Era rimasta sveglia fino alle sei guardando programmi demenziali in televisione ed era crollata poi in un sonno leggero. Aveva dormito altre quattro ore, poi la sveglia era suonata e si era costretta a scendere dal letto e prepararsi per uscire.

L'ultima cosa che voleva fare, quel giorno, era restare da sola. Purtroppo, sia Charles che i suoi fratelli -addirittura Arthur- erano impegnati e Pascale lavorava. Il resto dei suoi amici che vivevano nel principato -per lo più piloti come lei- era in compagnia dei propri cari e non poteva di certo disturbarli. Perciò, malinconicamente, aveva deciso che quel giorno sarebbe tornata nel suo posto preferito in città.

Non ci mise molto a fare colazione, ignorò bellamente tutte le notifiche che le erano arrivate nella notte e non considerando la voce di sua zia che le diceva di non fare il bagno subito dopo mangiato, si chiuse in bagno e aprì il rubinetto della vasca di ottone. Si trovava a ridosso di una grande finestra da cui si potevano vedere il mare e il porto del principato, di fronte al ripiano in marmo del lavandino contro cui si appoggiò Daphne, mentre sceglieva il sottofondo migliore per il suo bagno rilassante ed era lì prima che acquistasse la casa. Un pezzo di arredamento scelto dai vecchi proprietari, proprio come tutta la casa d'altronde.

S'immerse nella vasca lentamente, lasciando le braccia a penzoloni fuori dai bordi dorati e reclinando la testa all'indietro chiuse gli occhi. L'acqua, che era piacevolmente calda, la fece immediatamente rilassare. I nervi tesi e i muscoli indolenziti sia dal Gran Premio che dagli allenamenti con Ben si distesero immediatamente, soprattutto il collo e le spalle che, seppur fosse stata ritenuta idonea per gareggiare, continuavano a darle qualche noia. Sospirò, ascoltando la canzone che aveva messo in sottofondo -qualcosa di Post Malone- e senza nemmeno accorgersene il tempo passò e l'acqua divenne fredda.

Non ci mise molto a prepararsi dopo essere uscita dalla vasca: si vestì velocemente, con dei leggings e una felpa, e raccolse i capelli umidi in una semplice coda alta camminando verso la scarpiera. S'infilò le scarpe mentre raccoglieva le sue cose in giro, tenendo in bilico su una mano cellulare, chiavi di casa e auricolari, e in men che non si dica si ritrovò dentro l'ascensore.

Erano le undici e venticinque, entro venti minuti sarebbe giunta alla sua meta se non avesse avuto qualche imprevisto e quel brutto presentimento che aveva le diceva che non sarebbe andato tutto liscio come sperava.

Il suo palazzo si trovava in collina, un po' isolato rispetto al centro ma comunque non eccessivamente lontano. In pochi minuti di macchina vi sarebbe arrivata tranquillamente e a piedi erano più che sufficienti venti minuti -avrebbe avuto anche il tempo per prendere un gelato per strada-. Quel giorno aveva proprio voglia di camminare, quindi invece di andare al parcheggio seminterrato dov'erano le sue due macchine, uscì direttamente dall'ingresso salutando con un sorriso il vecchio portinaio.

Una volta fuori s'infilò il cappuccio e gli occhiali da sole, dopo aver fatto un bel respiro. L'aria di mare, che profumava di salsedine, arrivava anche lì.

Non si fermò a guardare il bel giardino curato, con le rose in mezzo ai cespugli e i gerani ai lati del piccolo vialetto, ma s'incamminò con velocità verso l'uscita. Aveva fretta di arrivare al Giardino Giapponese e potersi sedere sulla sua panchina rossa ad ascoltare il rumoroso silenzio che lo dominava. Lo faceva sempre, quando si sentiva sola e aveva bisogno di pensare.

Non sempre le era permesso, però. Nemmeno quel giorno.

Mentre attraversava il vialetto, diretta verso l'uscita del parcheggio, Daphne notò una Ferrari Portofino rossa tra le poche rimaste. La maggior parte degli inquilini, tutti sportivi o personaggi del mondo dello spettacolo, erano partiti per qualche vacanza di fine maggio. Alcuni calciatori del Monaco che vi alloggiavano, soprattutto francesi, erano già partiti per la Russia da qualche settimana per il mondiale. Anche David, con cui aveva ripreso a parlare dopo il Gran Premio di Spagna, era in ritiro con la nazionale a Madrid e aspettava di partire. I piloti che vi alloggiavano, che erano molti, erano tutti in giro e nessuno di loro lasciava la propria macchina nel parcheggio esterno. Di solito erano gli ospiti a farlo. E Daphne sapeva perfettamente a chi poteva appartenere.

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