrontare la vostra versione con quella dell'autrice.

Come vedete, se avrete la pazienza di cercare l'originale in questione, le informazioni date dall'autrice sono sono più o meno le stesse di quelle da me qui assemblate. Eppure l'effetto è del tutto diverso. Le mie righe non sono grammaticalmente scorrette, non ci sono refusi o ripetizioni clamorose, ma non c'è ritmo, non c'è crescendo, non c'è tensione, non c'è quella molla che spinga il lettore a dire "chissà perchè?", ovvero quella spinta che lo porta a continuare a leggere. Il testo è piatto, statico. Non c'è l'onda.

Il nodo da sciogliere non è il contenuto, dunque, e nemmeno la correttezza grammatico-lessicale scelta per raccontarlo. Il nodo non è nemmeno scrivere. E' narrare.



Questo non è un libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora