Nice to meet ya

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Como, 23 dicembre 2014
🎧Heaven, Troye Sivan

Daphne amava le feste. Qualsiasi tipo di occasione ci fosse da festeggiare, lei era entusiasta nell'affrontarla.

Fosse stata una festa di laurea, il battesimo di qualche bambino i cui genitori erano amici di zio Isco e zia Clara, un compleanno o un anniversario, lei sarebbe stata in prima fila per celebrare il lieto evento. Bastava che la festeggiata non fosse lei.

Come in quel caso.

Nella villa dei suoi zii c'erano almeno una cinquantina di persone, ma solo una quindicina erano gli invitati che Daphne conosceva veramente. Era certa che da qualche parte si aggirassero Charles, accompagnato da una Ludovica in preda alla disperazione post-rottura, Arthur, che stava giocando con Miel, e Lorenzo, che era insieme a suo zio e qualche collega imprenditore. C'erano anche qualche suo compagno di classe, Esteban Ocon, il suo compagno di squadra per quella stagione di Formula 3, e la sua super annoiata fidanzata, e tantissimi conoscenti di suo zio.

Erano loro coloro che facevano avanti e indietro tra il salotto, la grande sala da pranzo e il meraviglioso giardino della villa, alla ricerca della festeggiata a cui poter fare i propri complimenti poco prima di mettersi a parlare d'affari con Francisco Quintana. L'avrebbero fatto soprattutto per curiosità, per capire se veramente fosse una ragazza la vincitrice di un campionato automobilistico europeo, e una volta soddisfatta la loro curiosità si sarebbero dimenticati del suo volto dai tratti fin troppo femminili.

Era anche questo uno dei motivi che l'aveva spinta a rifugiarsi sul terrazzo della sua camera, al secondo piano e lontana da qualsiasi sguardo. Non le interessava nemmeno che ci fossero a malapena due gradi e che la coperta che aveva recuperato servisse a poco e niente, voleva soltanto stare sola. Per quanto strano potesse sembrare, aver vinto un semplicissimo titolo di Formula 3 non la rendeva felice come aveva fatto qualche mese prima, perché adesso ci sarebbe stata un'altra categoria da affrontare, una nuova macchina con cui prendere confidenza e un nuovo mondo da cui essere giudicata.

Passare in GP2 sarebbe stato un modo per mettersi volontariamente in pasto alle critiche non solo degli appassionati o dei suoi rivali, ma anche di quelli della stampa. Era sempre stata nei loro mirini, ma mai quanto lo sarebbe stata una volta fatto il salto di categoria. E la spaventava il modo in cui avrebbero visto i suoi possibili errori, le sue performance più desolanti. Era sicura che si sarebbero aggrappati al suo essere donna, come tutti facevano da sempre, e non c'era fastidio più grande di quello per lei.

Finiva sui giornali nazionali, veniva celebrata da decine di testate giornalistiche non perché avesse vinto un titolo di una categoria che non interessava a nessuno, ma perché l'aveva fatto in quanto donna e mai prima qualcuno l'avrebbe anche solo immaginato. Nessuno, quando era stata appoggiata dalla Ferrari Driver Academy avrebbe puntato un euro su di lei. Poi, dopo qualche tempo, l'avevano celebrata per le sue vittorie e al primo incidente era ritornata ad essere una femmina fuori posto. Era diventato un ciclo senza fine.

Cercò di non pensare a cosa sarebbe successo quando la Prema -il suo team- avrebbe annunciato il suo passaggio nel team di GP2 e chiuse le palpebre abbandonandosi alla musica che risuonava nelle sue orecchie.

In quell'ultimo periodo si era fissata con Ed Sheeran e quando Photograph partì dalla sua personale playlisti un sospiro sconsolato lasciò le sue labbra. Avrebbe tanto voluto poter cambiare la sua vita da un momento all'altro, trovare qualcosa di molto più interessante dei motori e ritornare così ad essere la bambina perfetta a cui sua madre voleva bene e che mai avrebbe criticato. La cosa che desiderava di più in quel momento, era avere la sua approvazione.

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